Attualità - 03 ottobre 2024, 07:58

Papa Francesco invita alla giornata di preghiera e digiuno per la pace il 7 ottobre

Tutti i fedeli sono chiamati a partecipare all’iniziativa che cade nel mese del Rosario. Storia della preghiera mariana per eccellenza

Nella foto papa Francesco in preghiera

Una preghiera per la pace a Santa Maria Maggiore e una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo. Ad annunciare, a sorpresa e fuori testo, queste due iniziative, che compirà di persona, è stato papa Francesco.

Parlando a braccio durante l’omelia della Messa in piazza San Pietro, il Santo Padre ha esortato i partecipanti alla sessione conclusiva del Sinodo dei Vescovi a «Volgere lo sguardo al mondo», sull’orlo del baratro.

«Ce n’è bisogno, soprattutto in quest’ora drammatica della nostra storia, mentre i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni» ha affermato il pontefice.

La Presidenza della CEI, raccogliendo l’appello, invita a sua volta le comunità ad unirsi alla preghiera del Rosario di domenica 6 e a vivere la giornata di preghiera e di digiuno del 7 ottobre, anniversario dell’attacco di Hamas a Israele.

Ottobre mese del Rosario

Il mese di ottobre (insieme a maggio) è da sempre caratterizzato dalla spiritualità mariana. Un tempo in cui si moltiplicano i Rosari, sono frequenti i pellegrinaggi ai santuari, si sente più forte il bisogno di preghiere alla Vergine.Il 7 ottobre, inoltre, la Chiesa celebra la memoria liturgica di Maria, venerata con il titolo di “Regina del Rosario”. L’origine di questo culto mariano è stato attribuito all’apparizione di Maria a San Domenico nel 1208 a Prouille (Francia), nel primo convento da lui fondato.Questa festa fu istituita con il nome di “Madonna della Vittoria” da papa Pio V a perenne ricordo della battaglia di Lepanto, svoltasi, appunto, il 7 ottobre del 1571, nella quale la flotta della Lega Santa (formata da Spagna, Repubblica di Venezia e Stato della Chiesa) sconfisse quella dell’Impero Ottomano.

Il successore, papa Gregorio XIII, la trasformò in festa della “Madonna del Rosario”. I cristiani attribuirono, infatti, il merito della vittoria alla protezione di Maria, che avevano invocato recitando il Rosario prima della battaglia.

Le origini del Rosario

Trattando della devozione a Maria, viene subito in mente il Rosario. Dedicati al Rosario, si contano, dal 1478 ad oggi, oltre 200 documenti pontifici. L’interesse della Chiesa denota l’importanza che questa antichissima preghiera ha sempre avuto nel popolo dei fedeli. All’origine di questa antica preghiera vi sono i 150 Salmi che, solitamente, venivano recitati, a memoria, dagli eremiti e nei monasteri. I versi si perdono nel silenzio della polvere del tempo, lasciando un segno negli animi dei cantori. E nei nostri.Con il passare degli anni, però, si comprese la difficoltà (oggettiva, tra l’altro) di imparare a memoria tutti questi versetti. Verso l’850, un monaco irlandese suggerì di recitare, al posto dei Salmi, 150 Padre Nostro. Per contare le preghiere i fedeli avevano vari metodi, tra cui quello di portare con sé 150 sassolini. Ma, ben presto, si passò all’uso delle cordicelle con 50 o 150 nodi, la cui diffusione viene fatta risalire già a Sant’Antonio Abate e San Pacomio, nei secoli III-IV.

Come forma ripetitiva, si iniziò ad utilizzare anche il Saluto dell’Angelo a Maria, quindi la prima parte dell’Ave Maria. Nel XIII secolo, i monaci cistercensi svilupparono una nuova forma di preghiera che chiamarono Rosario, comparandola ad una corona di rose mistiche donate alla Madonna. A questa devozione, si aggiunse tra l’altro l’usanza di mettere una vera e propria corona di rose sulle statue della Vergine: queste rose erano appunto il simbolo delle preghiere più “belle” e “profumate” rivolte a Maria.

San Domenico e la coroncina del Rosario

La preghiera del Rosario fu resa popolare dal fondatore dell’Ordine dei Predicatori, San Domenico di Guzmán, che nel 1212 ricevette la coroncina del Rosario dalla Vergine Maria come strumento per aiutare i cristiani nella lotta contro le eresie. Il domenicano bretone Alano della Rupe (Plouër-sur-Rance, 1428 - Zwolle, 8 settembre 1475) narra che San Domenico fu catturato, con il suo compagno Bernardo, sulle coste della Spagna. Per tre mesi, così vuole il racconto, fu sottomesso ai suoi rapitori: durante questo periodo fu posto al remo di una nave. Avvenne una tempesta che mise in pericolo l’intero equipaggio. La nave era vicina ormai al naufragio.

