Una mostra di arte pop dell'artista Michela Manfredi, di origini napoletane ma residente a Genova, è stata presentata ieri, 24 maggio, ai numerosi appassionati d'arte che hanno partecipato all'evento presso la galleria alassina Artender di Alessandro Scarpati.
Michela Manfredi può essere definita una Andy Warhol in gonnella. E proprio dal poliedrico artista statunitense ammette di aver preso spunto: "Sin da bambina mi piaceva disegnare e poi dipingere. Nel 2018 ho debuttato ufficialmente nell'arte come professione, con profonda ispirazione a Andy Warhol".
Michela Manfredi è nata a Napoli 33 anni fa. Il fascino estremo dell'arte ha esercitato un'influenza significativa su di lei, favorita anche dalla crescita in un contesto ricco di stimoli artistici: il nonno materno, Alfredo Di Giovanni, era un pittore. Egli imparò a dipingere alla vecchia maniera, acquisendo il mestiere nella bottega di un artista, dove fu condotto dalla necessità di guadagnare qualcosa per sostenere la madre e i fratelli durante il secondo dopoguerra. Il suo stile era classico, ritraendo paesaggi bucolici, i vicoli di Napoli e il Vesuvio. Dal lato paterno, si è ereditata una forte influenza dell'Arte Contemporanea. Lo zio paterno, Lucio Amelio, famoso gallerista napoletano, fu uno dei protagonisti dello scenario artistico internazionale negli anni '60-'90, attirando in Italia artisti come Warhol e Beuys. È stato un immenso privilegio ammirare l'arte in ogni sua forma. L'artista che ha maggiormente ispirato Michela è Warhol, in particolare la sua opera/manifesto "Fate presto", realizzata per la collezione "Terrae Motus", ideata proprio da Lucio Amelio. Questa collezione, composta da opere di 66 artisti di fama mondiale, racconta la tragedia che colpì l'Irpinia negli anni '80. "Fate presto" occupò all'epoca la prima pagina di numerose testate giornalistiche, ispirando l'idea di trasformare in arte le prime pagine di diverse riviste. Inoltre, si ritiene che ci sia qualcosa di speciale nello sfogliare un giornale, toccarne le pagine e sentirne l'odore, un'esperienza che sta scomparendo con l'avvento del digitale e sulla quale si vuole porre attenzione.
La critica d'arte Claudia Andreotta ha illustrato al pubblico le doti artistiche di Michela Manfredi, evidenziando il suo talento. Particolarmente interessanti e ammirate sono state le elaborazioni delle copertine degli anni '30 della Settimana Enigmistica.
La mostra sarà aperta fino al 9 giugno.