2 giugno 1969. 55 anni fa (ieri. ndr), era un lunedì, come oggi, il più forte ciclista di tutti i tempi, il "Cannibale" belga Eddy Merckx venne squalificato dal Giro d'Italia con l'annuncio della positività all'antidoping che gli venne recapitata nella sua stanza d'albergo all'hotel Excelsior ad Albisola Capo piazzale Vigo.
Merckx e la sua squadra, la Faema, infatti avevano deciso di alloggiare nell'albergo albisolese dopo la sedicesima tappa della Corsa Rosa che era partita a Parma e che si era conclusa a Savona vinta da Roberto Ballini in volata.
La mattinata successiva la maglia Rosa che aveva 1'21" sul secondo in classifica, Felice Gimondi, ricevette la notizia che era risultato positivo a uno stimolante, la fencamfamina, contenuto in un farmaco venduto liberamente in Italia il Reactivan Merckx (incredibile). Nella notte infatti l'equipe medica diretta dal dottor Bogliolo, aveva esaminato i risultati dei controlli gascromatografici sul vincitore della tappa, il secondo arrivato Basso, due corridori estratti a sorte (Luciani e Paolini) e proprio Merckx. I valori di uno degli esami è alle stelle e il controanalisi non mentono.
Dopo le chiamate al direttore del Giro Vincenzo Torriana e il direttore della Gazzetta Gualtiero Zanetti, è il caos.
Da lì la squalifica con l'albergo che fu assediato dai cronisti, i fotografi, dai curiosi, con le lacrime del campione belga intervistato nella sua stanza dal giornalista Sergio Zavoli, ideatore e conduttore de ‘Il processo alla tappa’, che fecero il giro del mondo. "Non so nulla, non ho fatto nulla". Le sue parole.
Alla ripartenza a Celle Ligure dopo il trasferimento da Savona (diversi ciclisti erano andati a salutare Merckx ad Albisola), Gimondi neo maglia rosa in virtù della squalifica, si rifiutò per rispetto di indossare la maglia del primato. Poi vinse quell'edizione su Michelotto e Zilioli.