Si intitola “La memoria e il ricordo” il ciclo di incontri e appuntamenti promossi dall'amministrazione comunale di Loano per celebrare la “Giornata della Memoria”, la ricorrenza internazionale che il 27 gennaio di ogni anno commemora le vittime dell'Olocausto, e il “Giorno del Ricordo”, la solennità nazionale che il 10 febbraio ricorda i massacri delle foibe e l'esodo giuliano dalmata.
Questa mattina la conferenza stampa di presentazione della serie di iniziative alla presenza del sindaco di Loano Luca Lettieri; dell'assessore a turismo, cultura e sport Enrica Rocca, dalla presidente dell'Associazione Italia-Israele di Savona Cristina Franco e dal presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Savona Valter Lazzari.
Da sabato 27 gennaio a lunedì 5 febbraio nella Sala del Mosaico di Palazzo Doria sarà allestita la mostra “Cento per cento Inferno”, a cura dell'Associazione Italia-Israele di Savona e con il patrocinio di Regione Liguria, dell'assessorato a turismo, cultura e sport del Comune di Loano e dell'Ambasciata di Israele in Italia.
La mostra, presentata in anteprima nazionale al Museo nazionale delle arti del XXI secolo (MAXXI) di Roma, ricorda momenti e termini con cui molti degli abitanti dei kibbutzim vicini a Gaza descrivevano la vita in prossimità del confine, una vita di costante valutazione di opportunità e rischi. L'esposizione presenta un filmato di 50 minuti costituito da cinque video sottotitolati, realizzati da sei artisti israeliani contemporanei, tutti uccisi nel massacro del 7 ottobre 2023. I lavori provengono dalla Galleria Be'eri, situata nell'omonimo kibbutz e andata completamente distrutta nel corso dell'attacco del 7 ottobre 2023. Prima del 7 ottobre, il filmato era titolato “95 per cento Paradiso e 5 per cento Inferno”. Quel giorno, le curatrici della galleria Ziva Jelin e Sofie Berzon MacKie sono rimaste barricate per ore nelle “safe room” delle loro case, invocando aiuto invano, mentre fuori si svolgeva l'orribile catastrofe. Sullo sfondo della guerra e della terra, ciascuno di questi video si interroga sulle relazioni fra individuo e collettività, simbolo mitico del kibbutz (in ebraico “insieme”), sulla paura, sulla solidarietà e sul separato- condiviso destino. In questo momento doloroso, ora che il novantacinque per cento paradiso è diventato cento per cento inferno, tutte queste domande assumono un nuovo, profetico significato.
L'esposizione si completa di una serie di importanti fotografie su totem scattate da un famoso reporter di guerra che testimoniano la drammaticità del 7 ottobre, di ciò che è stato rivelato al mondo e di cosa è rimasto dei kibbutzim dopo la violenza. Un silenzio di morte si innalza dalle strade lasciate alle spalle: case bruciate e abbandonate, giocattoli caduti durante la corsa in preda al panico, impronte di mani insanguinate, segni di quella che una volta era una vita felice e che ora non lo è più.
L'arte può continuare a sollevare questioni, far riflettere e dialogare. Una mostra sulla speranza tradita e sull'umanità nel XXI secolo. Una mostra di grande significato culturale ed anche emotivo, destinata a rimanere nella memoria collettiva. Una esposizione di grande importanza, che per la prima volta arriva in Liguria con il patrocinio dell'Ambasciata di Israele in Italia. E' possibile prenotare visite guidate per scuole.
La mostra sarà inaugurata lunedì 29 gennaio alle 17; a seguire, alle 18, nella sala consiliare di Palazzo Doria, si terrà il convegno “Antisemitismo di ieri e di oggi. Per non dimenticare” a cura dell'Associazione Italia-Israele di Savona. Interverranno: Luca Lettieri, sindaco di Loano; Ofir Haivry, presidente di Herzl Institute di Gerusalemme; Marco Campomenosi, europarlamentare e membro dell'European Coalition for Israel; Angelo Vaccarezza, consigliere regionale; Cristina Franco, presidente dell'Associazione Italia-Israele di Savona; Luciano Dondero, consigliere dell'Associazione Italia-Israele di Savona; Sabrina Bonino, di Sips Liguria.
Domenica 28 gennaio alle 16.30 nella sala consiliare di Palazzo Doria si terrà lo spettacolo musicale-multimediale “Il violino di Auschwitz. Musiche e immagini per non dimenticare” dell'ensemble Barabàn.
