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Coldiretti Informa | 30 settembre 2024, 16:20

Coldiretti Liguria: "Si prospetta un’ottima annata olearia, al via le prime raccolte"

La soddisfazione generale parla chiaro: è un’annata fortunata. “Soprattutto rispetto alle due precedenti,” spiegano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale

Uliveto tra Alassio e Andora in cresta: 4 ettari di uliveto. 1300 piante. La prima ha le olive nere. Per cominciare la raccolta si aspetteranno due settimane circa

Uliveto tra Alassio e Andora in cresta: 4 ettari di uliveto. 1300 piante. La prima ha le olive nere. Per cominciare la raccolta si aspetteranno due settimane circa

Alle porte di ottobre i produttori olivicoli sono sui blocchi di partenza della campagna ligure. Gli alberi sono carichi, i primi frutti cambiano colore: si tratta solo di aspettare il momento ideale per raccogliere, anche se c’è chi ha già cominciato. Che cosa ci si aspetta dalla stagione 2023-2024? La soddisfazione generale parla chiaro: è un’annata fortunata. “Soprattutto rispetto alle due precedenti,” esordiscono Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, Presidente di Coldiretti Liguria e Delegato Confederale.

L’olivicoltura rappresenta uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura regionale, nonché un elemento culturale importantissimo, che affonda le proprie radici in oltre duemila anni di storia e che incarna tutt’oggi il simbolo della tradizione gastronomica mediterranea. Una DOP, l’olio extravergine di oliva «Riviera Ligure», racchiude le eccellenze regionali e le varietà locali, per un territorio coltivato che va dall’estremo ponente al levante, dal mare all’entroterra. “I più fortunati, quest’anno, sono coloro che possiedono gli uliveti entro i 400 metri di altitudine”, spiegano Boeri e Rivarossa. Le olive liguri, infatti, raggiungono circa i 600-700 metri sul livello del mare. Dato che la fioritura dell’ulivo è scalare – ha inizio sul mare e pian piano si diffonde all’entroterra – per condizioni particolarmente favorevoli, quest’anno gli ulivi costieri hanno potuto godere di un clima perfetto, soprattutto nei delicatissimi dieci giorni di fioritura. Nell’entroterra c’è stata un po’ di pioggia e umidità, invece. In ogni caso, il pronostico è positivo, specialmente rispetto alle passate stagioni di mera carestia. “Nelle due annate precedenti i nostri produttori si trovavano costretti ad anticipare la raccolta a causa della mancanza di acqua nelle olive e di un’invaiatura precoce, oltre che ai numerosi problemi fisiologici dati dalla mosca dell’olivo”.

Chi si affaccia sul mare ha iniziato questo weekend, ma il clou della raccolta avverrà intorno alla metà di ottobre e per tutto l’autunno. In generale le olive sono per la maggior parte verdi, dunque ancora indietro di maturazione. “Siamo nei tempi giusti, il processo biologico è perfetto,” spiega Boeri. Oltre a un prodotto non in stress idrico e che è riuscito a seguire il corso naturale di maturazione delle drupe, i produttori rimarcano un’altra fortuna, intrinsecamente legata al clima: di essere stati graziati dalla mosca dell’Olivo. “Come Coldiretti ne abbiamo monitorato l’andamento e, grazie al caldo estivo, l’infestazione è rimasta molto bassa e i trattamenti fitosanitari si sono dunque potuti ridurre al minimo”.

Il fatto che quest’anno le condizioni siano state favorevoli, si traduce in un prodotto che con tutta probabilità sarà più buono e anche più competitivo a livello di mercato: “Si parla già di un olio potenzialmente eccezionale,” commenta Rivarossa. Se le olive non hanno al loro interno abbastanza acqua, infatti, la cosiddetta frazione fenolica aumenta, il che significa che l’olio risulterà più amaro e più piccante, in una parola: squilibrato. Quest’anno le piante sono riuscite a creare riserve idriche senza andare in stress nel periodo del caldo e tutto ciò ha inciso positivamente sulla qualità del prodotto, inteso sia come vendita dell’olio che compravendita delle olive fresche.

Si attendono dunque i risultati di una campagna che, dopo due anni difficili, tiene alte le aspettative di produzione e conferma la Liguria tra le regioni maggiormente vocate alla olivicoltura. Merito, senza dubbio, di una geografia in cui la macchia mediterranea è rappresentata in primis dagli alberi secolari dei nostri ulivi, ma anche e soprattutto dall’instancabile lavoro dei campi portato avanti con passione dai produttori locali, veri custodi della nostra terra e delle sue secolari tradizioni.

Redazione

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