Nel vedere la demolizione di uno dei volumi dell'ex piscina di via Trento e Trieste, molti savonesi hanno lanciato l'appello per salvare la struttura. L'assessore allo Sporto Francesco Rossello spiega perchè quella parte della piscina è stata demolita.
"L’impianto è stato costruito sulle rovine del Priamar ed è sottoposto a vincolo monumentale – afferma Rossello - Il progetto iniziale presentato da noi, che prevedeva l’utilizzo di quel volume e la trasformazione dei due spogliatoi in palestrine che sarebbero risultate molto utili, ha subito delle prescrizioni da parte della Sovrintendenza. Una di queste ha imposto l’abbattimento del primo volume per alleggerire la struttura e liberare la vista sul Priamar. E’ una prescrizione della quale comprendo poco la logica e che ci priva di una parte importante del volume, ma, come tale, andava rispettata".
Il Comune non ha mantenuto la funzione originaria della piscina perché avrebbe avuto costi eccessivi , anche a causa di alcune prescrizioni della Soprintendenza che non avrebbe permesso di installare pannelli fotovoltaici per mantenere i costi dell'energia e ridurre le emissioni.
"Inoltre – afferma Rossello - sarebbe stato difficile mantenere la funzione originaria dovendo rinunciare agli spazi dove attualmente sono collocati gli spogliatoi. Per tutte queste ragioni, abbiamo deciso di investire sul secondo lotto della Zanelli che è più funzionale e permette interventi che possano contenere i costi". Sulla destinazione dell'ex piscina ci sono state proposte di farne un impianto talassoterapico, una discoteca o una sala convegni da collegare alla Sibilla. "Il finanziamento è vincolato alla realizzazione di una struttura con funzione sportiva – prosegue Rossello - e quindi abbiamo dovuto predisporre un progetto che non prescindesse da quella destinazione d’uso".
Per l'ex impianto natatorio inizialmente l'amministrazione aveva pensato ad una struttura polivalente che potesse dare risposta a differenti discipline sportive. "Tuttavia, l’esperienza ci insegna che la convivenza tra società che praticano sport diversi è sempre difficile – spiega Rossello- . Spesso poi, le strutture polivalenti, se non dispongono di spazi grandi come in questo caso, finiscono per non rispondere alle esigenze del singolo sport e a non soddisfare nessuno per voler soddisfare tutti. Quindi abbiamo deciso di optare per una destinazione unica, sapendo che qualunque fosse stata la scelta avrebbe comunque deluso i praticanti delle altre discipline".
"Abbiamo scelto l’attività per la quale non esiste ancora nessuna struttura, considerando che l’unica esistente, quella di Legino, è molto degradata e, a detta di qualunque skater, è stata progettata male fin dall’inizio ed è poco funzionale". .
La parte interna della struttura non è ancora stata progetta e lo sarà dopo un confronto del Comune con le varie realtà che esistono ed operano a Savona.
"Chi sostiene che lo skate sia praticato da poche persone evidentemente non sa che da qualche anno in città sono attive società strutturate che organizzano corsi per skate, bmx e pattini – conclude Rossello -. Vivono nel nostro territorio organizzatori di eventi nazionali legati agli sport di strada e progettisti di strutture per lo skate. E’ savonese Ilaria Naef, campionessa di skate in carrozzina di livello mondiale".
"Parleremo con loro, ma se devo citare una caratteristica imprescindibile che dovrà avere l’impianto, dico l’inclusività. Mi piacerebbe che Savona potesse diventare uno dei primi centri sportivi in Italia che garantisca l’accesso alla pratica dello skate ad ogni tipo di disabilità".