Coerente con il proprio percorso musicale e di impegno civile, Barabàn ha allestito uno spettacolo intenso, emozionante che dal 2010 rappresenta nei teatri di tutta Italia, sempre in sold out. Canti, musiche, testimonianze di sopravvissuti e immagini dell'Olocausto proiettate su grande schermo per sottolineare quanto sia importante non dimenticare ma anche e soprattutto mettere in guardia dai pericoli che vengono, ancora oggi, dalla violenza antisemita, dalla xenofobia e dall'indifferenza.
Sebbene la coscienza fatichi ad accettare come la musica potesse convivere con l'inferno dei campi di sterminio nazisti, numerose sono le testimonianze, le storie, i libri e, seppur in misura minore, le immagini che attestano come ad Auschwitz, Dachau, Terezìn e Mauthausen si suonava, si cantava e si componeva musica. Nei lager la musica ha avuto un ruolo di esaltazione dell'orrore e annientamento della dignità umana: era presente in modo costante, quotidiano. Le note scandivano i ritmi dei prigionieri durante le marce verso i campi di lavoro, risuonavano in modo martellante e ossessivo nelle adunate, durante le esecuzioni, nei momenti di intrattenimento degli ufficiali. Di fronte alla sola prospettiva della morte i musicisti non rinunciavano alla loro passione, arrivando talvolta a partecipare a orchestre, come ad Auschwitz, scrivendo melodie e canzoni nelle condizioni più disperate, cantando ninna nanne ai bambini come la straordinaria “Wiegala” che Ilse Weber intonò l'ultima volta nell'ottobre del 1944 prima di entrare nelle “docce” di Auschwitz con il figlioletto Tommy e altri bambini, cantando canzonette come Nedo Fiano che si salvò, oltre che per la conoscenza della lingua tedesca, anche per la sua bella voce, o suonando la fisarmonica per gli ufficiali delle SS come capitò a Enrico Piccaluga ingegnere milanese deportato a Dachau.
Il concerto di Barabàn si apre con “La guerra di Piero”, canto antimilitarista del grande poeta Fabrizio De André eseguita su immagini di impressionanti parate militari, simboli nazisti, fotogrammi dei discorsi di Hitler, scene di guerra e distruzioni. Insieme a musiche yiddish composte a Terezìn e Mauthausen, valzer eseguiti durante i riti nuziali (Hasidic Waltz), la famosa “Asma Asmaton” scritta dal poeta e drammaturgo greco Iakovos Kambanellis e musicata da Mikis Theodorakis, brani del moderno repertorio ebraico (Flatbush Waltz), di nuova composizione e tradizionali klezmer (come “Il viaggio di Marollo/Battare prosciutto”), Barabàn riprende “Yellow triangle” del cantante irlandese Christy Moore (che si rifà a una nota poesia di Martin Niemoller: “Prima vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici”) e la celebre “Canzone del bambino nel vento”, di Francesco Guccini.
Centrale, nello spettacolo, è il tema dell'indifferenza: non vedere le ingiustizie commesse contro gli “altri” (che poi siamo sempre noi), non sentire i loro lamenti, non opporsi ai piccoli soprusi, processo che se non adeguatamente contrastato conduce spesso alla privazione delle libertà collettive. Mentre sullo schermo scorrono immagini dei lager nazisti, testimonianze di ex deportati, sequenze dei treni piombati che da tutta Europa conducevano migliaia di uomini, donne e bambini a morire nei campi di Polonia, Austria e Germania, i musicisti eseguono musiche del freddo Nord, la lullaby (ninna nanna) del compositore bosniaco Goran Bregovic, canti contro l'internamento nei campi come la nota “Die Moorsoldaten” (“I soldati della palude”) composta da detenuti tedeschi nel 1933 e che durante gli anni della Seconda guerra mondiale, tradotta in molte lingue, si diffuse in tutti i campi. Un brano di sfida alle SS e alle SA.
Lascia senza fiato il racconto in video di Arianna Szörényi, di famiglia ebraica e madre cattolica, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau e testimone della “marcia della morte” verso il campo di sterminio di Ravensbrück quando aveva solo 11 anni. Dei 776 bambini ebrei italiani deportati ad Auschwitz, Arianna fu tra i soli 25 sopravvissuti. Dopo un omaggio al musicista e compositore ebreo Herbert Pagani di cui Barabàn esegue “Il capretto” (“Dona, Dona”), brano composto nel 1966 sulla famosa “Dos kelbl” scritta da Sholom Secunda su una canzone popolare polacca (“Ti racconto questa storia / perché un giorno pure tu / dovrai fare l'impossibile / perché non succeda più”), il concerto si chiude con una suite di “Danze resiane” (Ta Bantava, Ta Solbaska, Pravimi no pravico, Ta lipavska) quasi a ricordare come la violenza nazista, sempre sostenuta dai fascisti, colpì pesantemente anche le comunità alloglotte del Friuli orientale deportate negli speciali campi di concentramento “per slavi”.
