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io_viaggio_leggero | 09 novembre 2024, 07:00

In viaggio con Ele: dalla Route 66 al "Turismo lento" in Piemonte

In questa rubrica troverete interviste a viaggiatori, esperienze vissute in prima persona lontano dal turismo di massa. Luoghi da scoprire, avventure emozionanti, e storie di vita. Se hai un’ esperienza da raccontare… scrivi a : ioviaggioleggero@gmail.com

In viaggio con Ele: dalla Route 66 al "Turismo lento" in Piemonte

“Il viaggio per me è un ritorno alla natura, un tuffo nelle radici del mondo”

Elena, originaria di Acqui Terme, vive in una frazione silenziosa tra le colline della Liguria e del Piemonte. Travel designer di professione e Mystery Guest, è una donna che ha trasformato il viaggio in una filosofia di vita. In questa intervista ci racconta la sua idea di “turismo lento” e i luoghi che le hanno cambiato la vita, come la leggendaria Route 66 e la Monument Valley.

Quando hai scoperto l’amore per l’America?

 

Da bambina. Ero piccola e con mia nonna guardavo i film western sul divano di casa sua, quante emozioni! Poi crescendo, il viaggio sulla Route 66 è diventato uno dei miei sogni.

Cosa ha rappresentato per te questo viaggio?

 

Per me non è stata solo una strada da percorrere, ma una sorta di museo all’aperto, che conserva la storia e l’anima di un Paese. Uno specchio di epoche diverse, dall’età dell’oro agli anni del boom economico, fino a diventare un simbolo nel panorama “on the road". Ogni tratto, ogni cittadina lungo la strada racconta un pezzo d’America. È un itinerario carico di nostalgie, ma anche di speranza, perché ogni curva ricorda il potere della scoperta.

Quest’esperienza ha influenzato il tuo modo di viaggiare?

“Sì, profondamente. Ho capito che viaggiare non è solo attraversare fisicamente dei luoghi, ma anche viverli, lasciare che ci raccontino qualcosa di loro e di noi stessi. Lungo la Route 66, ho imparato a valorizzare ogni dettaglio e a rispettare il ritmo di un’America più autentica, diversa da quella delle grandi città. Ho conosciuto persone generose, che non avevano fretta di arrivare da nessuna parte, ma erano orgogliose della loro casa, della loro città, del loro angolo di strada. È una lezione che porto sempre con me: non è importante quanta distanza percorri, ma la qualità delle esperienze e delle relazioni che costruisci lungo il cammino. È come se ogni chilometro, ogni posto invitasse a rallentare, ad osservare. È un viaggio che ti mette in contatto con una sorta di nostalgia positiva. Credo che in parte la Route 66 mi abbia insegnato a fare pace con il tempo, a non avere fretta, a sentire ogni momento.

Come descriveresti l’atmosfera a chi non l’ha mai percorsa?

È un’atmosfera sospesa, come se fossi in un film anni ’50. Ti trovi immersa in un’America che ha preservato, nel suo cuore, tutta l’essenza di un’epoca passata. I paesaggi desertici dell’Arizona, i canyon, le insegne vintage dei motel, i piccoli negozi di souvenir, tutto trasmette un’energia unica. È un’esperienza quasi surreale, dove ogni luogo ha una sua storia e un suo carattere. Ti senti parte di una lunga tradizione di viaggiatori, come se stessi ripercorrendo le orme di migliaia di persone che, prima di te, hanno trovato nella Route 66 un simbolo di libertà.

Parliamo dei luoghi ?

