Si è tenuta alle 17 del 19 ottobre scorso, presso il Circolo degli Artisti di Pozzo Garitta, 32 ad Albissola Marina, la mostra dal titolo “Le Onde dell’Anima” della ceramista e pittrice Giovanna Oreglia.
La mostra sarà visitabile dal martedì alla domenica, dalle 16 alle 19, fino al 3 novembre prossimo. L’evento gode del patrocinio, oltre che del Circolo degli Artisti, organizzatore dell’evento, anche del Comune di Albissola Marina, di Albisola Superiore, di Savona, della Fondazione 100 Fiori, della Fondazione De Mari, della Provincia di Savona e di Savona Candidata Capitale Europea della Cultura 2027. L’ingresso è libero.
A fare gli onori di casa, in occasione della cerimonia inaugurale, è stato Antonio Licheri, presidente del Circolo degli Artisti, che ha ricordato come Giovanna Oreglia sia da sempre “amica” di questa associazione e di come l’abbia sempre vissuta in modo partecipe; Licheri ha inoltre ricordato come il Circolo rappresenti un “unicum” anche in virtù della sua splendida sede, realizzata all’interno di una antica fornace e calata nel cuore della “Città dei Ceramisti” ligure per eccellenza, Albissola Marina.
La parola è poi passata a Nicola Panizza, il quale ha portato il saluto della associazione “Amici di Peagna”, della quale fa parte, ricordando le frequenti e gradite collaborazioni proprio con il “Circolo degli Artisti”. Inoltre, da amico di Giovanna Oreglia, ha ribadito gli eventi di ottima riuscita realizzati insieme (tra cui l’appuntamento più recente in ordine di tempo, la mostra presso la biblioteca civica “Baccio Emanuele Maineri” di Toirano).
Panizza, dopo avere recentemente visitato il laboratorio di Giovanna Oreglia, ne ha descritto il valore non soltanto come luogo di realizzazione delle opere ma, prima di tutto, di intensa e profonda meditazione e introspezione. Infine, in qualità del suo titolo di filologo, riallacciandosi al tema della mostra “Le Onde dell’Anima”, ha offerto al pubblico un emozionante excursus letterario legato alle onde come paesaggio ma anche come metafora di travaglio interiore, spaziando da Herman Hesse all’Inferno Dantesco, da Foscolo a Leopardi, fino al Decadentismo Francese.
A chiudere il ciclo di interventi, ovviamente, l’autrice delle opere, Giovanna Oreglia. L’artista ha iniziato con un parallelismo tra Albissola e quella che per anni ha vissuto come la sua “seconda casa”, Vallauris, tra la Provenza e la Costa Azzurra, luogo caro a Pablo Picasso (che lì visse dal 1948 al 1955). Dopodiché ha descritto il “fil rouge” che collega queste opere e che andiamo qui di seguito a spiegare.
In una terra, come la Liguria, nella quale per molti artisti le onde sono solamente quelle del mare che lambisce le nostre coste o dei corsi d’acqua, ruscelli e torrenti, che l’attraversano, per Giovanna Oreglia invece le onde diventano metafora di un continuo turbamento interiore. I cavalloni sono momenti di ansia e preoccupazione, le curve che si snodano tra le rocce sono le difficoltà della vita, il mare calmo al tramonto coi raggi del sole che si stagliano su di esso simboleggia una ritrovata serenità.
Le realizzazioni di Giovanna Oreglia trasmettono quindi sentimenti forti. Ma, in diversi casi, anche una palese ironia. Come nell’opera intitolata “è nato prima l’uovo o la gallina?”, tra quelle esposte a Pozzo Garitta che maggiormente ha ottenuto lo stupore dei visitatori.
Per realizzare tutto ciò, Oreglia spazia con grande perizia tecnica tra i materiali più disparati: dalle argille di vari colori alla maiolica, dagli smalti fino al vetro.
E non solo: pur avendo scelto in questo caso di far conoscere la sua produzione più astrattista, Oreglia inserisce nell’esposizione albissolese anche alcuni dei quadri che l’hanno resa celebre, le fedeli riproduzioni dei borghi liguri. E anche un titolo, “Foglie d’autunno”, che cattura l’attenzione e la curiosità del folto pubblico presente. Tutto questo per dimostrare che pur nelle sue opere realiste, Oreglia non sceglie mai la facile via di una “istantanea della realtà” ma, anche in quel caso, i paesaggi diventano metafora di luoghi dell’anima, di tutela della tradizione, di ricordo, talvolta anche di un pizzico di malinconia.