Kateryna viene dall'Ucraina in guerra, ha una laurea che però in Italia non è riconosciuta. Aliou è laureato in Marketing comunicazione e viene dal Senegal. Poi ci sono Bachir, Gjovana, Narcisa, Chiara, Monica e Mohamed. Sono studenti del Cpia (Centro provinciale per l'istruzione degli adulti) molti stranieri.
Sono anche protagonisti di “Un biglietto per Savona”, un documentario che hanno girato con la guida di Guido Lombezzi e Michele Delucis, professionisti che si sono messi a disposizione di questo progetto, con Arci Soldiarietà come capofila. Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione De Mari.
A girare il documentario sono stati gli stessi studenti persone che lavorano e, oltre all'impegno del percorso d i studi al Cpia, hanno partecipato a questo progetto. In una prima fase curricolare il giornalista Mimmo Lombezzi ha spiegato l'uso delle telecamerine, i trucchi e le regole per realizzare le immagini. In orario extracurricolare gli studenti hanno poi girato le immagini, montate poi da Delucis con Final Cut Pro.
“Un biglietto per Savona” è un importante documento che racconta come gli stranieri vedono e vivono Savona, un'occasione per conoscerli andando oltre gli stereotipi e luoghi comuni. Tramite la loro idea della città si aprono al racconto, spiegano chi sono, cosa li ha portati in città e come la vedono. Ma è soprattutto un'occasione per i savonesi per conoscere gli stranieri che vivono a Savona, le storie che hanno da raccontare e il loro ruolo nella comunità.
“L'integrazione è quella che non ti viene mostrata – spiega Mimmo Lombezzi che con Delucis ha curato il progetto- con questo progetto gli studenti del Cpia hanno scoperto il video come modo di esprimersi. Abbiamo chiesto loro di farlo tramite la loro visione della città. Se avessimo chiesto di raccontare la loro esperienza personale probabilmente si sarebbero chiusi, invece tramite Savona portano in primo piano la loro vita”. Una vita segnata per alcuni dalla guerra e dall'ansia per il padre arruolato, per altri da quello che viene chiamato “il viaggio” nel quale hanno visto morire delle persone, per altri ancora, minori, un numero di telefono e indirizzo che i genitori gli scrivono su un braccio per un'eventuale identificazione. Una vita che, all'arrivo a Savona, li ha fatti sentire come “alieni”.
Ma anche una vita che li vede perfettamente integrati nella comunità di cui fanno parte. “Credo che con questo progetto si sia raggiunto un risultato formidabile – spiega Mimmo Lombezzi – per vari motivi: è stato superato un gap, si è raggiunto un ottimo spirito di gruppo con gli studenti, provenienti dagli universi più lontani che hanno lavorato insieme, facendo emergere dei veri e propri talenti. E' una formidabile esperienza didattica, un documento contro il razzismo. In genere c'è un'ottica orienta a vedere queste persone come alieni, come racconta una di loro, con questo documento sono visti nella loro realtà, nella comunità in cui sono integrati. In realtà la città non conosce gli stranieri di Savona e ha sempre fatto poco per conoscerli”.
Il documentario verrà presentato in prima visione al Filmstudio il 27 giugno. Sabato 22 giugno, invece, ci sarà la consegna dei diplomi agli studenti del Cpia dove verrà illustrato il progetto che ha portato alla realizzazione di “un biglietto per Savona'.