Si è concluso con un'assoluzione piena il processo nei confronti di Teresa Cropanise, cittadina italo-brasiliana accusata di aver rilasciato false cittadinanze italiane tra il 2007 e il 2011.
Il Tribunale di Savona ha stabilito che "il fatto non sussiste", mettendo fine a un'odissea giudiziaria che aveva visto la donna e il compagno, Claudio Pioppo, imputati per il presunto utilizzo di documenti falsi.
Originaria di San Paolo del Brasile, la donna si era trasferita a Rocchetta di Cairo, in Val Bormida, dove aveva fondato l'agenzia “Spazio Brasil”. Il suo lavoro consisteva nell'assistere cittadini brasiliani nell'ottenimento della cittadinanza italiana attraverso lo ius sanguinis, dimostrando la loro discendenza italiana.
Nel 2010, un'indagine della Procura, condotta dai Carabinieri, aveva ipotizzato l'uso di documentazione falsa. Tra i coinvolti figuravano anche agenzie immobiliari della zona, sospettate di aver fornito domicili fittizi ai cittadini brasiliani.
L'iter processuale, iniziato nel 2019, si è concluso solo ora con l'assoluzione della donna assistita dagli avvocati Amedeo Caratti e Massimo Badella.
L'impatto di questa vicenda l'ha spinta a lasciare la Liguria per trasferirsi in Umbria, dove ha aperto una nuova agenzia e continua a lavorare per aiutare i brasiliani che ne abbiano diritto a ottenere la cittadinanza italiana. Nonostante le difficoltà, Teresa Cropanise non ha mai accettato un patteggiamento, sostenendo sempre la sua innocenza.
Le pratiche oggetto dell'indagine venivano gestite presso il suo ufficio e inoltrate agli uffici di Stato civile dei Comuni di Cairo e Millesimo.