La Monument Valley è stata pura magia, un luogo fuori dal comune dove il silenzio ti entra nell’anima. L’ho attraversata prima in macchina, ma il vero brivido l’ho provato a cavallo, tra i monoliti che sembravano atterrati lì da un altro mondo.Il Grand Canyon, poi, è stato come un respiro profondo della “Terra” stessa. Al tramonto, i colori mutavano incessantemente, lasciandomi senza parole davanti a quell’immensità. Dopo tanto silenzio e natura, Las Vegas è stata uno shock: un trionfo di luci, un mondo irreale dove non distingui il giorno dalla notte. Ho giocato 35 dollari solo per una foto ricordo. Proseguendo sulla Route 66, ho attraversato piccoli paesi come Williams, con la sua ferrovia storica, e Oatman, dove gli asini passeggiavano indisturbati per strada. Sono state tappe molto emozionanti, piccoli angoli di un’America lontana e autentica. E poi, l’arrivo a Los Angeles un sogno finalmente realizzato! Ma la vera fine del viaggio è stata sedermi sul molo di Santa Monica, davanti al tramonto. Mentre il cielo si tingeva d’arancio, ho rivissuto in un lampo tutto il percorso. Il vento sul viso, il mare davanti, e dentro di me una pace autentica per ogni chilometro, ogni istante di quell’avventura.

Cosa consigli a chi sogna di percorrere la Route 66?

Fermatevi a parlare con le persone, ascoltate le loro storie, immergetevi nelle atmosfere vintage e lasciate che la strada vi guidi. La Route 66 è un’esperienza unica, che richiede tempo e pazienza, ma ripaga con emozioni che difficilmente troverete altrove. È un viaggio per l’anima!

Quando il viaggio diventa una professione, raccontaci ?

Il mio viaggio ideale è lento ed “immersivo”. Credo che ogni luogo meriti di essere scoperto senza fretta, lasciandosi guidare dai dettagli che raccontano la sua vera essenza. Un modo per vivere davvero l’esperienza é : apprezzare i piccoli borghi, o i piccoli gesti come il sorriso di chi ti accoglie e il sapore dei prodotti locali. Nel mio lavoro di Travel designer, metto tutto questo! Amo il mio Piemonte, con i suoi vini, i tartufi e anche la birra artigianale. Mi occupo principalmente del Turismo Lento” che permette di valorizzare: le persone, il territorio e le tradizioni.

Parli di “Turismo Lento”, che cosa intendi esattamente?

Per me, è un antidoto alla velocità con cui spesso ci approcciamo alle vacanze. Si tratta di apprezzare la qualità delle esperienze, di valorizzare la cultura locale e di imparare a rispettare i luoghi come fossero casa nostra. Amo e promuovo i piccoli paesi che hanno ancora un’anima autentica. Lì, puoi vivere davvero il luogo, scoprire la sua storia, la sua gente e sentirti parte di quel mondo anche solo per pochi giorni di vacanza.

Viaggiatrice, ma anche travel designer e mystery guest: come riesci a coniugare il tutto ?

Sono sempre stata curiosa, attenta ai dettagli, e ho imparato ad ascoltare. Come travel designer, creo itinerari che permettono ad altre persone di scoprire i luoghi con l’ intensità con cui io stessa viaggio. Come mystery guest, invece, esploro la qualità dell’accoglienza e dei servizi offerti dalle strutture; mi dà molta soddisfazione, sapere che posso contribuire a migliorare l’esperienza dei visitatori.

Hai un progetto nel “cassetto”?

Si,“Il viaggio che cambia”. Si tratta di un’esperienza che va oltre il semplice spostamento fisico. Vivere emozioni intense e diventare parte attiva del viaggio stesso. Può essere la partecipazione ad una vendemmia o l’apprendimento di tradizioni locali, come fare il burro e il formaggio. Ogni passo diventa una trasformazione, sia per il visitatore che per il territorio che lo ospita. L’obiettivo è sviluppare il progetto, arricchendolo di esperienze regionali autentiche. Non si tratta solo di creare un itinerario, ma è soprattutto costruire un legame tra il viaggiatore e la comunità che lo accoglie. Il viaggio che cambia è un viaggio che non solo cambia chi lo vive, ma che modifica anche il contesto, creando un’atmosfera autentica ed unica per tutti gli attori.

Marco Di Masci

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