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Attualità | 11 giugno 2024, 09:50

Savona, il giudice Fiorenza Giorgi in pensione: "Doveroso lasciare il posto ai giovani, sulla violenza di genere siamo molto indietro"

Vero e proprio punto di riferimento per il Tribunale di Savona, per anni gip e giudice monocratico. Aveva disposto il sequestro della centrale Tirreno Power e per ultimo in Corte d'Assise per gli omicidi Neza e Kanolja

Savona, il giudice Fiorenza Giorgi in pensione: "Doveroso lasciare il posto ai giovani, sulla violenza di genere siamo molto indietro"

"Mi riposerò, poi ricomincerò a scrivere libri gialli e ho due-tre conferenze da fare".

Un meritato riposo ma poi subito al lavoro nella scrittura e partecipando a conferenze su temi che le stanno particolarmente a cuore, il giudice Fiorenza Giorgi da oggi, 11 giugno, (giorno del suo compleanno) saluta il Tribunale di Savona dopo 37 anni.

Un vero e proprio punto di riferimento per il Palazzo di Giustizia savonese ma non solo. Laureata alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova, nominata uditore giudiziario e magistrato di Cassazione dal 13 maggio 2001, ha svolto le funzioni di Giudice per le Indagini Preliminari e negli ultimi anni anche di giudice monocratico.

Dottoressa, faccia un bilancio di questi anni della sua carriera, che si è svolta per la maggior parte in Tribunale a Savona.

"Sono arrivato a Savona il 29 aprile del 1987 e per 13 mesi ho avuto l’onore di lavorare a Palazzo Santa Chiara. Purtroppo poi siamo passati qua, che è un po' l'emblema della situazione della giustizia, da una situazione di armonia anche strutturale ad una di estrema difficoltà anche preoccupante su certi profili. Nei sei anni precedenti sono stato fortunata: tre anni a Novara, due alla pretura di Genova e ho avuto tanti bravi maestri, pilastri. Da Franco Becchino, a Vincenzo Ferro e Renato Acquarone, persone che sono stati fondamentali per il mio modo di essere magistrato".

Cosa si porta via dal Tribunale?

"Sovente ho trovato nei miei colleghi persone che mi sono state di supporto, aiuto, conforto, anche tra gli avvocati e il personale di cancelleria. Ho infatti avuto sempre un ottimo rapporto con il foro locale, magistrati e avvocati infatti non sono su fronti contrapposti ma diversi, ognuno deve seguire la deontologia del suo lavoro e le diatribe devono fermarsi sulla porta dell’ufficio".

Lei da sempre è stata in prima linea per la lotta contro la violenza sulle donne. A che punto è l'Italia e Savona?

"Ho visto il legislatore che da un lato ha preso coscienza sulla violenza ma ha anche riscontrato le difficoltà dalla presa di coscienza a quella sociale. In Italia c’è il patriarcato e siamo lontani dall’essere per la parità, ci vorranno anni, secoli a mutare questa situazione. In Italia l’affermazione delle categorie più fragili è un problema irrisolto, ogni tentativo a livello del legislatore di concedere diritti alle categorie che anche esse sono una minoranza numerica, è naufragata vergognosamente. Siamo molto indietro e lo rimarremo molto a lungo. Il legislatore non ha ancora finito di affrontare la questione, non lo si affronta infatti in modo singolo nel momento giusto, vediamo solo la punta dell’iceberg e non è solo una questione di cultura diversa dalle nostra, c’è un problema trasversale".

Tanti i processi, le decisioni prese. Per ultimo le Corti d'Assise per l'omicidio di Danjela Neza e Etleva Kanolja.

"Il mio lavoro mi ha dato la possibilità di incidere sulla singola persona ma anche su qualcosa di più, come ad esempio sul sequestro della centrale termoelettrica di Tirreno Power. Ricordo anche le rivolte al carcere di Novara con Vallanzasca. Nel giro di sei mesi la Corte d’Assise si è trovata ad affrontare due femminicidi che avevano tutta l’estigmate. Nella violenza familiare restano catturati i minori, il minore che vive in una famiglia nel quale un genitore prevalica l’altra crescerà con convinzioni e idee sbagliate. Ora ci sono molte più denunce ed è positivo, man mano che la vittima prende coscienza costringe il suo persecutore e la società a chiedersi cosa c’è che non va".

L'appello è denunciare subito le violenze e non aspettare.

"Alla seconda che subite correte dai Carabinieri, alla Questura, da qualcuno che può fare qualcosa e denunciate, è l’unica cosa da fare. Bisogna avere il coraggio. Non accettare mai nessuna prevaricazione pensando che sia espressione di amore, di possesso, al famoso ultimo appuntamento non dovete mai andare e mai da sole nel caso".

Infine un pensiero al Palazzo di Giustizia.

"E' doveroso lasciare il posto ai giovani, l'ho visto lavorando qui e sono molto preparati, dal punto di vista non solo della preparazione tecnica ma anche umana, sono persone validissime. Ho avuto la fortuna, dopo aver fatto il giudice monocratico, dal settembre 2022 di svolgere un anno e mezzo di Collegio, ed è stata una bella esperienza, ho ritrovato infatti il confronto di idee con altri colleghi che facendo il giudice monocratico non avevo avuto più. Per fortuna lascio la sezione penale nelle mani, sarò di parte perché è un amico, di Franco Greco che terrà come si deve la sezione. Lascio il Tribunale al primo presidente donna (Lorena Canaparo. ndr), che si è occupata delle condizioni di lavoro di questo palazzo. Si è preoccupata della situazione logistica e lo lascio migliorato di come ci sono entrata - conclude - Me ne vado senza nessun rimpianto, esiste un tempo per tutto, per ritirarsi e lasciare il posto ad altri. Si è persa molto la fiducia nel genere umano, non solo nel penale ma anche nel civile. Anche se poi ci sono colleghi, collaboratori che aiutano a mantenere fiducia, chi fa il mio mestiere sa che non dovrà fidarsi, che troverà molte persone che si inchinano e dopo poi invece..". 

 

Da parte di tutta la redazione di Savonanews i migliori auguri per una serena pensione e un ringraziamento per la grande disponibilità 

Luciano Parodi

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