San Domenico aveva esortato, invano, i suoi carcerieri a far penitenza e ad invocare il nome di Gesù e Maria per ottenere la salvezza. E così, per l’ostinazione e il disprezzo verso le esortazioni del Santo, la tempesta si fece ancor più minacciosa. Il pericolo che la nave affondasse si fece sempre più imminente. Eppure, le preghiere di San Domenico furono accolte in Cielo. In questo contesto si inserisce la famosa visione della Vergine Maria che parla direttamente al Santo fondatore dell’Ordine domenicano. L’equipaggio della nave fu salvo. In cambio, la Vergine Maria chiese di recitare ogni giorno 150 Ave Maria e 15 Pater Noster. Era la prima conversione del cuore che la recita del Rosario aveva realizzato.

I Misteri del Rosario

Sempre nel XIII secolo si svilupparono i “Misteri”. Numerosi teologi avevano già da tempo considerato che i 150 Salmi contengono velate profezie sulla vita di Gesù. Dallo studio dei Salmi si arrivò ben presto all’elaborazione dei salteri di Gesù Cristo, nonché alle lodi dedicate a Maria. Si svilupparono, così, ben quattro diversi salteri: 150 Padre Nostro, 150 Saluti Angelici, 150 lodi a Gesù e, infine, 150 lodi a Maria. Il Rosario, pian piano, cominciava a “prendere forma”. Solo verso il 1350 si arrivò alla compiutezza dell’Ave Maria così come la conosciamo oggi: al Saluto dell’Angelo dell’Annunciazione a Maria ed a quello della cugina Elisabetta, si aggiunse un’altra parte di preghiera, a completamento: “Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen”.All’inizio del XIV secolo, i cistercensi inserirono in questo embrionale Rosario alcune “clausole” dopo il nome di Gesù: l’intento di contemplare Gesù, attraverso questa preghiera dedicata a Maria, si sviluppava sempre più. Verso la metà del XIV secolo, Enrico Kalkar, un monaco della certosa di Colonia, introdusse, prima di ogni decina alla Madonna, il Padre Nostro.All’inizio del XV secolo, fu Domenico Hélion di Trèves, detto il Prussiano, a sviluppare un Rosario in cui il nome di Gesù compariva in 50 “clausole” che ne ripercorrevano la vita. Sempre grazie a Domenico il Prussiano arriviamo (intorno al 1435-1445) alla struttura che meglio si avvicina a quella che conosciamo oggi: le 150 clausole vengono divise in tre sezioni corrispondenti ai Vangeli dell’infanzia di Gesù, della vita pubblica e della Passione-Risurrezione.Nel 1470, troviamo un’ulteriore trasformazione: il già citato domenicano Alano della Rupe crea la prima “Confraternita del Rosario” facendo diffondere rapidamente questa forma di preghiera: riduce a 15 i Misteri, suddividendoli in Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi. Questo passaggio è particolarmente importante, poiché in tal modo la recitazione delle preghiere andava oltre l’ambito della devozione individuale e acquisiva una dimensione autenticamente ecclesiale. Ancora in un’epoca successiva, nel 1569, papa Pio V definì l’esatta successione dei quindici Misteri del Rosario, partendo dall’annuncio dell’arcangelo Gabriele a Maria e terminando con l’incoronazione di Lei in cielo.

Sarà poi papa Giovanni Paolo II, nel 2002, a introdurre i cinque Misteri “della luce”. Come spiegava Wojtiła nella sua lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, lo scopo di questa integrazione era di «Potenziare lo spessore cristologico del Rosario», portandolo a comprendere anche «I misteri della vita pubblica di Cristo tra il Battesimo e la Passione».

Il Rosario in età moderna

Da quando è nato il Rosario ha avvicinato le persone, alla parola di Dio e ai grandi eventi della storia della redenzione narrati nella Sacra Scrittura mediante un linguaggio popolare. In un tempo in cui le celebrazioni liturgiche non erano comprensibili da tutti, poiché avvenivano in latino, le preghiere rivolte alla Madre di Dio assolvevano anche il compito di ravvivare e radicare la fede cristiana nella sensibilità popolare. Nell’Ottocento e nel Novecento vi è stata una serie di apparizioni mariane che ha contribuito alla diffusione di questa preghiera: a Fatima, tra l’altro, la Madonna apparve ai pastorelli Lucia, Giacinta e Francisco tenendo in mano un rosario. Anche papa Francesco, nell’Evangelii Gaudium, ribadendo l’autentica «Qualità teologale» della pietà popolare, va con il pensiero «Alla fede salda di quelle madri ai piedi del letto del figlio malato, che si afferrano a un Rosario anche se non sanno imbastire le frasi del Credo».

Il Rosario recitato in famiglia

La pia tradizione di recitare il Rosario è sempre stata una caratteristica delle famiglie cristiane. Dopo una giornata d’intenso lavoro, raccolti nella quiete serena delle pareti domestiche, genitori e figli si riunivano intorno ad un’immagine della Vergine Santa per pregare il santo Rosario. Gli anziani innalzavano la loro preghiera nel pieno della loro maturità, i fanciulli imparavano, pregando, ad amare la famiglia, prima chiesa domestica. E la benedizione di Maria pioveva abbondante sui cuori di tutti. Il Rosario in famiglia era uno degli atti più solenni e preziosi della vita familiare.

