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io_viaggio_leggero | 02 giugno 2024, 07:00

Australia in libertà: intervista a Selene, tra farm e popolo aborigeno

In questa rubrica troverete interviste a viaggiatori, esperienze vissute in prima persona lontano da casa e con lo zaino in spalla. Se hai un viaggio da raccontare scrivi a : ioviaggioleggero@gmail.com

Australia in libertà: intervista a Selene, tra farm e popolo aborigeno

Selene Simondo, italiana anni 31, una vera e propria “donna avventura” che all’età di appena nove mesi si è trasferita in Asia con i genitori, quando si dice il viaggio nel DNA?! Appassionata di cucina e alla ricerca di nuovi orizzonti ama definirsi una vagabonda, incuriosita dal mondo.

Quale viaggio ci racconti ?

Oggi vi parlo della mia esperienza in Australia. Sono partita con il mio compagno  dell’epoca, senza un biglietto di ritorno e con un visto viaggio/lavoro; pronta all’avventura e in cerca di emozioni autentiche lontano da casa. Appena atterrata a Melbourne compro un van e lo ”camperizzo”, una buona zona notte, nessun frigo ne bagno ma tanta voglia di muovermi.

Australia in “Van”?

Assolutamente si, lo rifarei domani. Anche se, soprattutto all’inizio, ci sono state  alcune difficoltà: le multe della polizia se sosti fuori dalle aree attrezzate, le lunghe distanze da percorrere tra una tappa e l’altra e soprattutto gli acquisti del cibo che vanno fatti di giornata, per non sprecare nulla. Tutto superabile e lo definirei una delle esperienze indimenticabile della mia vita. Gli spazi ristretti in realtà liberano energia e la natura circostante così maestosa ti fa apprezzare ogni istante, in luoghi impossibili da vivere diversamente. Le giornate all’aria aperta entrano nel mio quotidiano, così in profondità, da rappresentare una nuova bellissima normalità. 

Destinazione?

Dopo un aver trascorso un periodo in città risaliamo la costa orientale, passando dal clima continentale a quello tropicale, fino ad Airlie Beach: la porta d’accesso della grande barriera corallina australe. Una cittadina turistica da cartolina con le spiagge bianche, le palme da cocco e tante isolette ricche di coralli. Per me era la prima volta a stretto contatto con il reef, un sogno che si realizza e una grande emozione che mi porterò nel cuore. Parlando con i locals decidiamo di campeggiare per diversi giorni ad White Haven Beach, una piccola isola, raggiungibile solo in barca; dove la presenza umana è merce rara e il cibo come l’acqua non vanno mai dimenticati, sulla terra ferma.  Il gruppo si allarga ora siamo in sette e questo luogo magico è tutto per noi. Qui il tramonto rapisce lo sguardo per regalare una leggerezza così tanto inseguita; la sera il fuoco, come cucina da campo, trasforma il cibo in scatola in deliziose pietanze e la via lattea illumina i nostri discorsi fino a notte fonda.Tutto bellissimo voi direte ? Beh quasi. Ormai dalla partenza sono passate diverse settimane e capisco che con il mio compagno le cose non funzionano e decidiamo di separarci. Io non ho la patente e il van è intestato a lui, un bel problema da risolvere, non so se continuare.

Il viaggio termina qui ?

No. Anche se ammetto di essere stata assalita da dubbi, paure e un po' di panico ma non voglio mollare; quindi provo a credere in me stessa nonostante le difficoltà. Avevo bisogno di un angelo custode e quasi per magia incontro Roxy, una ragazza italiana che lavora qui ad Airlie nel settore giardinaggio; napoletana verace, molto divertente e con un grande cuore. Di carattere opposto al mio si è rivelata un buon samaritano lungo il mio cammino, tanto che mi sono trasferita a casa sua. Mi ha proposto di dividere l’affitto e di provare l’esperienza lavorativa nelle Farm, aziende agricole sempre alla ricerca di lavoratori anche non specializzati.

Lavorare Viaggiando è stato difficile ?

