Politica - 12 luglio 2024, 19:43

Toti in una lettera al suo avvocato: “Ridare la parola agli elettori sarebbe una liberazione”, ma non dice di dimettersi

Esselunga nel mirino: finanziamenti nascosti alle campagne elettorali di Toti. Nel testo inviato al legale Stefano Savi, Il governatore ligure ribadisce la sua innocenza e critica l'interpretazione dei giudici riguardo al reato contestato. Intanto nei prossimi giorni tornerà a incontrarsi con gli alleati

Giovanni Toti ha scritto una lettera al suo avvocato Stefano Savi, in cui esprime il suo punto di vista sulle accuse di corruzione che lo vedono coinvolto. 

Toti si mostra critico nei confronti dei giudici del tribunale del Riesame, che hanno confermato gli arresti domiciliari, ma ribadisce la sua volontà di non dimettersi dalla carica di presidente della Regione Liguria, preferendo affrontare la situazione con il sostegno dei suoi alleati politici.

“È chiaro che oggi per me la poltrona di Presidente è maggiormente un peso che un onore. Forse sarebbe stato più facile, fin da subito, sbattere la porta, con indignazione, al solo sospetto...Non mi spaventa rinunciare ad un ruolo a cui pure sono legato…". 

Toti riflette anche sull'ipotesi di dimissioni, affermando di vedere “come una liberazione poter ridare la parola agli elettori”, ma sottolinea che “la Presidenza non è un bene personale”. Inoltre, annuncia che nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerà a incontrarsi con gli alleati per prendere decisioni che siano “per il bene della Liguria”.

La guardia di finanza ha rilevato che il gruppo Esselunga, attraverso Francesco Moncada, avrebbe finanziato in modo illecito il partito di Toti in cambio di favori. Questi finanziamenti non erano previsti dai contratti ufficiali e sarebbero stati pagati da Esselunga tramite un ulteriore contratto da 50mila euro con l'editore di Primocanale Maurizio Rossi. Questo accordo, secondo gli inquirenti, avrebbe portato un beneficio economico di 55.600 euro per le elezioni comunali e di 23.970 euro per le politiche.

Il governatore critica l'interpretazione dei giudici riguardo al reato contestato: 

“Per tranquillizzare i giudici del Riesame, che ritengono io non abbia capito il reato commesso e dunque lo possa reiterare, vorrei essere chiaro: ho capito benissimo cosa mi viene addebitato. Per i magistrati sarebbe reato essermi interessato ad un pratica, pure se regolare, perché interessava ad un soggetto che ha versato soldi al nostro movimento politico, pure se regolarmente”.

Toti continua a sostenere la sua innocenza, sottolineando la paradossale situazione in cui si trova: 

“Che, per paradosso, vuol dire che se mi fossi interessato alla stessa pratica di un imprenditore che non ci ha mai sostenuto, non sarei stato corrotto. E se l'imprenditore avesse finanziato un movimento politico di cui così poco stimava la politica e i leader, tanto da non parlargli neppure dei suoi progetti, non sarebbe stato un corruttore. Mi si perdoni, ma pur capendo, non sono d'accordo. Pur avendo confermato ai magistrati punto per punto quanto accaduto, senza nascondere nulla. E tuttavia la reiterazione di quel reato resta impossibile”.

Redazione