Giovedì 14 marzo, alle 18, presso lo spazio di coworking "COSA" in via Paleocapa, Cristina Bicceri (Più Europa) racconterà il percorso della candidatura di Savona a Città Capitale della Cultura per il 2026.
Da quando Cristina ha lanciato l'idea, due anni fa durante le elezioni amministrative, Savona-Capitale-Della-Cultura è diventata una sorta di talismano, una formula magica con cui la nuova giunta benedice ogni iniziativa pubblica, dall'inaugurazione di un giardino all'installazione di un paracarro.
Dopo anni di stagnazione economica e di letargo culturale, dove la destra aveva risanato il bilancio ma investito poco in cultura, forse pensando, con Tremonti, che "non si mangia", la prospettiva di trasformare un'area di crisi industriale complessa nella "Capitale della cultura 2027" ha offerto alla sinistra una formidabile bandiera politica per il quinquennio del suo mandato, oltre alla prospettiva di benefici economici per l'intera zona, come è successo per Matera e Parma.
Per descrivere la "Grande Azione Parallela" che oggi anima il dibattito pubblico a Savona, ci vorrebbe la penna di Robert Musil: ogni due settimane, un assessore, un consigliere o un maitre à penser lancia un convegno sul tema, e ogni volta compaiono nuovi relatori. Tutti tranne colei che ha avviato l'idea, ossia Cristina Bicceri. Certo, dopo più di due anni dall'insediamento della giunta, il sindaco Russo l'ha ringraziata pubblicamente, ma è inspiegabile che nel comitato promotore del progetto lei non abbia alcun ruolo, nemmeno di cortesia, come ad esempio partecipare alle riunioni. Ciò sorprende per tre motivi:
1) L'"empowerment delle donne" è da sempre una bandiera della sinistra.
2) Un aspetto positivo della giunta è stata l'attenzione alle pari opportunità, come il riconoscimento dei figli di coppie gay.
3) La giunta si vanta del suo equilibrio di genere: cinque assessorati importanti sono guidati da donne - Elisa Di Padova, Nicoletta Negro, Ilaria Becco, Barbara Pasquali, Gabriella Branca, tutte impegnate nella promozione della donna, come nel festival "Donna-Scrittrice". Tuttavia, pare che nessuna abbia considerato il ruolo di Cristina nel progetto più significativo dell'amministrazione.
Il 10 novembre 2022, la scrittrice Alessandra Bocchetti ha inviato una lettera aperta alla ministra Roccella: "Ministra, ho letto che ha accettato il suo incarico volentieri perché il ministero delle Pari opportunità è stato voluto dal movimento femminista. Mi permetto di correggerla. Noi femministe non abbiamo mai chiesto un ministero delle Pari opportunità. Lo abbiamo considerato un luogo pericoloso e ambiguo.
Dava alle donne l'idea di avere una 'stanza tutta per sé', ma in realtà si trattava di isolarle. Le pari opportunità sono state la risposta istituzionale alla creatività del femminismo, un modo per contenere la sua potenza. Io parlo di femminismo di stato. Le donne non sono una categoria, sono fondamentali per la società, che senza di loro non esisterebbe. In quanto cittadine e contribuenti, meritano tutti i ministeri, non solo quelli 'adatti' a loro.
Ora le donne non si chiedono più se sono capaci di fare ciò che fanno gli uomini, ma se possono farlo meglio. Siamo oltre le pari opportunità. Sono lieta che lei si dichiari femminista, perché così potrà riconoscere la falsa politica e lavorare sulla forza delle donne, che è immensa, piuttosto che sulla loro presunta debolezza. Sarà difficile, perché le donne non hanno bisogno di pari opportunità, ma di opportunità maggiori.
"Mi chiedo come Alessandra Bocchetti giudicherebbe la vicenda di Cristina Bicceri, una piccola storia che riflette eloquentemente come funzioni l'"empowerment" delle donne in provincia, uno slogan che oggi riempie, con la sua sonorità bombastica, molte bocche. Nei giorni scorsi, Elly Schlein ha dichiarato: 'Trasformiamo il Pd in un partito femminista'. Forse dovrebbe fare un giro a Savona…".