Un lungo applauso ha accolto sul palco il candidato presidente della Regione per il centro sinistra Andrea Orlando, che ha terminato la sua campagna elettorale al Politeama Genovese, location scelta a causa delle condizioni meteo. Ringraziando i presenti e salutando tutti i leader della coalizione che sta sostenendo la sua campagna, Orlando ha voluto ringraziare e salutare le centinaia di persone costrette a rimanere fuori dal teatro perché troppo affollato.
“In queste settimane - ha raccontato Orlando - ci avete aiutato, ci avete sostenuto, ci avete spinto e trasmesso affetto. Vado in un campo che non frequento facilmente: ci avete voluto bene. E io voglio rispondervi che vi voglio bene. Mi avete voluto bene e l’ho sentito; sarà per me un privilegio rappresentarvi alla guida della Regione Liguria”.
Il pensiero, come ha poi ribadito anche ai microfoni dei cronisti, è andato alle tante persone incontrate: "Volevo ringraziare chi ci ha aiutato a portare avanti questa campagna elettorale: i militanti, i candidati delle forze politiche, delle liste civiche, il mio staff, le persone che ci hanno consigliato e poi quelle che ci hanno fermato, contraddetto, criticato, fatto riflettere. Ci hanno aiutato a costruire un programma. Quelle cassiere che ci hanno detto che non vogliono lavorare tutte le domeniche perché vorrebbero stare un po’ con i loro fidanzati, con i loro figli; i ferrovieri che ci hanno parlato del trasporto pubblico; gli studenti che ci hanno spiegato le difficoltà a difendere il diritto allo studio, che è scritto nella Costituzione ma non vive nella quotidianità; i commercianti che sono disperati per la concorrenza della grande distribuzione; gli agricoltori, che vivono in realtà che spesso vanno sott’acqua e che andrebbero tutelate con la prevenzione. E poi gli imprenditori, che hanno parlato dei loro progetti, delle loro speranze, delle loro difficoltà. E, fatemi essere forse un po’ nostalgico, gli operai: ci hanno parlato del futuro, delle loro grandi imprese”.
Non è mancato poi l’affondo diretto al candidato per il centro destra e sindaco di Genova Marco Bucci :”’Chi vuole il cambiamento sceglie l’altro candidato’: cito testualmente Giovanni Toti all’inaugurazione della campagna elettorale di Jessica Nicolini. Noi siamo d’accordo con lui: vogliamo cambiare. Il candidato Bucci, in queste lunghe e faticose settimane, non è riuscito neanche una volta a prendere le distanze da quell’esperienza. Oggi, se ci avesse provato, lo rimetteva in fila Salvini, che ha detto: ‘Non rinneghiamo niente’. Per cercare di barcamenarsi, ha aggiunto: ‘Ma anche io, quando sono arrivato dopo il sindaco Doria, ho fatto alcune cose che erano buone, altre cattive; ho portato avanti alcune cose che aveva iniziato e altre no’. Di che cosa stiamo parlando? Non è un problema se, come sempre accade, ci sono cose delle amministrazioni precedenti che vanno proseguite, ci mancherebbe altro. In pratica, questa amministrazione si è conclusa per l’arresto del presidente della Regione e il patteggiamento.
Dall’inizio di questa campagna elettorale ho chiesto a tutti, e in particolare al sindaco Bucci, di dire una sola parola: che le pratiche utilizzate nelle campagne elettorali del 2020 e del 2023 non saranno più ripercorse, perché noi non vogliamo avere interlocuzioni con la mafia… Non ha avuto un minuto per dire: ‘Sì, siamo d’accordo’”.
A proposito del ‘sistematico tentativo di ribaltare la realtà’ a proposito anche delle grandi opere, Orlando non ha avuto nessun dubbio: "Queste opere sono finanziate dal fondo complementare e PNRR oltre ad altre voci. Chi non lo ha votato? Il partito di Giorgia Meloni, se fosse per loro, le altre opere non si farebbero”.
