Inviavano cocaina, mdma, hashish e marijuana dall’Olanda tramite pacchi postali e li rivendevano ad Imperia e ad Albenga. Sono stati arrestati dalla Polizia di Stato il capo del sodalizio, già latitante in Olanda ed il suo sodale. Arresti anche nell’imperiese e nel savonese.
Si conclude con tre arresti in via cautelare e con un divieto di dimora nelle province di Imperia e di Savona la complessa attività di indagine della Squadra Mobile della Questura di Imperia dal profilo transnazionale, condotta sotto la guida della Procura della Repubblica di Imperia. Dopo la segnalazione all’Autorità Giudiziaria di venti persone, segnalate a vario titolo per concorso nell’attività di spaccio, si è messa la parola fine al traffico di cocaina, di hashish, di marijuana e di MDMA, provenienti dai Paesi Bassi.
A conclusione di scambi info-investigativi coordinati dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, in collaborazione con i collaterali organismi esteri, lo scorso 18 settembre, un 27enne egiziano è stato tratto in arresto ad Amsterdam dalla Polizia olandese, a seguito dell’emissione di mandato europeo, che ha raggiunto anche un italiano 36enne, prima residente ad Imperia. Il precedente 13 settembre, la Mobile di Imperia aveva arrestato, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Imperia, un giovane marocchino, per avere ricevuto un cospicuo numero di pacchi provenienti dall’Olanda e contenenti MDMA e cocaina, poi rivenduti al dettaglio ad Albenga.
L’egiziano, capo del sodalizio che, per tre anni, dall’Olanda ha inviato stupefacenti di varia natura in Italia, per mezzo di comuni plichi recapitati al domicilio di diversi ragazzi dell’Imperiese a mezzo di corrieri SDA e Poste Italiane, si era sottratto al regime di semilibertà, cui era sottoposto presso la Casa Circondariale di Imperia, allontanandosi dall’Italia nell’ottobre del 2019 e rendendosi di fatto latitante. L’attività della Mobile aveva consentito di rintracciarlo ad Amsterdam e di appurare che, da quel luogo, con l’ausilio di alcuni complici e di altri minori collaboratori residenti nell’imperiese, aveva continuato l’attività di spaccio, per la quale, in Italia, era stato più volte segnalato ed aveva riportato diverse condanne.
I complici dell’egiziano, insieme all’italiano italiano ed un 28enne di origini albanesi che si era da tempo trasferito ad Amsterdam da Imperia, sono stati posti agli arresti domiciliari e raggiunti dal divieto di dimora in provincia di Imperia e Savona. L’attività investigativa ha consentito di ricostruire il modo di operare degli spacciatori, il cui numero complessivo è risultato essere pari a venti: il capo del gruppo operava ad Amsterdam insieme con altri due complici. Usavano diverse Postepay (alcune delle quali intestate a prestanome) per ricevere, dall’Italia, il corrispettivo della droga che veniva spedida tramite corriere. Solo di rado, il 28enne albanese si occupava personalmente del recupero del credito in Italia e della riconsegna dello stesso in Olanda. I plichi recapitati in Italia non sempre venivano rivenduti al dettaglio dai destinatari degli stessi; alcuni di essi, infatti, venivano dai formali destinatari consegnati a terze persone che, quindi, li immettevano nel mercato al dettaglio.
Tra i segnalati, sono diciassette le persone individuate quali formali destinatarie dei pacchi provenienti dall’Olanda, mentre gli invii di denaro verso i sodali olandesi sono stati effettuati a vario titolo da circa cinquanta persone. Lo stupefacente contenuto nei plichi veniva, poi, rivenduto nella piazza imperiese ed in quella savonese di Albenga. Cinque persone, nel corso dell’attività di indagine, a riscontro di quanto ricostruito, erano già state tratte in arresto dalla Squadra Mobile di Imperia, alcune delle quali per essere state colte in flagranza di reato all’atto della ricezione dei plichi di stupefacente e sono state, poi, tutte rinviate a giudizio.
Nel periodo analizzato, pari a circa tre anni, centinaia i pacchi di stupefacente giunti in Italia, a seguito di ordine sulla piattaforma Messenger di Facebook e sull’App di messaggistica Telegram, ove, a mo’ di shopping online, i prodotti venivano pubblicizzati, per la successiva rivendita in Italia, in Germania, in Spagna, in Francia, in Belgio, in Svizzera ed in Gran Bretagna. L’analisi dei movimenti finanziari, sicuramente parziale, ha consentito di ricostruire un giro di affari, pari ad oltre 100.000 euro, nell’arco temporale di tre anni.