Un appello unanime: lo stabilimento deve ripartire. È questa la posizione presa dai sindacati sulla situazione del sito Verallia di Carcare, con 120 lavoratori in cassa integrazione a rotazione a causa del caro energia, dell'aumento dei costi e delle difficoltà di approvvigionamento delle materie prime.
Nella giornata odierna, le rappresentanze sindacali e un gruppo di lavoratori hanno incontrato e portato le loro istanze a Raffaella Paita, senatrice e coordinatrice nazionale di Italia Viva, nonché candidata al Parlamento europeo nella lista Stati Uniti d’Europa, circoscrizione Nord Ovest (Liguria, Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta), in visita elettorale in Val Bormida e presso lo stabilimento Verallia di Dego.
"Verallia sta attraversando un periodo di crisi nelle vendite delle bottiglie. Il problema grosso è che la stanno facendo pagare interamente allo stabilimento di Carcare, che è fermo da otto mesi", commenta Tino Amatiello, segretario Filtcem Cgil. "Noi chiediamo a questa azienda la ripartenza immediata dello stabilimento, sia con nuove linee commerciali, sia riattivando Carcare e una linea per tre stabilimenti in Italia. Tenendo conto che i siti sono sei, il costo economico sarebbe quasi nullo; si tratterebbe solo di un minor guadagno".
"Questa azienda negli anni ha guadagnato cifre enormi, sono 30 anni che continua a ottenere risultati ottimi, perciò agli azionisti ha dato rendite molto alte. Oggi potrebbe essere il momento, per una questione sociale e per rispetto al territorio che ha sempre sostenuto questa azienda, che l'impresa guadagni leggermente meno e faccia ripartire Carcare, fermando tre linee sugli altri tre stabilimenti", conclude Amatiello.
"Abbiamo approfittato della campagna elettorale per esternare un po' le problematiche di questo territorio con la vetreria Verallia di Carcare. Da ottobre hanno rifatto il forno, che è stato completato a dicembre, ma non è ancora ripartito. Questo perché c'è una crisi veramente forte, ma non giustifica le scelte aziendali. Se da una parte abbiamo una scelta industriale logica, dall'altra c'è un impatto sociale che può essere ridistribuito su tutto il gruppo. Noi chiediamo che venga formulato un piano commerciale entro un mese e ci venga data una risposta. Diciamo che l'azienda deve ripartire perché non è giustificato che solo Carcare paghi la crisi di tutto il gruppo", aggiunge Corrado Calvanico della Femca Cisl.
"Oggi abbiamo fatto presente, sia all'azienda che ai politici, che vengono a fare campagna elettorale europea, che un'area di crisi complessa come quella di Savona e della Val Bormida deve essere considerata come tale. Purtroppo lo stabilimento di Carcare è fermo da ottobre e dobbiamo in qualche modo farlo ripartire - conclude Edoardo Pastorino della Uiltec - Hanno fatto un investimento di 8 milioni e ancora oggi, siamo fermi e non riusciamo a ripartire. Le produzioni sono state trasferite negli stabilimenti dell'Est, di Lonigo e del nord Italia, che sono a piena capacità. Allora, a questo punto, noi chiediamo all'azienda che questa produzione possa ritornare in Val Bormida, al fine di dare la giusta importanza agli abitanti e al territorio".
La candidata Paita ha ascoltato le richieste dei sindacati e ha promesso di depositare un'interrogazione parlamentare "per sollevare l'attenzione su questa situazione" già domani. Ha sottolineato anche l'intenzione di effettuare, nel più breve tempo possibile, presumibilmente dopo le elezioni europee, un giro dell'intera area di crisi complessa, accompagnata dalle organizzazioni sindacali, per raccogliere il maggior numero possibile di informazioni.