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Politica | 14 settembre 2024, 07:36

Toti chiede il patteggiamento e si sfoga: "Riconosciuto che non ho preso un euro da nessuno e che tutte le pratiche erano legittime e legali"

Non mancano le stoccate ai suoi alleati politici: "Chi oggi sussurra che si poteva tenere duro e andare fino in fondo con venti anni di processi, fa spesso parte di coloro che non ho sentito esprimere mezzo giudizio su quanto accaduto questa estate"

Toti chiede il patteggiamento e si sfoga: "Riconosciuto  che non ho preso un euro da nessuno e che tutte le pratiche erano legittime e legali"

"In giornate come queste torni a casa, ti guardi allo specchio e ti chiedi se hai fatto la cosa giusta".

Inizia così con una foto scattata proprio davanti allo specchio un lungo post dell'ex presidente della Regione Giovanni Toti che ieri tramite il suo legale ha presentato la richiesta di patteggiamento per due anni e un mese in merito alla maxi inchiesta della Procura nel quale è coinvolto con le accuse di corruzione e finanziamento illecito.

In caso di decisione favorevole da parte del Gip, visto il via libera alla proposta di patteggiamento arrivata dalla procura di Genova, Toti avrà un'interdizione temporanea dai pubblici uffici e ottantaquattro mila e cento euro di confisca.

"Credo proprio di sì, per tutti: per me stesso, la mia famiglia, la mia parte politica, Marco Bucci che ora può correre e vincere la sua sfida, per chi ha lavorato al mio fianco ed è candidato e porterà avanti con orgoglio questi nove anni di buon governo. Ogni accordo che si fa suscita due sentimenti contrastanti: l’amarezza di non aver combattuto fino in fondo per le proprie ragioni e la soddisfazione di vederne riconosciute comunque una gran parte. Oggi i magistrati hanno riconosciuto che non ho preso un euro da nessuno per me stesso e che tutte le pratiche di cui mi sono interessato erano legittime e legali - prosegue Toti che ieri sera era anche ospite di "Porta a Porta" condotto da Bruno Vespa - Dopo quasi quattro anni di intercettazioni, filmati, pedinamenti, controlli, dopo tre mesi di domicialiari che hanno portato a nuove elezioni, non esisteva quella sentina del male con cui la Regione Liguria è stata indentificata da certa stampa per odio politico".

"Certo, ho accettato di fare 1500 ore di volontariato come condanna per quella che una legge dello Stato definisce “corruzione impropria”, ovvero atti legittimi, finanziamenti legittimi, ma rapporti considerati troppo amichevoli, diciamo così, con alcune imprese. Io continuo a considerare le imprese che investono una risorsa, infatti la Liguria in questi nove anni è cresciuta. E continuo a ritenere chi finanzia la politica un cittadino attento al proprio territorio, anche se chiede, giustamente, che le pratiche corrano veloci - precisa l'ex presidente regionale ligure - E credo anche che lo scontro non sia tra Toti e i magistrati di Genova, ma tra una politica ipocrita che ha approvato e applaudito leggi morali, anzi moraliste e i pochi che credono in una democrazia liberale dove le persone vengono giudicate sui fatti e non sui pregiudizi".

Non sono mancate le "stoccate" a chi, a detta sua, dei suoi alleati non lo ha sostenuto e appoggiato in questi mesi.

"Purtroppo neppure la lezione ligure ha indignato a sufficienza la politica per innescare un cambiamento. Chi oggi sussurra che si poteva tenere duro e andare fino in fondo con venti anni di processi, fa spesso parte di coloro che non ho sentito esprimere mezzo giudizio su quanto accaduto questa estate. Senza ricordare che grazie a quella politica che ha conquistato la fiducia delle imprese e contributi economici indispensabili per la vita pubblica, magari occupa la poltrona da cui ritiene di poter dare buoni consigli. Il vero nemico della politica non è la magistratura, ma la politica stessa che ha costruito la gabbia in cui si è rinchiusa - conclude Giovanni Toti - Io per provare a cambiare questa politica ho fatto quanto potevo e ho pagato di persona. Se al mugugno sommesso, o peggio, al sorriso a mezza bocca di chi spera di prendere il posto dell’inquisito di turno non subentrerà il coraggio di cambiare allora… avanti il prossimo, come dice una nota canzone, gli lascio il posto mio".

Luciano Parodi

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