Attraverso parole, musiche e immagini “Il violino di Auschwitz” racconta l'inferno della deportazione, la follia della Shoah, il dramma dei forni crematori. Un concerto che fa pensare, che non lascia indifferenti, che interroga le coscienze. In scena ci saranno Vincenzo Caglioti (organetti diatonici e cori), Aurelio Citelli (voce solista, tastiere e bouzouky), Giuliano Grasso (violino e cori), Antonio Neglia (chitarra acustica, bouzouky, mandoloncello e cori) e Alberto Rovelli (contrabbasso e cori). Il concerto sarà anche l'occasione per presentare il nuovo album di Barabàn “Il violino di Auschwitz” che raccoglie gran parte dei brani che saranno eseguiti durante il concerto. L'album prodotto da ACB esclusivamente in formato fisico, è in vendita online presso Fototeca Gilardi.
Lunedì 12 febbraio alle 8.30 presso la sala consiliare di Palazzo Doria, in occasione del Giorno del Ricordo delle Foibe e dell'Esodo giuliano-dalmata si terrà una conferenza sulle Foibe a cura dell'Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia. Ospite il giornalista corrispondente di guerra Fausto Biloslavo, che terrà agli studenti dell'istituto Falcone una lezione (aperta a tutti) su “Foibe : dalle esumazioni del 1943-45 alle recenti scoperte su tutto il territorio sloveno”. Biloslavo parteciperà inoltre alla cerimonia commemorativa, col sindaco e tutte le autorità militari e civili, della deposizione di una corona al Monumento ai Caduti.
I PROTAGONISTI
Associazione Italia-Israele di Savona
L'Associazione Italia Israele di Savona, costituitasi nell'ottobre del 2019, facente parte della Federazione delle Associazioni Italia Israele e da un mese anche di Setteottobre, si è da subito impegnata nel contrasto al vecchio e nuovo antisemitismo e del negazionismo o revisionismo della Shoah portando la Regione Liguria, prima istituzione in Italia, ad adottare la definizione operativa di antisemitismo dell'Alleanza Internazionale per la Memoria dell'Olocausto IHRA, (organizzazione intergovernativa cui aderiscono i governi di 34 paesi del mondo fra i quali l'Italia) come raccomandato in Risoluzioni del Parlamento Europeo e del Consiglio d'Europa. L'Associazione si è resa promotrice dell'adesione alla definizione operativa Ihra anche presso altri consigli regionali e altre pubbliche e private istituzioni come l'ordine degli avvocati di Savona. Lo scorso anno ha promosso la costituzione del primo Osservatorio contro l'Antisemitismo in Liguria con cerimonia presso il Tribunale di Savona cui hanno partecipato magistrati avvocatura e tutte le massime autorità. Ha organizzato diversi eventi anche sulla della Memoria della Shoah, per la comunicazione dell'ebraismo e della democrazia israeliana a livello regionale e nazionale. Ha organizzato diverse iniziative per far conoscere e contrastare il terrorismo islamico, in particolare Hezbollah e tutti i proxies del regime iraniano, in collaborazione con molti rappresentanti delle Istituzioni regionali e del parlamento nazionale. Ha promosso ll'approvazione (all'unanimità dal Consiglio Regionae ligure) di una mozione per la dichiarazione delle Guardie Rivoluzionarie iraniane come organizzazione terroristica e per il patrocinio di un giovane condannato a morte per opposizione al regime. Ha promosso numerose iniziative per far conoscere il regime iraniano, quello dei Talebani per rappresentare le ragioni delle popolazioni vessate e in particolare delle donne, organizzando anche eventi sul tema presso la Provincia di Savona e presso il parlamento italiano con la partecipazione di giornalisti ed esperti di relazioni internazionali. Ha organizzato iniziative presso il Parlanento europeo per la difesa delle democrazie occidentali e per la denuncia del moderno antisemitismo.
