Attualità - 26 gennaio 2024, 07:43

Doggy bag: cos’è e perché chiederla al ristorante è cosa buona e giusta

Una proposta di legge vuole persino farla diventare obbligatoria per evitare gli sprechi

Sarà per l’imbarazzo dei clienti, sarà per il nome inglese che richiama il pasto per il proprio cane, sarà quel che sarà, ma quella della cosiddetta “doggy bag”, cioè la possibilità di chiedere gli avanzi al ristorante per poterli portare a casa, è un’abitudine poco diffusa in Italia.

Tuttavia le cose potrebbero cambiare a breve, da un lato per la sempre maggior consapevolezza del problema dello spreco alimentare, dall’altro perché più di una proposta di legge punta a regolamentare questa possibilità.

L’iniziativa, diffusa già in America e obbligatoria in Francia e Spagna, prevede che tutti i ristoratori abbiano sempre a disposizione dei contenitori a norma, riutilizzabili o riciclabili, altrimenti partono le multe dai 25 fino ai 125 euro.

I dati dell’Osservatorio Waste Watcher International del 2023 stimano uno spreco domestico pro-capite settimane di 500 grammi circa, in Italia. Proprio questi nuovi dati, resi pubblici dall’economista e divulgatore Andrea Segrè, fondatore del movimento e della campagna Spreco Zero, ci dicono che: un italiano su 2 (il 47% degli intervistati) chiede di trovare la doggy bag di default al ristorante; uno su 3 (il 32%) consiglia di dotarsi di borse riutilizzabili ed eco-compatibili e solo il 3% sostiene che non accetterebbe di portarsi a casa il cibo avanzato.

Mentre, da un’analisi Coldiretti/Censis, diffusa in riferimento alle proposte parlamentari, sappiamo che quasi un italiano su 2 (49%) è pronto a chiedere la doggy bag al ristorante per recuperare il cibo non consumato ed evitare così che venga buttato. Ok, ma una legge quindi ci serve davvero? Per Massimiliano Dona, avvocato, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, la risposta è no: «Il Codice civile prevede già una norma di questo tipo. Nel momento in cui pago una cosa, è mio diritto portarla via. Vale tanto per una maglietta in un negozio di abbigliamento, quanto per il cibo al ristorante».

Il consumatore quindi ha da sempre diritto a portarsi via gli avanzi e il ristoratore deve consegnarglielo in un contenitore idoneo. La doggy bag può comportare un sovrapprezzo solo nel caso in cui quest’ultimo fosse esplicitato nel menu. Ad oggi, comunque, il ristoratore non è obbligato a fornire la confezione, ma l’avvocato Dona segnala che nel disegno di legge è prevista l’eventualità per il consumatore di portarsi un contenitore da casa.

E se siamo seduti a tavola e oltre al cibo abbiamo avanzato anche del vino in bottiglia, come ci possiamo comportare? Basta chiedere e si porta via. Quante volte vi è capitato di ordinare un litro di acqua che poi nessuno beve, e magari ci è costata 2 euro? E quanto ci fa soffrire lasciarla lì, intonsa, sul tavolo, mentre ce ne andiamo?

Bè, volendo possiamo chiedere di portarla via, perché l’abbiamo pagata. In conclusione, più che una legge serve un ripassino serio del Codice civile. E basta scuse! Se al ristorante avanziamo cibo e vino, chiamiamo il cameriere e chiediamogli gentilmente contenitore e bottiglia… perché, si sa, gli avanzi del giorno dopo sono sempre i più buoni.

Come nasce la Doggy Bag

La Doggy Bag nasce negli Stati Uniti, dove è ormai un’abitudine diffusa a tutti i livelli della società, tanto che in alcuni posti si trova anche la wine doggy bag per portar via il vino avanzato. Letteralmente significa “vaschetta degli avanzi per il cane”, ma non fatevi ingannare: il 90% di chi la chiede non possiede un cane e di quelli che lo hanno, soltanto l’1% porta effettivamente gli avanzi al cane. Secondo un’altra teoria deve il suo nome al ristorante Dan Sampler’s Steak Joint di New York che nel 1949 mise l’immagine di un cane sul sacchetto con una scritta che recitava più o meno «Se hai mangiato abbastanza e non ce la fai più, porta a me quel che hai avanzato» per invitare anche i clienti più timidi a portarsi a casa gli avanzi.

Silvia Gullino