"Crescerai in un altro modo nell’amore che avrò sempre per te. Crescerai altrove nei mormorii del mondo, nel Mediterraneo, nell’orto di Sasha, nel volo di un uccello con l’alba e col tramonto, in una ragazza che incontrerò per caso, nel fogliame di un albero, nella preghiera di una donna, nelle lacrime di un uomo, nella luce di un uomo", scrive Valerie Perrin nel bellissimo libro Cambiare l’acqua ai fiori.
Il 15 ottobre si celebra ogni anno il BabyLoss Awareness Day.
Letteralmente significa “giorno della consapevolezza dopo la perdita di un bambino”. In Italia viene chiamato lutto perinatale e riguarda la perdita di un bimbo tra la 28ª settimana di gestazione fino ai primi sette giorni di vita. Non chiamateli bambini “mai nati”. Un figlio è per sempre. Nel mondo colpisce ogni giorno 3 milioni di coppie. La metà delle morti dei bambini avviene proprio in questo arco temporale. Dopo 9 mesi di attesa, speranze e sogni vedere andarsene quel neonato ancora così fragile è un lutto che modifica per sempre la propria vita. Ma purtroppo è uno dei fatti della vita e colpisce, in silenzio, moltissime famiglie.
L’International BabyLoss Awareness Day è arrivato alla sua quattordicesima edizione. Nato negli USA, questo movimento si è rapidamente esteso anche negli altri paesi anglosassoni (Inghilterra, Australia e Nuova Zelanda) per poi approdare da noi. Il momento clou è l’onda di luce intorno al mondo, la “wave of light”, un’iniziativa mondiale particolarmente simbolica ed emozionante.
È stata l’associazione CiaoLapo nel 2007 a promuovere in Italia questa giornata di sensibilizzazione organizzando eventi culturali, momenti formativi e manifestazioni in oltre sessanta città, grazie all’impegno di una solida rete di volontari, cittadini e associazioni.
Ad accomunare tutte le iniziative c’è però un momento speciale: l’accensione di una candela per salutare per sempre i propri bambini.