La libera professione allargata nei centri accreditati non si può fare: per il Consiglio dei ministri “presenta profili di illegittimità”. La legge sulla libera professione allargata dei medici era stata approvata a fine 2023 dalla giunta Toti per ridurre le liste d’attesa, ma non piò essere applicata, perché in contrasto con le norme nazionali.
Secondo l’emendamento della Regione, le strutture private accreditate possono utilizzare i medici dipendenti di Asl e ospedali che abbiano optato per l’intramoenia, attività libero-professionale interna, nei loro studi o in strutture private. La misura straordinaria era intesa in via transitoria, fino al dicembre 2025, inserita dalla Regione nella legge di bilancio con l’obiettivo di ridurre le code per le visite specialistiche. La norma avrebbe inoltre dato la possibilità alle aziende sanitarie di acquistare visite dai medici-dipendenti durante l’attività privata.
L’operazione “straordinaria” andava incontro a un momento altrettanto “straordinario” in cui il problema delle liste d’attesa non era più sostenibile utilizzando metodi ordinari, ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità Angelo Gratarola. Ora la pratica passerà all’esame della Corte Costituzionale.