Non è stato semplicissimo ma fattibile. La prime cose da capire sono: il settore dove proporsi, le ore di lavoro e la paga. C’è molta richiesta nell’agricoltura ma anche molta domanda, soprattutto da parte di stranieri come me. Gli stipendi sono alti ma la vita è carissima quindi bisogna fare bene i conti e trovare un giusto equilibrio tra ore di lavoro e tempo libero per viaggiare. Reputo la mia, in ogni caso, una bellissima esperienza personale a contatto con la natura e ricca di incontri umani.

Beh sei stata fortunata ?

Direi che sono stata caparbia. Ero sola con la prospettiva del rientro a casa anticipato e all’improvviso mi sono ritrovata con un tetto e un lavoro, quando si dice il destino. A posteriori penso che se sei coraggiosa il viaggio ti premia e dopo un periodo lavorativo riparto all’avventura.

Ora dove ci porti ?   

Come Thelma e Louise ma senza rapinare nessuno partiamo in macchina in direzione estremo nord, Cape York: natura selvaggia, paesaggi unici e soprattutto le comunità autoctone. Parlo degli aborigeni che vivono in questo continente da migliaia di anni e oggi sono confinati solo in alcune zone dove, nonostante le difficoltà, mantengono usanze e costumi. Mi ha colpito molto il loro rapporto con la madre terra così simbiotico e la religione con il serpente che fa la parte del “Dio buono”. Non hanno una storia scritta e utilizzano il racconto come motore della tradizione; sono divisi in tribù o piccole comunità e per noi stranieri è difficile costruire un rapporto confidenziale. Un popolo dall’indubbio fascino guidato da una grande dignità e ricco di principi etici, sulla natura del mondo. La pittura è l’arte che utilizzano maggiormente per comunicare il loro essere e il loro vivere, con centinaia di “pallini” che danno forma alle immagini. Dopo qualche settimana rientriamo ad Airlie, pronte per una nuova meta.

Prossima tappa ?

Decidiamo di affrontare il grande deserto australe e procediamo verso il centro del continente. Il rapporto con Roxy è decisamente consolidato ed è sorprendente aver incontrato una donna con la stessa passione per l’avventura, cosi lontano da casa. La ricerca dell’ignoto ci guida lungo le strade polverose e la musica ci accompagna chilometro dopo chilometro. I colori sono unici, la desolazione si sente a fior di pelle ma l’emozione di essere sole nel deserto è impagabile; il timore che possa capitare qualcosa lascia spazio al panorama mozzafiato. Dopo una settimana e quasi 3000 km percorsi arriviamo a Uluru, uno dei simboli dell’Australia e "Pietra Sacra” per gli aborigeni

Un luogo speciale ?

Assolutamente si. Beh intanto si tratta di un grande parco nazionale protetto dove la città più vicina dista 500 km e la natura del luogo, con la sua stranezza, ipnotizza lo sguardo; una roccia enorme alta più di 350 metri con un diametro di 10 km al centro di una pianura sconfinata. Prima di questo viaggio mi sono sempre considerata una vagabonda, poco adeguata a situazioni e persone, con un senso di inquietudine a farmi compagnia e tanta voglia di altro. Senza programmarlo ho visto l’alba più bella della mia vita e nel giorno del mio compleanno, qui mi sono sentita a casa e finalmente in pace con me stessa. Soprattutto carica di energia positiva .          

Prima hai parlato di “Pietra Sacra” spiegati meglio?

Uluru, non è soltanto una meraviglia della natura, per gli aborigeni rappresenta un luogo di culto con un significato ultraterreno molto importante. Proprio in quei giorni, per mia fortuna, ho assistito ai festeggiamenti per la riconsegna di una parte del parco alla popolazione locale; così da preservare questa icona sacra dall’eccessivo sfruttamento turistico. Una grande festa ricca di musica, di arte e di spiritualità in un’atmosfera di allegria spontanea e di assoluto rispetto; la sensazione che provi è di essere parte di un tutto, ti senti al centro del mondo e non vorresti essere altrove.

Cosa consigli per questo tipo di viaggio ?

Prima di partire procuratevi il visto necessario e datevi un budget ben definito. Muovetevi in auto o meglio con un van/camper alla scoperta dell’Australia più selvaggia che non troverete nelle grandi città. Soprattutto mettevi in gioco.

Prossima avventura?

Nuova Zelanda alla scoperta del popolo Maori, ci ho preso gusto !

 

IN & OUT AUSTRALIA

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Marco Di Masci

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