È stato sin dal principio uno dei più ferventi oppositori del monto Toti e del sistema totiano in genere. A partire dalla campagna elettorale del 2020 che lo ha visto in campo come avversario diretto, per arrivare alle battaglie in consiglio regionale. L’ultima proprio poche ore prima delle dimissioni del presidente.
Ferruccio Sansa è sempre stato in prima linea nel contrapporsi a quel Giovanni Toti che ora torna a essere, per sua stessa ammissione post dimissioni, “un semplice e comune cittadino della Liguria”.
Oggi, quindi, le parole di Sansa affondano come lama nel burro nel momento più difficile per i suoi avversari politici e nelle ore che aprono a una campagna elettorale che sarà tanto breve (si voterà entro 90 giorni) quanto complessa.
Come ha vissuto il momento in cui ha preso delle dimissioni di Giovanni Toti?
“Sapevamo che era nell'aria. L'ho vissuta in uno stato d'animo ambivalente, sin dalla prima seduta di consiglio abbiamo cercato di fare in modo che si dimettesse, ma non perché ce l'avevamo con lui, ma perché pensavamo che stesse facendo delle brutte cose. La nostra è stata una battaglia contro un modo di fare”.
Quando ha capito realmente che non si sarebbe arrivati a fine mandato? Non mi dica dal 7 maggio…
“È successo l'anno scorso, quando Toti è andato a Singapore, gli hanno pagato il viaggio, è tornato e ho presentato un'interrogazione per sapere chi gli ha pagato il viaggio. Lui si è rifiutato di rispondere. Quel giorno ho capito che si credeva onnipotente e al riparo da qualsiasi controllo. Ho pensato che se uno fa così prima o poi inciampa. Non è possibile che uno si faccia regalare un viaggio e non ritenga di dover rispondere”
Se ora avesse davanti Toti che cosa gli direbbe?
“Gli direi che mi fa malinconia perché me lo ricordo quattro mesi fa quando tutti gli scodinzolavano intorno e capisco che possa essere estremamente addolorato perché ha buttato via una grandissima occasione: guidare una regione come la Liguria. Ma ha fatto male. Capisco che possa provare un grande rimpianto e non siamo contenti che l'abbiano arrestato, non si può essere mai contenti quando una persona perde la libertà”
Ora inizia la campagna elettorale, che programmi ha?
“Non lo so. La mia lista sta lavorando con Alleanza Verdi e Sinistra e bisogna avere il solo obiettivo del cambiamento radicale. Al momento non ho ancora deciso se mica candiderò o se tornerò a fare il giornalista”
Il totismo è davvero finito? O pensa che alle elezioni rappresenterà ancora una parte del centrodestra civico?
“Il centrodestra vorrà garantire continuità al totismo e con il mondo economico che ha fatto affari gonfie vele con Toti. Mi auguro che il centrosinistra, ma non è scontato, voglia andare in un'altra direzione”.
Perché non scontato?
“Non è che in passato il centrosinistra sia stato esente da colpe, in Liguria c'è stato anche un totismo di centrosinistra”
Toti, invece, è finito?
“Sì, ma il problema non sono gli eventuali reati. Dobbiamo combattere il totismo anche a livello nazionale. La Liguria è un simbolo e Toti ha voluto essere lui stesso simbolo di una politica che flirta con chi gli dà i soldi. Per quello la sua caduta e rumorosa. Ma anche a livello nazionale dobbiamo cercare di premiare un'altra politica. Questo governo ha creato un Ministero al Merito, la politica di Toti è l'esatto contrario del merito perché premia chi ha finanziato. Non è una questione di lecito o illecito, ma non è decente. Premia i più fedeli e non i migliori, la fedeltà e non la competenza. Vorrei dire ai cittadini che è un danno enorme”
Oggi Matteo Renzi ha detto che Italia Viva è pronta a correre con il centrosinistra in Liguria. Riusciranno a fare squadra?
“Non faccio distinzioni di partito, ma tra forze che vogliono in modo totale il cambiamento. Ho molti dubbi che lui lo voglia, ha un'idea di cambiamento molto diversa dalla nostra. Ci dicano se vogliono il cambiamento totale o no”