Solo l'elettrificazione delle banchine, finanziata con il Pnrr, vale quasi 9 milioni di euro (5,6 milioni per gli impianti di “cold ironing” in banchina e altri 2,9 milioni per la realizzazione di edifici industriali di servizio). Poi c'è la logistica, progetti discussi come il deposito di Gnl a Bergeggi, la stesura del Piano regolatore portuale, per cui ci si aspettava una bozza già per l'estate, e l'ordinaria amministrazione delle pratiche con un ente se non proprio paralizzato comunque rallentato nella sua operatività. Insomma, tra privato e pubblico si parla di investimenti che superano il centinaio di milioni di euro.
L'inchiesta che sta sconvolgendo Regione e porto rischia di bloccare molte attività anche su Savona e Vado. La preoccupazione degli operatori portuali, che si incontreranno mercoledì, è forte.
“L'apprensione c'è ed è tanta – spiega Gerardo Ghiliotto, presidente dell’Unione utenti del porto di Savona - riguarda sia l'ordinaria amministrazione sia interventi di ampia portata. Abbiamo una situazione un po' congestionata dell'utilizzo delle banchine, con alcune linee da riposizionare, come nel caso di Grimaldi. Cose che richiedono lucidità ma la testa è un po' da un'altra parte”.
“Sulla progettualità stiamo lavorando da tempo – prosegue Ghiliotto – per attivare nuove modalità di utilizzo del trasporto su treno e che consentirebbe lo sbarco a Savona per il mercato di Volkswagen”.
Altrettanto delicato è l'iter del Piano Regolatore Portuale (PRP), strumento di pianificazione dei due scali che fanno parte dell'Autorità di sistema. Dal 2022 sono stati avviati incontri di confronto e concertazione condivisi con gli operatori del il territorio che si sono sviluppati anche nel corso del 2023. Tra le osservazioni fatte dagli operatori portuali del savonese c'era la necessità di avere due accosti in più che richiedono uno sviluppo a mare di attività come rotabili, merci varie e rinfuse, con la creazione di una nuova “tasca” e la ridefinizione della diga verso mare.
“Per il piano regolatore portuale abbiamo partecipato a tutte le fasi del percorso di elaborazione strategica – prosegue Ghiliotto – ed abbiamo seguito tutti gli step con condivisione del territorio e in un processo molto costruttivo. Nell'estate 2024 avrebbe dovuto esserci una prima bozza”.
A Vado i progetti in corso e da avviare sono: il completamento delle opere legate alla piattaforma Apm; l'intervento “711”, già avviato di potenziamento del parco ferroviario e il cosiddetto ultimo miglio di connessione tra il porto e la viabilità ad esso collegata; quelle che vengono definite infrastrutture “immateriali” legate alla digitalizzazione per sburocratizzazione delle pratiche. Per la diga di Vado, infine, è in fare di realizzazione il primo lotto e si deve procedere con il secondo. Un altro intervento da avviare è la realizzazione della “Darsenetta”, uno molo che consenta lo stazionamento dei rimorchiatori, in vista dell'incremento delle attacco di navi a Vado, sistemandovi parte della flotta, ed evitare che i rimorchiatori debbano ogni volta partire da Savona per Vado Ligure.
Sul porto di Savona c'è la grossa partita del del collegamento ferroviario con il porto, l'efficientamento energetico di alcuni capannoni del porto e l'elettrificazione delle banchine; l'accessibilità al porto, le nuove opere di difesa del porto e il waterfront di Levante che richiede un'interazione fra Comune e Autorità di sistema portuale.