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Cronaca | 19 luglio 2024, 11:06

Fornitura di personale sanitario, in 3 in carcere per turbativa d'asta e frode: operavano anche in Liguria

Per loro accusa anche di riciclaggio, con sequestri per oltre 4 milioni di euro. L'indagine scattata dalla Procura di Modena ha visto in analisi 39 procedure di gara per 29 milioni

Fornitura di personale sanitario, in 3 in carcere per turbativa d'asta e frode: operavano anche in Liguria

Sono scattate nella mattinata odierna, su delega della Procura della Repubblica di Modena, le manette e la misura di custodia cautelare in carcere per tre uomini, gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture ed autoriciclaggio relativo all'analisi di 39 procedure a evidenza pubblica analizzate, relativa al periodo tra il 2019 ed il 2023, per un valore complessivo degli importi a base di gara di oltre 29 milioni di euro.

Il provvedimento, al quale si somma il sequestro preventivo emesso d’urgenza per un valore complessivo di circa quasi 4 milioni di euro, arriva al culmine di un'attività d'indagine coordinata dalla procura modenese e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria emiliano avviata dopo che, nel corso di un controllo amministrativo nei confronti di una cooperativa sociale con sede a Sassuolo, erano emersi elementi indiziari sull’esistenza di un sodalizio criminale dedito alla turbativa d’asta negli appalti nel settore sanitario.

I tre amministravano altrettante distinte imprese, apparentemente aventi compagini sociali differenti e gestioni separate, ma sostanzialmente collegate e gestite da un unico centro decisionale e di interessi.

Queste imprese venivano utilizzate contemporaneamente per partecipare a bandi di gara per la fornitura di personale medico e infermieristico a strutture ospedaliere e aziende sanitarie pubbliche di varie regioni italiane (Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche, Lazio e Molise), presentando offerte coordinate nei contenuti in modo da assicurarsi la vittoria o, quantomeno, aumentarne le relative probabilità, falsando la concorrenza nelle procedure.

Altro aspetto caratterizzante dell'attività sotto indagine la dissimulazione dell’assenza di una struttura idonea a garantire la corretta e puntuale gestione dei servizi richiesti, in quanto al momento della presentazione dell’offerta tecnica venivano allegate liste di medici (con relativi curricula vitae, titoli e specializzazioni) che, in realtà, non collaboravano con le società ed in taluni casi neppure erano a conoscenza di essere stati inseriti in un appalto specifico.

Nei casi in cui una delle imprese riconducibile agli indagati otteneva l’aggiudicazione per l’effettuazione delle prestazioni sanitarie, gli indagati e l'impresa aggiudicataria in molti casi non erano in grado di adempiere compiutamente e garantire le prestazioni previste nel contratto, lasciando le strutture sanitarie nelle condizioni di non poter operare oppure impiegando i pochi medici disponibili in più turni lavorativi consecutivi, contrariamente alle disposizioni normative vigenti, o, ancora, inviando medici non in possesso dei requisiti richiesti (specializzazioni), così causando pericolose criticità alle strutture ospedaliere e situazioni di pericolo per i pazienti. Infatti, molti servizi riguardavo turni presso il pronto soccorso, di guardia medica pediatrica o di supporto anestesiologico, per i quali era richiesta un’elevata e specifica qualificazione.

Le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione anche al sequestro preventivo d’urgenza, anche nella forma per equivalente quantificato in quasi 4 milioni di euro. In tale importo sono ricompresi anche 710mila euro circa riferiti all’ipotesi di autoriciclaggio: è stato accertato dalle indagini finanziarie che queste somme sono state trasferite ad altra società, estranea al contesto degli appalti, ma amministrata di fatto dai medesimi indagati, e in parte confluite su conti correnti esteri della Repubblica Lituana allo scopo di renderle non rintracciabili.

Sulla base del suddetto decreto sono state sequestrate disponibilità finanziarie, quote societarie e auto di grossa cilindrata, per un valore, ad oggi, di circa 300mila euro beni in parte “schermati” mediante l’intestazione alle persone giuridiche coinvolte, ritenute comunque responsabili per i fatti contestati ai sensi della normativa di cui al D.Lgs. 231/2001 (responsabilità degli enti).

Redazione

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