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Cronaca | 02 luglio 2024, 11:27

Accusata di aver sottratto in 4 anni 220mila euro, assolta badante di Varazze

Assoluzione per non aver commesso il fatto. L'anziano uomo che accudiva aveva presentato una querela, ma durante il processo è stata smontata l'accusa dall'avvocato Nolasco

Accusata di aver sottratto in 4 anni 220mila euro, assolta badante di Varazze

Era stata accusata di aver sottratto nell'arco temporale di 4 anni oltre 220mila euro ad un anziano che accudiva, ma a conclusione del processo veniva assolta per non aver commesso il fatto.

Sentenza di assoluzione quindi per la donna, E.Y. di origine peruviana ma residente a Varazze da decenni, che per un periodo ha svolto il lavoro di badante per un architetto di origine iraniana, D.H.

La vicenda ha inizio nel 2021 quando l'anziano presentò una querela perché, a suo dire, la donna avrebbe utilizzato indebitamente le carte di credito dell’anziano (italiane e svizzere) sottraendogli, dal 2017 al 2021 (anni in cui ha lavorato per l'uomo), oltre 220.000 euro.

L'architetto in pensione, viveva da solo con la badante per parecchi mesi in un casale nei pressi di Pienza, in provincia di Arezzo, e per altrettanti mesi a Milano.

Il figlio dell’uomo, in particolare, aveva accompagnato il padre a presentare la denuncia sostenendo che molte spese sostenute dal padre (in Toscana e a Milano) non fossero riconducibili all’anziano genitore.

Tre anni fa, quindi, il GIP del TrIbunale di Siena, prima di dichiararsi incompetente indicando Arezzo come sede deputata al processo, sequestrava i beni immobili della badante (che la donna, vedova, aveva avuto in eredità).

Poi è scattato il processo, dove la strada per la badante era sembrato in salita; difatti, non sarebbe bastato per la donna dimostrare di essere stata autorizzata a utilizzare le carte non sue ma anche che ciò fosse stato fatto anche come longa manus del titolare delle carte.

Invece, fin dalle prime udienze (il processo si è protratto per circa un anno e mezzo), le domande dell'avvocato difensore della badante Paolo Nolasco, avevano fatto emergere un’altra realtà, con l’anziano che in tre ore di deposizione non aveva confermato neanche un'operazione a vantaggio della badante (erano circa 750 le operazioni che la Procura contestava) e la lunga sfilata di testimoni (figli, carabinieri e finanza, alcune commesse di negozi) non portavano conferme all’accusa.

Erano emerse invece contraddizioni, soprattutto tra quanto dichiarato dall'anziano e dai due figli sentiti, e lo scenario appariva diverso da quello rappresentato con la denuncia a suo tempo presentata: l’architetto, addirittura, 15 giorni dopo aver presentato la querela, era intervenuto con il bastone utilizzato per aiutarsi a camminare per difendere la badante dalla figlia, quando i tre si erano incontrati in un centro vaccinale, così come non venivano confermate altre circostanze accusatorie, con la parte civile che, tra l'altro, asseriva di dare di tanto in tanto dei contanti proprio al figlio.

Le richieste di condanna del Pubblico Ministero di 2 anni e mezzo e della Parte Civile, oltre 250.000 euro di risarcimento, quindi, venivano respinte mentre veniva accolta la richiesta di assoluzione della difesa con il Tribunale che, lo scorso 14 giugno, ha assolto la donna per non avere commesso il fatto.

Quest'autunno sono attese le motivazioni della sentenza.

Luciano Parodi

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