Sanità - 18 maggio 2024, 08:35

Sanità, Nerina Dirindin: “Il servizio sanitario deve tornare ad essere universalistico e finanziato con la fiscalità generale”

La docente universitaria è tra gli scienziati che lo scorso aprile hanno firmato l'appello in difesa sistema pubblico, sempre più impoverito

A inizio aprile di quest’anno, 14 tra i più importanti scienziati italiani, tra cui il premio Nobel Giorgio Parisi e il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, hanno firmato un appello comune in cui si chiede di difendere e rinnovare il Ssn italiano, il servizio sanitario nazionale del nostro Paese. Tra i firmatari c'era anche Nerina Dirindin, professoressa associata di economia pubblica e politica sanitaria all'Università di Torino, ex senatrice del Pd e ex Direttrice Generale del Ministero della Sanità.

Ieri pomeriggio, 17 maggio, Dirindin era ospite del circolo tematico del Pd "Se otto ore vi sembran poche" all'incontro organizzato alla Sms Serenella sul tema "Salviamo il sistema sanitario pubblico". 

Con un servizio sanitario pubblico con personale sempre più demotivato e cittadini che fanno fatica ad ottenere le prestazioni di cui hanno bisogno, la tenuta della nostra sanità, è sempre più precaria. Si é creato quello che la professoressa ha definito "Co sufismo sanitario" che spinge sempre più verso il privato, come avviene da tempo anche nella nostra regione.

 "L'impoverimento della nostra sanità pubblica, ottenuta lottando – ha detto Dirindin – è stato graduale. Non possiamo per mettere che continui. Questo sistema è in crisi, una crisi diventata più pesante negli anni 2008-2009. Chi cercava di segnalare i rischi di questo progressivo indebolimento veniva accusato di essere vecchio, troppo legato alla convinzione che il pubblico è sempre meglio del privato. E' stata un'ubriacatura di cui decisori politici e tecnici sono stati vittime".

In questo contesto si è fatta sempre più spazio la sanità privata. 

"La crisi nasce da questa subordinazione culturale – ha spiegato Dirindin - e si sperava che dopo la pandemia venisse superata. La pandemia ha ricordato che abbiamo sbagliato a non potenziare la sanità territoriale. La maggior parte delle regioni ha dedicato attenzione all'assistenza ospedaliera, ma bisogna fare in modo che le persone non siano costrette ad andare in ospedale, lavorare su prevenzione e sanità territoriale".

Dirindin ricorda la norma sul "tetto di spesa" che prevedeva che la spesa per il personale sanitario sanitario nazionale non potesse superare quella del 2004. "Si è andati avanti su questa norma introdotta nel 2005 – afferma Dirindin – la pandemia ha poi un po' allentato il tetto di spesa, ma ne è derivato un ulteriore indebolimento della sanità pubblica. Si è iniziato a esternalizzare i servizi con il privato convenzionato e oggi ci troviamo senza personale". 

"Nonostante questo abbiamo indicatori che evidenziano un servizio sanitario efficace – ha concluso Dirindin – ad esempio sui risultati di interventi di tumori più frequenti la sopravvivenza in Italia è superiore alle media Ue o ancora la sopravvivenza per interventi di infarto del miocardio è superiore rispetto ad altri paesi europei. Ho l'ostinazione di dire che possiamo farcela; il servizio sanitario deve tornare ad essere universalistico e finanziato con la fiscalità generale. Bisogna arrestare l'impoverimento e poi incrementare le risorse".