Angelo Arecco, Giovanni Collavino, Giorgio Aurelio Lanza, Nicola Maroscia, Giacomo Minetti e Giuseppe Verrando.
Savonesi che hanno dovuto passare gli orrori dei campi di concentramento e che, alcuni, non hanno più fatto ritorno a casa.
Sono stati insigniti questa mattina in Prefettura a Savona in occasione del Giorno della Memoria, delle medaglie d'onore che sono state ritirate dai loro familiari.
Durante la cerimonia sono intervenuti il Prefetto Carlo De Rogatis, ricordando brevemente le drammatiche vicende che hanno segnato la storia europea connesse alla Seconda Guerra Mondiale e alla Shoah, al quale hanno fatto seguito le riflessioni dell'assessore di Savona Silvio Auxilia e del presidente dell'Aned Savona-Imperia Simone Falco.
Le medaglie sono state conferite dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in conformità alla legge 27 dicembre 2006, n. 296.
Angelo Arecco
Civile, arrestato a Savona la mattina dello sciopero del 1° marzo 1944 dai nazifascisti e portato in Questura, venne destinato dapprima a Villa di Negro, a Genova, presso la sede del comando della Gestapo e successivamente al campo di Bolzano; da lì venne deportato a Mauthausen e, il 24 marzo 1944, trasferito nel sotto-campo di Gusen per essere impiegato come manodopera schiava. Lì, perse la vita il 23 aprile 1945. Nel 2023, in occasione del Giorno della Memoria, il Comune di Celle Ligure ha posato, in sua memoria, una pietra d’inciampo in prossimità della sua ultima residenza.
Ha ritirato la medaglia il nipote, Alessandro Arecco.
Giovanni Collavino
Civile, emigrato in Francia a sedici anni per lavoro e rientrato in Italia nel 1933, appartenente ad una famiglia profondamente religiosa, si dedicò sempre con profondo impegno all’assistenza ai più bisognosi; la mancata adesione agli ideali del regime gli valse l’arresto e la successiva deportazione in Slesia, nel 1944, dove, in condizioni disumane, venne utilizzato come manodopera schiava, nella costruzione di un campo di concentramento. Fece ritorno a casa nel 1945 a seguito della liberazione del campo per mano degli Alleati.
Ha ritirato la medaglia la figlia, Marisa Collavino.
Giorgio Aurelio Lanza
Militare, reclutato nel gennaio del 1942 nel secondo battaglione del genio telegrafisti, venne catturato ed internato, dal settembre del 1943 all’agosto del 1945, in un campo per prigionieri di guerra ubicato nei pressi di Forbach. In questo periodo sopravvisse in condizioni estreme, anche grazie all’aiuto di una delle addette alle pulizie del campo che venne però barbaramente uccisa da un soldato tedesco in quanto sorpresa a consegnare a lui e agli altri prigionieri del cibo; proprio in ricordo di questo doloroso evento, diede alla figlia, nata successivamente al suo rientro in Italia, il nome Liuba, appunto appartenuto a questa coraggiosa donna.
Ha ritirato la medaglia il figlio, Giacomo Lanza.
Nicola Maroscia
Militare di leva congedato nel 1936, venne richiamato alle armi il 14 giugno del 1940 e assegnato a svariati fronti di guerra, sino all’invio in Grecia; lì, l’8 settembre del 1943 venne fatto prigioniero dai militari tedeschi e portato in Germania, dove venne in rapida successione trasferito nei campi di concentramento di Hohenstein, Mulberg, Bad Sulza e Lipsia e costretto ad un durissimo lavoro in condizioni climatiche proibitive, privato del cibo e nella totale assenza delle più elementari tutele igienico-sanitarie. Liberato dagli alleati il 3 agosto del 1945, fece ritorno nella sua città, Campobasso, il 3 ottobre dello stesso anno per poi trasferirsi successivamente a Savona, dove prese servizio presso questa Prefettura. Negli anni cinquanta, è stato decorato della Croce al Merito di Guerra e della Croce al Merito per l’internamento in Germania.
Hanno ritirato la medaglia i figli, Anna e Antonio Maroscia.
Giacomo Minetti
Militare di leva nella Regia Marina, catturato dall’esercito tedesco a Tolone l’8 settembre 1943, venne internato nel campo di concentramento di Trier come prigioniero di guerra e destinato al lavoro in una miniera di piombo come aiuto minatore. Liberato per mano degli alleati nel maggio del 1945, rientrò in Italia nel luglio dello stesso anno.
Ha ritirato la medaglia il figlio, Lorenzo Minetti.
Giuseppe Verrando
Civile, dopo aver prestato il servizio militare nel primo reggimento degli Alpini di Mondovì, si trasferì a Nizza dove conobbe Sandro Pertini, con in quale condivise gli ideali politici. L’avvento della guerra e la successiva formazione delle prime brigate partigiane, lo spinsero ad aderire a quest’ultime, occupandosi degli approvvigionamenti dei combattenti e, grazie alla profonda conoscenza del territorio, del transito verso la Francia di rifugiati politici italiani e di ebrei in fuga. Catturato, nel gennaio del 1943, dai soldati tedeschi ed inviato in un campo di concentramento in Westfalia, venne assegnato dapprima ai lavori agricoli e, successivamente, allo sgombero delle macerie nelle città bombardate. A seguito della liberazione del campo, nel luglio del 1945, affrontò il lungo viaggio di ritorno in Italia.
Ha ritirato la medaglia il figlio, Luigi Verrando.