Quando si partecipa a una gara (e se ne conoscono le regole ) ci sta il vincere e il perdere. Questa della Capitale della cultura si è conclusa con una sconfitta .
La grandezza dei giocatori la vedi però nella sconfitta più che nella vittoria.
Sarà pertanto importante, esaurita la delusione , capire se l’Amministrazione comunale avrà il buon senso e la modestia di ragionare con obbiettività sulle ragioni di una sconfitta senza trovare scuse a partire da quelle puerili del diverso orientamento politico dell’amministrazione di Pordenone. Se fosse così, allora, non si doveva giocare.
Al momento, a parte qualche ultras della dietrologia, non pare che si stia usando questa scusa. Bene; a parte la sensazione straniante e paradossale di una Città chiamata a festeggiare una sconfitta e le discutibili dichiarazioni del Tecnico incaricato della costruzione della candidatura del tipo “ siamo troppo bravi, i migliori, abbiamo fatto un gran lavoro, andiamo avanti così” che sarebbero incredibili in qualsiasi paese normale, considerato inoltre che non lo ha eletto nessuno, non ha incarichi istituzionali e particolare non secondario ha pure perso.
Uno si aspetterebbe che lui e i supertecnici incaricati dicessero: “mi dispiace, allora io ho finito, vi saluto e se avete ancora bisogno di me, chiamate”. Un bel tacer non fu mai scritto.
Dell’interrogarsi sulle ragioni della sconfitta non tocca a me. Come opinione, certamente da parte dell’Amministrazione comunale si è messo un’enfasi epocale del tutto esagerata su quello che era comunque un azzardo in condizioni normali. Figuriamoci poi se era il caso di esagerare come ha fatto il Sindaco addirittura parlando di cambio di epoca della nostra Città.
La candidatura a capitale della cultura è stata il tentativo di trovare una scorciatoia ai gravi problemi che non da oggi pesano sulla nostra Città e che sono in minima parte di responsabilità dei Cittadini e dell’Amministrazione comunale.
La scorciatoia non ha funzionato. Non ha unito affatto la Città. Essa è stata entusiasticamente accolta da coloro che si trovano al disopra della linea di galleggiamento della crisi. Un tempo avremmo detto dai “borghesi” quasi tutti anziani e ben piazzati e forse da qualche giovane che non ha ancora il problema del lavoro e della casa perché ci pensa Mammà.
Tutti gli altri, la maggioranza , ha assistito indifferente (o incredula) a un crescendo rossiniano di enfasi del tutto distaccato dal concreto dolore di vivere nel quale si trovano tanti savonesi anche oltre la loro personale situazione economica e sociale.
Ora che si è perso, il bagno di umiltà necessario è iniziare a occuparsi di quella parte di Città dolente che è la maggioranza.
Il lavoro fatto in questi mesi non va disperso ma spero si renderanno conto che non è l’unico argomento sul quale concentrarsi. Magari - non guasterebbe – un po’ di umiltà in più a partire dal fatto che le voci critiche sono sempre una fortuna e non dei fastidiosi rompiscatole.
Del resto sotto il profilo politico questa Amministrazione non ha alternative. L’opposizione è messa come è messa e a sinistra, nessuno sano di mente, può pensare di regalare la Città alla destra, costruendo delle divisioni .
Livio Di Tullio