Sull’ultima polemica a proposito dello stadio, non è mancata un po’ di satira: “Non ho detto di non voler rifare lo stadio, vorrei evitare le speculazioni del Palasport ma ho detto solo che se lo fate fare a chi ha fatto il palasport, state attenti alle misure delle porte”.
Ancora: “Loro hanno raccontato in questa campagna che vogliono fare andare avanti l’Italia, la Liguria, questo termine ripetuto. Questa è l’ultima menzogna che dobbiamo smentire. Loro vogliono farla tornare indietro, vogliono l’Italia di gerarchie, il figlio dell’operaio fa l’operaio. Vogliono una società bloccata, gerarchica e maschilista. Quell’Italia l’abbiamo fatta andare avanti con le proteste, dobbiamo are la nostra parte anche qui. Noi vogliamo una sanità pubblica, loro privata. Lo hanno già detto. La nostra una regione delle liste d’attesa, senza infrastrutture in nove anni. 220 milioni di buco, novantamila liguri si curano nelle altre regioni, centomila persone non si curano più”.
Sulla sanità insiste: “Quando Gratarola ci spiega che qui nessuno tira fuori la carta non è vero, quando non puoi aspettare, la tiri fuori e spesso si tratta di pensionati. Abbiamo novecento euro di spesa per ogni ligure, è la regione che spende di più per curarsi. Sta andando direttamente verso la privatizzazione dei servizi. In campagna elettorale non posso dire stupidaggini come il mio avversario. Abbiamo detto che dobbiamo progressivamente lavorare per ridurle, togliendo i soldi alla sanità privata e smontando Alisa che è un carrozzone inutile. Serve nuovo personale, case agli infermieri perché senno non verranno, fare investimento sul territorio per avere risposte che anticipano l’ospedale e la visita specialistica. Ci vuole alleanza con medici di base e gli si deve consentire di essere un punto di riferimento. Quello che possiamo fare subito è interrogarci sul perché le persone non si curano più. Non dobbiamo lasciare quelle persone sole davanti alla malattia.
Poi l’appello "agli imprenditori ma anche alla classe operaia, orgoglio della nazione, costruiamo un grande progetto per fare di nuovo della Liguria una grande realtà industriale, di un’industria sostenibile, che faccia i conti con il digitale, perché i ragazzi non siano costretti ad andarsene. Dobbiamo lavorare sul rapporto con la ricerca, difendere i presidi, sulle infrastrutture che sono anche la banda larga e strutture di calcolo. Dobbiamo fare in modo che ci siano infrastrutture sociali. Finché le donne dovranno scegliere tra lavoro e famiglia non potremmo parlare di parità. Se le donne fanno un figlio se lo devono crescere e se hanno un anziano da curare devono rinunciare alla carriera. Non vogliamo che accada. Faremo la nostra parte per aiutare chi sta sotto i mille euro al mese a pagare le bollette e a fare la spesa".
Orlando ha poi concluso “Vogliamo Liguria inclusiva che non discrimini per orientamento sessuale, genere, religione. Anche nel più deluso c’è una fiammella, bisogna andare a votare. Gli dobbiamo spiegare che salute, qualità del lavoro e del territorio sono cose che lo riguardano, Se il voto non si esercita facciamo fare un passo indietro alla democrazia. Bisogna esercitare l’eredità più grande che ci è stata lasciata dai nostri nonni quella di indicare con il voto la direzione del nostro paese. Ce la possiamo fare per noi, per i nostri figli, per il nostro paese, per la nostra patria”.
Al termine del comizio, come aveva annunciato all’inizio della campagna elettorale, Orlando si é congedato salutando tutti con “Volta la carta” di Fabrizio De André. Non un caso, ma un chiaro messaggio: in primis agli elettori per sottolineare il cambio di passo e la discontinuità con la precedente amministrazione, poi come ‘risposta’ al candidato di centro destra Marco Bucci che aveva individuato in ‘Pescatore’ sempre di De André, la giusta conclusione per la sua campagna.