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Eventi | 22 dicembre 2024, 07:45

Una tradizione che si rinnova celebrando la speranza: a Feglino torna il "Presepe Vivente" per celebrare l'Italia liberata

L'ormai immancabile e iconico evento, nelle serate del 23 e 24 dicembre, quest'anno sarà ambientato nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale

“Non adorare le ceneri, ma custodire il fuoco”. Lo sosteneva il compositore austriaco Gustav Mahler, ritenuto universalmente un innovatore nel suo campo, parlando della tradizione. Lo dimostra coi fatti, ancora una volta, il Presepe Vivente di Feglino, che torna anche quest'anno nelle serate del 23 e 24 dicembre ad animare il Natale dell'entroterra finalese.

Da oltre quarant’anni, nel centro storico del piccolo borgo la Natività si celebra con un’intensità unica, capace di toccare il cuore di chi vi partecipa, cercando di attualizzare la raffigurazione e il messaggio cercato. Quest’anno, il tema “80 anni di libertà, un Natale di speranza” arricchisce la manifestazione di un significato ancora più profondo: lo scopo è riportare un momento di riflessione sul valore universale della speranza, un dono che attraversa i secoli e nasce, simbolicamente, nella grotta di Betlemme.

“La Natività non è solo un episodio storico, ma il simbolo di una promessa: la luce che sorge nel buio di una grotta è quella della speranza, capace di rischiarare ogni notte e di guidare l’umanità verso un futuro migliore” spiegano gli dall'organizzazione, affidata alla sapiente e meticolosa cura del gruppo "Quelli che il catechismo lo fanno a Feglino" col sostegno dell'Associazione Volontari Feglinese e del Comune, puntando sull'universalità del messaggio racchiuso dall'evento da cui prende spunto la narrazione. 

Non quindi un semplice ricordo di un evento passato, ma un invito a riflettere su come la speranza possa ancora oggi nascere nei momenti più difficili, come è avvenuto nel Dopoguerra, quando la comunità ha trovato la forza di ricostruire dalle macerie.

“Il presepe è un atto di fede, ma anche una dichiarazione di fiducia nel futuro - aggiungono gli organizzatori - Non vogliamo parlare di politica, ma celebrare ciò che ci unisce: il desiderio di rinascere, di credere in una vita migliore. Quest’anno, vogliamo che il presepe sia non solo una rievocazione, ma anche un omaggio a chi ha creduto in un futuro migliore. Vogliamo celebrare la libertà, l’uguaglianza e la pace, valori universali che sono il fondamento della nostra società”.

Quelle raccontate in questa edizione saranno dunque storie che parlano di rinascita. Non ci sarà più un percorso guidato ma una serie di postazioni recitate, ognuna dedicata a episodi di vita vissuta nelle valli finalesi durante e dopo la guerra. Le scene, emozionanti e autentiche figlie di un'accurata ricerca storica supportata dalla sezione locale dell'Anpi, raccontano la Resistenza nelle valli finalesi, simbolo di lotta e sacrificio, ma anche il ritorno alla socialità dopo la guerra, una rinascita collettiva. Si parlerà delle donne dopo la Liberazione, custodi di speranza e protagoniste del cambiamento, dei sacerdoti e il ruolo di guide spirituali e morali del clero nel Dopoguerra; ci saranno storie personali come quella dell'insegnante Rosalba Panigo o quella di Ilario Sciutto, testimonianza di dolore e resilienza durante il bombardamento di Feglino. Ad arricchire il percorso, pannelli illustrativi offrono spunti di riflessione e dettagli storici.

Il cammino culminerà però sempre nella capanna, allestita immancabilmente nella chiesa di San Lorenzo. La sera del 23 dicembre sarà vuota, in attesa della processione della Sacra Famiglia, che la notte del 24 riempirà di vita questo luogo simbolico. Maria e Giuseppe, seguiti dai figuranti, deponendo il Bambin Gesù nella mangiatoia, rinnovano ogni anno il messaggio di Betlemme: la nascita di Gesù non rappresenta solo un evento religioso, ma un invito universale a credere in una rinascita possibile per tutti. È una celebrazione della luce, che inizia nella semplicità di una grotta e si diffonde nel mondo come promessa di pace e fratellanza.

La manifestazione è anche un momento di unione per la comunità. Lungo il percorso, i visitatori potranno fermarsi ai banchetti in piazza della chiesa per gustare vin brûlé, cioccolata calda, focaccini e altre prelibatezze locali, simboli di convivialità e accoglienza.

“Il presepe non è solo una rievocazione storica - chiosano gli organizzatori - ma una celebrazione della speranza, quella speranza che nasce dalla grotta e ci ricorda che ogni momento buio può essere rischiarato. Dopo la guerra, le nostre comunità hanno trovato la forza di guardare avanti, ed è questo lo spirito che vogliamo trasmettere. È una luce che non si spegne, un messaggio che continua a risuonare in ogni Natale”.

Mattia Pastorino

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