Attualità - 15 agosto 2024, 07:25

Sicurezza urbana, il criminologo Padovano: "Narrazioni di sindaci del savonese assomigliano a dichiarazioni di sceriffi della West Coast. Serve una cabina di regia"

Nella cabina di regia dvranno essere presenti gli operatori sociali, educatori, mediatori culturali, psicologi, assistenti sociali. Le telecamere non bastano: "Non sono un deterrente alla criminalità"

"E' importante diagnosticare, progettare ma anche valutare ciò che si sta facendo. I risultati ora sono troppo referenziali".

Il criminologo, docente dell'Università di Genova Stefano Padovano quando si parla di sicurezza urbana è un fiume in piena. E dopo i fatti degli ultimi giorni avvenuti a Genova e le criticità a macchia di leopardo che si verificano soprattutto nell'albenganese ma anche in molte altre zone del savonese, si è soffermato su diversi aspetti.

A partire dalla creazione di una cabina di regia che metta insieme diversi soggetti e che non veda solo coinvolti gli agenti della polizia locale.

"Questo tema ancora una volta rimarca quanto la sua centralità si sposti su un lavoro a 360°, tutte le volte che un'amministrazione comunale si muove prima di un coordinamento operativo il cui l'unico compito istituzionale viene riconosciuto dalla Costituzione dal 2001 con la revisione del titolo V alle Regioni, rischia di raccogliere meno di quello che ha seminato e se ha seminato bene di raccogliere bene quello che ha seminato bene. E vale da Varazze ad Andora passando per l'entroterra - spiega Padovano - Chi continua a spostare scientemente il tema delle politiche di sicurezza urbana facendolo scivolare sulle politiche di ordine pubblico, non ha capito di cosa si sta occupando".

"Questo è il problema che hanno molte amministrazioni comunali anche nella provincia di Savona. Non serve gridare al lupo dicendo magari che in un comune di 20mila abitanti serve istituire un concorso per assumere 3-4 operatori di polizia locali - precisa - Non è questo il punto, servono interventi che mettano in rete le funzioni inter assessorali, non interventi che rincorrono le forze dell'ordine, che sanno cosa devono fare, su mandato, competenza, ruoli che vengono definiti dall'organo centrale dello Stato. Il problema delle polizie locali è che da 15-20 anni non hanno risolto il loro problema embrionale su cosa vogliono fare da grandi".

"Molto spesso le narrazioni di sindaci e assessori con delega alla sicurezza urbana, assomigliano nella provincia di Savona a dichiarazioni di sceriffi della West Coast. Non ho ancora notato tra i 64 comuni della provincia di Savona, uno di questi che abbia costruito un asset di politiche di sicurezza urbana" continua Padovano.

L'attenzione è stata posta molto spesso sui progetti legati all'implementazione dei sistemi di videosorveglianza. Secondo lei questo può bastare?

"Manca un retroterra culturale. Tutti vanno in ordine sparso smodatamente senza una cognizione di fondo e questo è il problema. Il grande abbaglio che negli ultimi 20 anni ha coinvolto tendenzialmente quasi tutte le amministrazioni liguri, per appartenza politica trasversale, è stato quello di confondere lo strumento della videosorveglianza come un elemento deterrente alla criminalità, è un ottimo strumento tecnologico di supporto alle indagini investigative, di chi coordina le indagina, per svelare eventualmente i presunti autori del reato, ma non è un deterrente alla criminalità - ha continuato Stefano Padovano - Troppo spesso abbiamo assistito a conferenze stampa a 3-4 mesi dalle elezioni amministrative, in cui l'assessore con delega su mandato del sindaco ha raccontato ai cittadini che installando 20-30 telecamere nel comune questo avrebbe dato una risposta. Ma non c'è una ricerca in tutto l'emisfero in qualsiasi parte del mondo che si è riusciti a diminuire la percentuale di reati commessi installando la tecnologia".

L'istituzione di una cabina di regia può quindi essere una soluzione?

"Sì, se la coalizione che vincerà le elezioni regionali avrà il coraggio di istituire un ufficio ad hoc e una regia complessiva dove si fanno a valorizzare e formare le competenze professionali che richiede questo servizio in cui le polizie locali rivestono un ruolo residuale - conclude - Le politiche di sicurezza urbana si fanno con gli operatori sociali, con gli educatori professionali con il supporto di mediatori culturali quando si interviene sul territorio, con gli psicologi e gli assistenti sociali che non stanno negli uffici e vanno sulla strada e che non delegano esclusivamente agli operatori del terzo settore".