Dal 2026 l'FSRU Alto Tirreno Golar Tundra stazionerà, in caso di futuro assenso alla procedura di VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale) Nazionale, nello specchio acqueo a 4 km dalla costa di Vado e a 2.9 km Savona, nel quale resterà per 17 anni per trasformare miliardi di metri cubi di gas dallo stato liquido a quello gassoso immettendoli poi nella rete energetica nazionale.
L'azienda nella giornata di ieri ha ospitato i giornalisti liguri a bordo della nave ormeggiata ora al porto di Piombino i quali hanno cercato di capire il ruolo della nave all'interno della strategia energetica nazionale, vedere da vicino il suo funzionamento e affrontare coi tecnici di Snam alcuni dei dubbi emersi da enti locali e cittadini sul posizionamento nella costa savonese e del tracciato a terra nei comuni di Quiliano, Altare, Carcare e Cairo Montenotte.
Ma come funziona con precisione l'impianto? "A Piombino l'operazione di attracco prevede che la nave metaniera entri nel porto; con l'ausilio di quattro rimorchiatori, viene trasportata e avvicinata alla Tundra. Successivamente, si procede all'ormeggio, fissando delle cime ai ganci d'ormeggio. Una volta ormeggiata la nave, vengono collegate le manichette. Queste, poste sul fianco della Tundra, permettono il trasferimento del GNL dalla nave al serbatoio della Tundra. Quest'ultima dispone di quattro serbatoi, con una capacità totale di 170.000 metri cubi, e il GNL viene pompato attraverso due stadi di pompaggio fino ai vaporizzatori - ha spiegato Filippo Belloni, Operations & Maintenance Manager di Snam Fsru Italia - Questi, funzionando come scambiatori di calore, permettono al GNL di venire a contatto con l'acqua di mare: l'acqua si raffredda mentre il gas naturale liquefatto si scalda, producendo gas naturale che viene poi immesso, attraverso le manichette, alla banchina. Da qui, dopo 8 chilometri, il gas raggiunge la stazione di misura e la rete di distribuzione nazionale".
Tra le principali preoccupazioni quelle ambientali, vista la vicinanza con la costa, l'Area Marina Protetta di Bergeggi e il Santuario dei Cetacei. Dalla nave l'acqua utilizzata nei processi viene infatti sversata in mare a una temperatura inferiore a quella alla quale viene pescata e clorata. Per i controlli necessari sono 6 i milioni annui previsti da Snam.
"In merito alla questione della temperatura, legata all'utilizzo dell'acqua di mare per riscaldare il GNL e alla sua successiva re immissione in mare a temperatura più bassa, è importante sottolineare che esistono limiti di temperatura che devono essere rispettati. Monitoriamo costantemente questi limiti, come parte del piano ambientale, che include anche indagini sulla qualità dell'aria e, soprattutto, sull'acqua - ha proseguito Belloni - Con un investimento di circa 6 milioni di euro all'anno, verifichiamo le condizioni dell'acqua e della fauna ittica, non solo nelle immediate vicinanze della nave, ma anche nell'area circostante, per assicurare che le operazioni siano pienamente compatibili con l'ambiente. I rilievi così verificati dimostrano che l'attività della nave rispetta l'ambiente circostante".
"Sono impegnati 6 milioni di euro all'anno per monitorare l'ambiente idrico marino, compresa la colonna d'acqua, i sedimenti e l'atmosfera. Monitoriamo gli effetti della dispersione del gradiente termico, poiché restituiamo l'acqua al mare a una temperatura più bassa di quella di prelievo, e l'ipocloruro di sodio usato per pulire le condotte, la cui concentrazione al rientro in acqua è sempre inferiore ai limiti di legge, 0,2 parti per milione. Questa dispersione poi si azzera a poche decine di metri dallo scarico. Effettuiamo prelievi non solo vicino alla Golar Tundra ma anche all'esterno del porto, fino alla zona delle vasche di itticoltura, per assicurare l'assenza di impatti con le attività circostanti" ha puntualizzato Elio Ruggeri, Amministratore Delegato di Snam Fsru Italia.
Altro tema affrontato quello che riguarda la sicurezza della nave in situazioni meteomarine avverse e circa la vicinanza di Golar Tundra ad altre attività antropiche e industriali.
"Sull'aspetto della sicurezza, la torretta che stiamo progettando, utilizzata anche nel Mare del Nord, è pronta a resistere a condizioni meteomarine estreme, non presenti nel Mar Tirreno. La torretta disconnettibile permette alla FSRU di sganciarsi in poche ore, diventando una nave motorizzata, pronta per l'allontanamento. Siamo tranquilli riguardo la sicurezza del progetto, attualmente al vaglio del Comitato Tecnico Regionale" precisa Ruggeri.
Ora l'ultimo passaggio spetterà comunque alla commissione di Valutazione d'Impatto Ambientale Nazionale dopo la revisione effettuata dall'azienda in base a un primo giro di osservazioni e quindi alle contro osservazioni anche sugli impianti a terra.
"Evidentemente noi siamo tranquilli perché non avremmo proposto un progetto non pienamente sicuro. È un progetto che è al vaglio del Comitato Tecnico Regionale che è preposto a valutare la sicurezza e a stabilire eventuali prescrizioni per assicurarla. È un progetto non più vicino di tanti altri terminali alle attività antropizzate, urbane. In Liguria il terminale di Panigallia opera dal 1970 ed è attaccato al Comune di Portovenere e al Comune di Lerici: non c'è di che aver paura. Il fatto che sia in mezzo al mare io la vedrei come una ragione di sicurezza perché, appunto, si può allontanare - prosegue l'amministratore delegato Snam - Ad oggi non ci sono arrivate né prescrizioni né obiezioni. Questo secondo me è importante specificarlo, ma ci sono arrivate soltanto richieste di chiarimento e approfondimento. È una fase del procedimento autorizzativo standard - continua - A queste richieste di approfondimento abbiamo risposto nella documentazione che abbiamo depositato poche settimane fa e quindi siamo a disposizione per ogni ulteriore commento, delucidazione e interazione".
Perché quindi gli abitanti non dovrebbero aver paura del rigassificatore? "Qui avviene solo un passaggio di stato del GNL, dalla fase liquida a quella gasosa, attraverso lo scambio termico con l'acqua di mare. Non ci sono rischi, né fonti di inquinamento che non possiamo gestire" conclude Ruggeri
Nel luglio del 2026 la nave dovrà quindi spostarsi da Piombino, dove al momento non sembrano essere emerse particolari criticità e non vi sono state interferenze con le altre attività portuali, a Vado Ligure. Permane quindi una domanda: perché, avendo già prove provate e parrebbe positiva di convivenza tra la nave rigassificatrice e lo scalo toscano, dovrà effettivamente avvenire questo spostamento?