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Attualità | 14 luglio 2024, 12:16

Tra il surreale e l'onirico, lavori di Eugenio Volpi il primario con la passione per l'arte fotografica

Le citazioni di Melville, del filosofo Cioran e di Gozzano ad accompagnare e illustrare i lavori di Eugenio Volpi, direttore della Struttura complessa di ostetricia e ginecologia dell'Asl2

Tra il surreale e l'onirico, lavori di Eugenio Volpi il primario con la passione per l'arte fotografica

Una passione nata quando ventenne, coltivata prima tra pellicole e camera oscura e ora con la digitale, ma sempre senza alcuna forma di ritocco. Le foto ritraggono immagini reali, studiate, preparate ma senza nessun intervento in "post produzione".

Le prime mostre fotografiche di Volpi risalgono agli anni Novanta, fino ai più recenti tra Torino, Genova, La Spezia. I soggetti spaziano dalla collezione di ferri e strumenti della vecchia ostetricia (uno dei lavori più recenti a cui sta lavorando) a "Vanitas - Piccole cose di pessimo gusto", rassegna di oggetti improbabili che ognuno di noi ha in casa, per i quali ci si chiede spesso che cosa facciano su un mobile o su uno scaffale, ma che assumono significati diversi per ognuno di noi.

Oppure una collezione di animali, scimmie, rinoceronti, tartarughe, gommine da cancellare di Tiger che Volpi ha portato in numerosi suoi viaggi, ritraendoli sulle spiagge della Toscana, un alter ego del fotografo. Immagini preparate, studiate nei minimi dettagli, quasi in modo maniacale perché tutto sia ok al primo scatto.

Le foto si uniscono ai titoli e il gioco non è più solo sulle immagini ma anche tra immagini e parole. "Amo molto la distorsione che una singola frase può produrre sula fantasia delle persone – spiega Volpi nel catalogo della raccolta 'Foto di origine animale' – soprattutto quando guardi una fotografia. L'espediente di manipolare le foto o di unire titolo e fotografia da cambiarne radicalmente il significato è antico come la fotografia stessa".

Dalle immagini più "scientifiche" degli strumenti della ginecologia e ostetricia, all'ironia dello zoo di gomme da cancellare, passando attraverso la materia delle statue di Arles che logorata dal tempo sembra tornare al suo stato naturale di pietra, anche lavori più intimistici, legati ad un affetto familiare.

"Mostrare le immagini è come mettersi a nudo – spiega Volpi – Chi guarda le tue foto può entrare nel tuo profondo e nella c tua coscienza ma , nel momento in cui il tuo lavoro diventa pubblico non è più esclusivamente tuo ma diventa delle persone che possono vederlo, analizzarlo, fraintenderlo".

Redazione

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