Si è concluso oggi il processo relativo alla morte del 33enne Emanuel Scalabrin, avvenuta nel dicembre 2020 nella caserma dei Carabinieri di Albenga. Il caso era stato riaperto indirettamente a seguito delle dichiarazioni di Salvatore Pelusi, arrestato insieme a Scalabrin e accusato di aver sentito il compagno di detenzione urlare per chiedere aiuto durante la sua permanenza nella caserma.
Le parole di Pelusi avevano sollevato un'ondata di preoccupazione e incertezze, spingendo le autorità a riavviare le indagini. Pelusi aveva dichiarato di aver sentito Scalabrin chiedere aiuto prima della sua morte, insinuando la possibilità che fosse stato vittima di violenza da parte dei carabinieri.
Tuttavia, l’autopsia sul corpo di Scalabrin aveva escluso segni di violenza e attribuito la causa della morte a un infarto, probabilmente aggravato dall’uso di sostanze. In seguito alle accuse di Pelusi, 11 carabinieri coinvolti nell’inchiesta avevano deciso di querelare l’uomo per calunnia.
Il processo ha visto l’audizione di numerosi testimoni, tra cui i medici che avevano visitato Scalabrin, i carabinieri querelanti e l'ex comandante della compagnia di Albenga, Sergio Pizziconi. Dopo un attento esame delle prove e delle dichiarazioni, il giudice Marta Maria Bossi ha emesso oggi la sentenza, condannando Pelusi a 3 anni e 4 mesi di reclusione per calunnia aggravata nei confronti dei carabinieri.