Barabàn
Fra i più rappresentativi gruppi della musica popolare italiana, apprezzato in Europa e America, Barabàn rivisita la tradizione musicale del nord Italia con un linguaggio e una sensibilità contemporanea. Fondato a Milano nel 1982 da Vincenzo Caglioti, Aurelio Citelli, Giuliano Grasso e Guido Montaldo (fra i più attivi ricercatori e musicisti italiani) il gruppo ha sviluppato un'originale sintesi musicale tra modelli della tradizione e gusto odierno. Continua è la ricerca di un equilibrio tra la memoria, i linguaggi e le tematiche del presente. L'ensemble mescola melodie, lingue, ritmi e sonorità dell'Italia settentrionale, strumenti popolari e moderni, polifonie della pianura Padana, liriche contemporanee, canti arcaici dell'Appennino, musiche swing e dal sapore yiddish. Da sempre attento ai temi sociali e civili, negli oltre 40 anni di attività Barabàn ha tenuto più di 1600 concerti in tutta Italia, Gran Bretagna, Canada, Russia, Francia, Finlandia, Spagna, Germania, Portogallo, Austria, Slovenia, Olanda, Belgio e Svizzera. Ha all'attivo 8 album, un DVD e brani su oltre 20 compilation pubblicate in tutta Europa.
Fausto Biloslavo da quarant'anni scrive da tutti i teatri di conflitto. Aveva iniziato precocissimo la carriera, come freelance nella guerra del Libano del 1982. Fu in Afghanistan al seguito dei mujaheddin (intervistò il leggendario comandante Massud), e venne incarcerato per sette mesi. Poi presente su pressoché tutte le situazioni di crisi internazionali: Croazia, Bosnia, Kosovo, Irak, Libia (l'ultima intervista italiana a Gheddafi), fino ai giorni nostri, Ucraina, Gaza. Ha collaborato con Avvenire, TG1, Panorama, L'Europeo, Epoca. Ora lavora o collabora per Il Giornale, Panorama TG5, Studio aperto, TGcom24, Sky TG24 e altre testate. Fra le altre opere ha scritto “Prigioniero in Afghanistan” (1989), “Le lacrime di Allah, vent'anni di guerra in Afghanistan” (2002), con P. Quercia “Il tesoro dei pirati. Sequestri, riscatti, riciclaggio: la dimensione economica della pirateria somala” (2013), con R. Pelliccetti “I nostri marò. 2012-2013 odissea in India” (2013), con G. Micalessin “Guerra, guerra, guerra” (2018), “Ucraina: nell'inferno dell'ultima guerra d'Europa” (2022). Biloslavo non è solo figlio di esuli, la sua famiglia è profondamente ferita dalle vicende di quegli anni: il nonno materno Ezechiele fu infoibato. Ecco la ragione del suo impegno, ecco perché sulla tragedia delle Foibe e dell'Esodo ha scritto, insieme con Matteo Carnieletto, “Verità infoibate”, un volume ad un tempo agile ma esaustivo perché riesce a trattare non solo i fatti di allora ma pure le più recenti, raccapriccianti scoperte di fosse comuni in Slovenia. “Verità infoibate” è insomma un piccolo trattato sull'argomento. Oltre alla possibilità che il pubblico avrà di acquistarlo, l'editore ne omaggerà alcune copie per le biblioteche delle scuole.
L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (Anvgd) è la prima associazione a carattere nazionale sorta nel 1947, con lo scopo di raccordare e organizzare le decine di migliaia di profughi provenienti dai territori della Venezia Giulia e Dalmazia; e lavora ancora oggi, attraverso una vasta rete organizzativa e associativa di comitati e di delegazioni. La legge 92/2204 è stata, via via negli anni, integrata da una serie di atti istituzionali e disposizioni normative che permettono di darle piena attuazione. Negli organismi attuativi di tali atti l'Anvgd svolge un ruolo preminente. L'Anvgd fa parte del gruppo di lavoro composto di Ministero dell’Istruzione e Associazioni degli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati che ha approvato le “Linee Guida per la didattica della Frontiera Adriatica” poi emanate il 20 ottobre 2022 dal ministro Patrizio Bianchi. Inoltre è parte sia del tavolo di coordinamento Governo-Associazioni Esuli Fiumani, Istriani e Dalmati sia del Comitato di Coordinamento per le celebrazioni del Giorno del Ricordo, entrambi istituiti presso la Presidenza del Consiglio, in particolare quest’ultimo con lo scopo di “assicurare un’efficace e coordinata programmazione delle iniziative e delle cerimonie proposte dalle amministrazioni”. Il Comitato di Coordinamento celebrazioni (istituito con Dpcm 8 febbraio 2023), presieduto dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, è composto dai rappresentanti di una serie di ministeri pertinenti e da rappresentanti designati di associazioni di Esuli, individuati in un elenco definito. Di tali associazioni l’unica presente sul territorio di questa provincia è Anvgd. Essa ha un suo comitato provinciale in Savona che da anni si rapporta con le competenti strutture della Prefettura, nonché del Comune capoluogo.