“Un comitato non può surrogare le funzioni di altri. Ai rappresentanti istituzionali l’onere di rispondere ai bisogni dei cittadini”. C'è amarezza nelle parole di Gianpiero Storti uno dei fondatori e presidente del Comitato Amici del San Paolo.
Il Comitato è stato chiuso con l'assemblea dei soci di ieri pomeriggio, 31 gennaio, che ha votato per lo scioglimento. Per sette anni ha organizzato incontri, dibattiti, raccolto firme (16.000) e combattuto per l'ospedale savonese, ma non sempre ha trovato il sostegno della popolazione e della politica.
“La mission del Comitato si è mossa nel perimetro della rappresentanza a tutti i livelli possibili – spiega Storti - evidenziando le necessità della popolazione e dell’ospedale San Paolo in particolare nei casi dell’emergenza -urgenza. Il compito di portare a compimento le istanze della popolazione è dei Sindaci e della politica savonese. Ciò accade nel vicino ponente con Sindaci e consiglieri che vediamo giornalmente impegnati a salvaguardare "giustamente" ciò che hanno e vorrebbero avere nel campo sanitario secondo il mandato dei cittadini. Stupisce l’insensibilità della popolazione verso la difesa del proprio ospedale nonostante i benefici che giornalmente tanti hanno”.
Molti gli obiettivi raggiunti elencati dal presidente del Comitato come il salvataggio della Cardiologia interventistica, del reparto Infettivi e della chirurgia della mano fondata da Renzo Mantero, la Breast Unit al San Paolo,l'acquisizione dell’angiografo multidisciplinare o il centro Ictus.
“Per l’angiografo multidisciplinare – dichiara Storti - non possiamo certo dire che sia stato un successo pieno. Acquistato dopo le battaglie sopra descritte nel 2021, purtroppo è ancora a mezzo servizio: infatti è attivo dalle 8 alle 15. Perciò non può ad oggi venire utilizzato per le emergenze nelle 24 ore, vale a dire per lo scopo principale per cui era stato richiesto: evitare ai pazienti a rischio di vita un trasporto ad altro ospedale. Inoltre può essere ad oggi usato dai cardiologi solo una volta alla settimana per importanti interventi programmati”.
Anche per il centro icstus il Comitato non è del tutto soddisfatto. “Il centro ictus – prosegue Storti - non è stato un successo pieno. Per disposizione dell’Asl2, infatti, colui che venga soccorso con l’ambulanza e che il 118 ritenga sia colpito da ictus, viene trasportato non al San Paolo in quanto ospedale più vicino, ma al Santa Corona ritardando pericolosamente la trombolisi (trattamento farmacologico tempo dipendente) a causa della distanza e del traffico autostradale, con la giustificazione che il paziente potrebbe aver bisogno della neuroradiologia assente a Savona. Tale eventualità tuttavia si manifesta solo in un quarto dei casi ed un trasferimento disposto dopo la vera diagnosi medica e dopo la trombolisi non inficerebbe la prognosi finale. Inoltre tale trasferimento in un ospedale a 40 km di distanza, ingiustificato nei tre quarti dei pazienti, crea alle famiglie e ai pazienti spesso anziani grossi problemi di assistenza e cura”. Restano poi, ancora delle criticità da risolvere al San Paolo.
La notizia della chiusura del Comitato, che ha come vice presidente l'ex primario di Pediatria Amnon Coehn , ha suscitato la reazione del sindaco Russo che ha inviato una lettera al Comitato e de Il Rosso non è il nero. “Ritengo che io ruolo svolto dal Comitato in questi ultimi anni sia stato di fondamentale importanza – scrive Russo – e desidero affermarlo con chiarezza per darne atto nella mia attuale qualità di Sindaco di Savona, che di questo vi ringrazia. Tuttavia devo dire che non condivido il bilancio sostanzialmente negativo tracciato e ritengo che la vostra funzione non sia affatto cessata, seppure in uno scenario probabilmente diverso da quello in cui il Comitato è nato”.
“Nella relazione conclusiva Storti segnala indifferenza e distacco da più parti – afferma l'associazione Il Rosso non è il Nero - dalle istituzioni così come dall'interno dello stesso mondo della sanità e richiama tutti ad assolvere i propri compiti per risolvere i gravi problemi che prima ancora del nostro Ospedale affliggono l'intera sanità pubblica".
"La presenza di soggetti associativi rappresentanti l'impegno, prima di tutto, della società civile - conclude Il Rosso non è il Nero - e delle competenze specifiche appare fattore indispensabile per un adeguato sviluppo nella capacità di proposta per una tematica così importante: la chiusura dell'Associazione 'Amici del San Paolo" , se confermata, rappresenterebbe un passo indietro di rilevante portata sul quale tutta la città, in primo luogo le sue istituzioni rappresentative, è chiamata a riflettere non abbandonando all'oblio una tematica fondamentale per la qualità della vita”.