Con la recita del santo Rosario, la famiglia cristiana, sull’esempio di quella di Nazareth, diventa una dimora di santità e una scuola efficacissima di vita cristiana. La considerazione dei misteri della Redenzione, infatti, insegna agli adulti a specchiarsi quotidianamente negli esempi di Gesù e Maria nella vita domestica di Nazareth (misteri gaudiosi), a ricavare da Loro conforto nelle avversità (misteri dolorosi) e a tendere costantemente verso i beni celesti, cercando sempre “le cose di lassù” (misteri gloriosi). Il Rosario, inoltre, porta i piccoli a conoscere le principali verità delle fede, facendo germogliare nelle loro anime, quasi naturalmente, la carità verso il Redentore.

Il Rosario nel magistero dei Papi

Il Rosario, ritenuto dai Papi come “compendio del Vangelo”, è certamente uno degli elementi portanti dell’identità spirituale del cattolicesimo romano. Il Rosario, corona della Vergine o salterio mariano, si inserisce a vario titolo e modo nel dialogo ecumenico, nell’agone politico, nella predicazione e nella catechesi.

Pio XII e l’Enciclica Ingruentium malorum

L’invito a recitare il Rosario viene dall’Enciclica Ingruentium malorum del 1951. Pio XII scriveva: «È soprattutto in seno alla famiglia che Noi desideriamo che la consuetudine del santo Rosario sia ovunque diffusa, religiosamente custodita e sempre più sviluppata. Invano, infatti, si cercherà di portare rimedio alle sorti vacillanti della vita civile, se la società domestica, principio e fondamento dell’umano consorzio, non sarà ricondotta alle norme dell’Evangelo. Per ottenere un compito così arduo, Noi affermiamo che la recita del santo Rosario in famiglia è un mezzo quanto mai efficace».

Papa Paolo VI e l’esortazione apostolica Marialis Cultus

Anche papa Paolo VI attribuiva una straordinaria importanza al Rosario recitato in famiglia: «Non v’è dubbio che la Corona della Beata Vergine Maria sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci “preghiere in comune” che la famiglia cristiana è invitata a recitare. Noi amiamo, infatti, pensare e vivamente auspichiamo che, quando l’incontro familiare diventa tempo di preghiera, il Rosario ne sia l’espressione più gradita» (Marialis Cultus).

Papa Giovanni Paolo II e la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae

San Giovanni Paolo II, che molte foto ritraggono con la corona del Rosario in mano, ci ricorda: «il Rosario è anche, da sempre, preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera. La famiglia che prega unita, resta unita. Il santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova. I singoli membri di essa, proprio gettando lo sguardo su Gesù, recuperano anche la capacità di guardarsi sempre nuovamente negli occhi, per comunicare, per solidarizzare, per perdonarsi scambievolmente, per ripartire con un patto di amore rinnovato dallo Spirito di Dio. A questa preghiera è anche bello e fruttuoso affidare l’itinerario di crescita dei figli. Pregare col Rosario per i figli, e ancor più con i figli, educandoli fin dai teneri anni a questo momento giornaliero di sosta orante della famiglia, non è, certo, la soluzione di ogni problema, ma è un aiuto spirituale da non sottovalutare».

Il modo giusto di recitare il Rosario secondo Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI ha spiegato che esiste un modo «Giusto» di recitare il Rosario. Se ne fece portavoce in un discorso del maggio 2008 proprio sulla preghiera mariana per eccellenza: «Il Rosario, quando è pregato in modo autentico, non meccanico e superficiale ma profondo, reca infatti pace e riconciliazione. Contiene in sé la potenza risanatrice del Nome santissimo di Gesù, invocato con fede e con amore al centro di ogni Ave Maria».

Papa Francesco e la preghiera del Rosario per la pace

È rimasta nel cuore di tutti l’immagine di papa Francesco che prega per la pace in Ucraina e nel mondo, tenendo stretta in pugno l’arma più potente: la coroncina del Rosario. Lo ha fatto nella basilica di Santa Maria Maggiore a metà di quest’anno.

«Siamo certi - ha detto il Pontefice - che con le armi della preghiera, del digiuno, dell’elemosina, e con il dono della tua grazia, si possano cambiare i cuori degli uomini e le sorti del mondo intero. Oggi eleviamo i nostri cuori a Te, Regina della Pace: intercedi per noi presso il Tuo Figlio, riconcilia i cuori pieni di violenza e di vendetta, raddrizza i pensieri accecati dal desiderio di un arricchimento facile, su tutta la terra regni duratura la tua pace».

Riscoprire la preghiera del Rosario

Da qui l’urgenza di riprendete con fiducia tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel contesto della vita quotidiana.«O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell’ora dell’agonia. A te l’ultimo bacio della vita che si spegne. E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo» (Rosarium Virginis Mariae).

Silvia Gullino