Aveva lasciato il Partito Democratico nel 2015 sbattendo la porta in contrasto con le politiche del governo Renzi, nel 2014 ha sfidato (perdendo) Raffaella Paita alle primarie del centrosinistra in Liguria per poi lanciare la candidatura di Luca Pastorino con ‘Rete a Sinistra’ proprio contro la stessa Paita.
Facile intuire, quindi, che ora Sergio Cofferati non sia pronto a dare il benvenuto a Matteo Renzi e Italia Viva nel ‘campo largo’ e anzi respinga con forza l’ipotesi dell’apertura al centro della coalizione progressista a sostegno di Andrea Orlando. “Credo non abbia le condizioni per far parte di questo schieramento” dice chiaramente l’ex segretario generale CGIL nello stesso giorno in cui Renzi suona la carica dicendo che “la sinistra per vincere ha bisogno di noi”.
Cofferati parla ai nostri microfoni nel mese che porta all’anniversario del suo rientro nel Partito Democratico, datato 22 settembre 2023, dovuto al suo dichiarato apprezzamento per il lavoro della segretaria Elly Schlein. Una linea sposata in pieno, fatta eccezione per il coinvolgimento dei centristi di Italia Viva all’interno della squadra pronta a sfidare il centrodestra prima in Liguria e poi su scala nazionale.
Facciamo un passo indietro a domenica scorsa, è soddisfatto del lavoro che ha portato alla scelta di Andrea Orlando?
“È stato lungo e abbastanza faticoso, ma l’esito è positivo. Mettere insieme forze politiche diverse è oggettivamente sempre complesso, ma in questo caso il lavoro è andato bene e il risultato è buono”
Si è chiesto come mai è servito così tanto tempo?
“Insieme ad eventuali, anche se non esplicite, valutazioni sui nomi in discussione c’era il tema del rapporto tra forze politiche che vale per Genova ma ha anche una valenza nazionale, un peso in più che richiedeva attenzione e la pazienza che abbiamo visto in campo”
Ha mai temuto che la cosa potesse saltare?
“Il rischio c’era, però devo dire che personalmente non ero preoccupato. Sembrava che l’ipotesi di Orlando fosse forte e che la storia della persona e la sua esperienza avrebbero avuto la convergenza che poi c’è stata”
Come ha interpretato la mossa del Movimento 5 Stelle con la candidatura di Luca Pirondini?
“Loro hanno bisogno, come sempre, di dare visibilità alla loro presenza, poi la conclusione è diversa di volta in volta in ragione dell’esperienza e della storia politica dei soggetti che sono in campo. In Sardegna portò alla scelta di una candidatura nel tempo dei 5 Stelle, qui con Andrea. Avevano bisogno di segnare una presenza, ma senza farla diventare un elemento di rottura. Così è stato ed è un bene”
Ora resta il nodo di Italia Viva…
“Credo non abbia le condizioni per far parte di questo schieramento, partecipa al governo di centrodestra a Genova e non ha nessuna esplicita intenzione di uscire”
Però Renzi si è detto disposto ad abbandonare la maggioranza di Bucci
“Non l’ha fatto. Nello specifico nostro c’è l’assenza di una risposta in merito a un mutamento radicale della sua opinione su Orlando. Solo qualche settimana fa ha avuto un giudizio molto negativo e irridente. Renzi non ha detto “ho sbagliato, va bene Orlando” mentre ora Andrea sta bene a tutti gli altri”
Ma Renzi ha detto oggi che il centrosinistra ha bisogno di lui per vincere
“Non mi pare che abbia una rappresentanza politica di tale peso da far prevalere uno schieramento sull’altro”
E Carlo Calenda, invece?
“Ha avuto sin dall’inizio un atteggiamento diverso, mi pare che abbia delle opinioni su alcune questioni di merito che sono legittime e verranno verificate nelle riunioni che si faranno per definire il programma elettorale. Da parte di Azione non c’è nessuna presenza nel centrodestra e non c’è nessuna ostilità su argomenti di merito che invece permangono nel caso di Renzi”
Guardando in casa d’altri, ora è il centrodestra a essere in ritardo. Cosa pensa dei nomi che stanno uscendo?
“Hanno un problema delicato che è quello di non riproporre nella scelta del candidato o della candidata il predominio della coalizione precedente. Poi nella scelta del nuovo hanno un campo abbastanza largo che impone la pazienza del discutere e anche qualche capacità di valutazione sugli effetti possibili della candidatura che metteranno in campo. È un lavoro faticoso che può avere anche risultati difficili da trasformare in pratica elettorale”
Secondo lei opteranno per il partitico o per il civico?
“Mi sembra di vedere che prevalgano i partiti, la stagione dei civici sembra finita. Si è molto impoverita anche perché i civici sono persone che svolgono attività professionali importanti abbandonare le quali non è mai facile, specie se ti si chiede di prendere parte a una contesa molto incerta”
Ora inizia una campagna elettorale molto breve, come si lavora in così poco tempo?
“Trattandosi di una campagna elettorale che riguarda una regione dalle dimensioni non enormi, punterà a parlare con i cittadini. Fatta una coalizione che mette insieme tanti soggetti in grado di interloquire, non dovrebbe essere tanto difficile. È vero che il tempo non è molto, ma le persone che possono parlare con i cittadini sono molte, la Liguria è difficile da attraversare ma non è enorme”
Lei che ruolo avrà?
“Darò l’aiuto che mi verrà chiesto”