"Finale aperto - Dibattiti sul presente". Giovedì 11 aprile, alle ore 17:30 presso la libreria Cento Fiori di via Ghiglieri a Finale Ligure Marina, nel centenario della nascita di Franco Basaglia, Paolo Francesco Peloso, autore di "Franco Basaglia, un profilo", ne discuterà con Antonio Maria Ferro e Carlo Vittorio Valenti. L'incontro sarà moderato da Cinzia Aicardi.
Il volume ricostruisce la vicenda umana e professionale di Franco Basaglia, lo psichiatra che ha colto nella malattia mentale anche una questione sociale e politica. Una volta chiusi gli ospedali psichiatrici, il malato si imbatteva di nuovo in quella società in cui aveva avuto origine la sua esclusione e in cui subiva nuovi processi di emarginazione, ingiustizie, ipocrisie. La critica radicale di Basaglia all’istituzione psichiatrica investe allora la società stessa che l’ha generata e la sua lotta anti-istituzionale incontra quella degli operai, degli studenti, delle donne e dei popoli oppressi per un mondo più libero e più giusto.
Paolo Francesco Peloso medico psichiatra, primario del Dipartimento di igiene mentale dell’azienda sanitaria di Genova, membro effettivo dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere, partecipe a convegni nazionali ed internazionali, studioso ad ampio spettro, ben oltre la storia della psichiatria, delle strutture manicomiali e di monografie su psichiatri del passato. È autore di oltre 400 saggi e monografie, molti dei quali dedicati allo studio critico delle istituzioni psichiatriche.
"Con l’associazione che coordino da 15 anni, “A Cielo Aperto”, nel 2015 eravamo al Teatro delle Udienze a presentare il libro su Basaglia “La Repubblica dei matti” di John Foot. Quasi dieci anni dopo quello di Paolo Peloso, a cento anni dalla nascita di Basaglia - ha detto Cinzia Aicardi, presidente dell'associaziine di Finale Ligure - Lo faremo con due esponenti della psichiatria ligure che tanto hanno dato a questo territorio: Antonio Maria Ferro e Vittorio Valenti. L’occasione del libro di Paolo ci permette di riflettere su un percorso, un lungo percorso che rispecchia un’esperienza di rottura in un contesto sociale lontano, a partire da metà anni Sessanta, percepito come lontano ma attuale".
"Credo che Paolo abbia fatto un lavoro importante, perché nella ricostruzione storica di quanto fatto da Basaglia, dalla sua equipe e da quanti dopo di lui ne hanno preso le mosse, Peloso riesce a orientare il lettore su alcune parole chiavi di quella esperienza e di ciò che dovrebbe accompagnarci tutti i giorni: autocritica, rispetto, pratica, sperimentazione e forza, tanta forza, intendo la forza delle idee, da cui seguirà la loro difesa - continua Cinzia Aicardi - Alle sue doti da innovatore poiché il primo a pensare a un offerta di cura e assistenza integrata nei servizi sanitari pubblici: centri di salute mentale, comunità extraospedaliere. E qui penso al nostro centro sociale o alla Caup di Rialto, in cui si agisce attraverso il sostegno e non con il controllo finalizzato a se stesso".
"Avevo già scritto un libro su Basaglia che abbiamo presentato due anni fa r che si intitolava "Ritorna Basaglia?" e che voleva confrontare soprattutto le sue posizioni in psichiatria con la situazione attuale e la posizione che poteva avere con il momento di oggi - ha detto l'autore Paolo Peloso - L'11 marzo era il centenario di nascita di un personaggio importante per la psichiatria in Italia ma non solo. Differisce dall'altro libro perchè ne traccia un profilo, partendo dagli articoli che hanno pubblicato il giorno dopo la morte e colpisce il fatto che i giornalisti si dimostrano molto affezionati a lui perchè si raffrontava in un modo molto spontaneo e positivo. Ho ripercorso il lavoro di Basaglia, i suoi scritti e i riferimenti anche oltre alla psichiatria cercandoli in tutto il mondo".
"Sul finale mi chiedo quali potrebbero essere dieci parole chiave per rappresentarlo, il suo rapporto con la follia e la malattia mentale, con la povertà che scopre in manicomio, è un uomo che concepisce come Sartre l'esistenza come dialettica, fondamentale anche il concetto della bontà perchè era un uomo essenzialmente buono per cercare di aiutare queste persone e il concetto di libertà" conclude l'autore.