#ILBELLOCISALVERÀ - 25 febbraio 2024, 08:00

Alla scoperta dei frutti antichi del savonese: dall’albicocca di Valleggia alla pesca Michelini

Diverse le varietà di pesche, tutte dolcissime, oltre alla mela Carla, l’arancia Pernambucco e il chinotto

In foto le albicocche di Valleggia e una pesca Michelini di Borghetto S. Spirito

Questa settimana la tappa della rubrica #ILBELLOCISALVERÀ è diffusa in tutto il savonese per parlare dell’enorme patrimonio di frutti antichi endemici che possediamo. Una serie di meravigliose eccellenze agricole di cui il nostro territorio è da lungo tempo produttore, grazie anche alla lungimiranza dei nostri avi. Io ne ho scoperti alcuni, ma sicuramente ce ne sono altri.

Partiamo da Borghetto, dove gli antenati di Davide Michelini, che ancora oggi si impegna a mantenere vivo questo patrimonio con la creazione e la vendita di alberi da frutto, diedero i natali alle famose pesche “Michelini”, probabilmente le più profumate e buone al mondo, tra quelle a pasta bianca.  La pesca Michelini è venata di rosa e di rosso, con maturazione intorno ai primi di agosto.  Oggi sono coltivate in molte zone d’Italia e d’Europa, ma sono state ibridate negli anni ’30 a Borghetto da suo bisnonno Antonio, ‘U Bacan’, e suo nonno Pietro, ‘Pedrin’. I suoi antenati diedero i natali anche a un'altra varietà di pesche: la “Aurora”, oggi quasi estinta. Oltre alle varietà ibridate in terra Michelini, sempre a Borghetto, un’altra varietà di pesche che, tra quelle a pasta gialla, è la più dolce in Liguria: la “Dantin”, nata nei terreni di Dante Reale. Sempre di Borghetto anche la Dessié, oggi a rischio estinzione. Uscendo da Borghetto, ancora pesche: le “Impero” di Lusignano, a pasta bianca, la “Cervetto” della Val Maremola, a pasta bianca. Michelini, Dantin, Impero e Cervetto sono le “Quattro star liguri”, tra le varietà di pesche.

Non solo pesche. Che dire, per esempio, delle dolcissime albicocche di Valleggia? È considerata la varietà più buona al mondo, annoverata tra i prodotti agroalimentari tradizionali italiani e presidio Slow Food. È piccola, con la buccia di colore arancio e puntinature rosso mattone, molto evidenti. Valleggia, nel comune di Quiliano, è il nome della località di massima produzione. Le prime notizie sulla presenza dei frutteti della “Valleggina” risalgono ai primi dell’Ottocento. Fino alla fine degli anni Sessanta del secolo successivo, i frutteti erano presenti in quasi tutta la riviera savonese, da Loano a Varazze, e rappresentavano il 70% della raccolta dell'intera provincia di Savona. Purtroppo, il progresso ha messo a rischio la preziosa varietà, ma grazie all'intervento di fondazioni ed enti locali, è stato possibile il recupero delle produzioni locali più a rischio.

E che dire della mela Carla di Finale? I padri della frutticoltura italiana, Molon e Gallesio, la definiscono rispettivamente “una delle mele più saporite, con un sapore che ricorda viola e ananas” e “la regina delle mele croccanti”. Il nome è Carla o Carla di Finale, ma si usa anche il plurale Carle e il maschile Carlo. Il frutto della mela Carla è piccolo e irregolare, ha una buccia liscia giallo-paglierina screziata di rosa e una meravigliosa polpa succosa e dolcissima.

E poi ci sono due fantastici agrumi: l’arancia Pernambucco di Finale e il Chinotto di Savona.

Il Pernambucco è una profumatissima, succosa e dolcissima varietà di arancia che arriva da lontano, dallo stato brasiliano di Pernambucco, probabilmente in uno degli scambi commerciali, legname soprattutto, tra Genova e l’allora colonia portoghese. Un marinaio finalese imbarcato su un veliero portò in Riviera una pianta di arancio e, in onore del luogo di provenienza, lo chiamò Pernambucco. Scientificamente appartiene alla varietà Washington Navel, che in Riviera e in particolare a Finale Ligure, dove a fare la differenza sono il terreno e l’aria, si è selezionato in cloni locali.

Infine, il chinotto di Savona, un agrume poco conosciuto e molto particolare, oggi presidio Slow Food. Un frutto con una storia piena di curiosità. Si dice lo abbia portato in Italia un savonese dalla Cina, ed ecco allora da dove deriverebbe il suo nome comune: chinotto. È piuttosto amaro, ma diventa buonissimo se candito ad esempio, e, meglio ancora, se utilizzato in pasticceria. Un frutto che rischiava di scomparire, ma che a Savona ha trovato nuova vita grazie a tanti progetti.

Per chi ha lo spazio di un orto o un giardino, sarebbe bello poter piantare alberi di questi meravigliosi frutti della nostra terra. Un modo interessante di mettere a dimora alberi e dare continuità alle nostre varietà di frutta del savonese. Perchè tutto questo lavoro, tutta questa dolcezza non possa mai scomparire.
#ILBELLOCISALVERÀ