"Non solo difendere ma rilanciare il sistema sanitario nazionale che compie 45 anni. L’impegno della Cgil: attuare la Costituzione rendendo esigibile il diritto alla salute".
Si apre con queste parole la nota stampa firmata da Andrea Pasa, segretario provinciale della Cgil.
"Quando si arriva a dover scegliere se curarsi pagando, rimandare le cure o, peggio ancora, rinunciare a curarsi, come accade per gli insostenibili tempi di attesa, si materializza la peggiore delle diseguaglianze e un attacco alla dignità delle persone - prosegue Pasa - Era il 23 dicembre del 1978 e il Paese celebrava la nascita del Sistema sanitario nazionale che dava, finalmente, attuazione all’articolo 32 della Costituzione. Un uomo e una donna i 'genitori' di quella legge, Giovanni Berlinguer senatore e Tina Anselmi ministra della salute. Tre i pilastri della norma che vide la luce grazie alla mobilitazione di cittadini e cittadine, di lavoratori e lavoratrici che chiedevano il rispetto della Carta: prevenzione, cura e riabilitazione in un sistema pubblico e universale. La sanità universale compie 45 anni ma oggi Il sistema sanitario nazionale è sotto attacco per le scelte di governi regionali che negli ultimi decenni hanno continuamente definanziato e privatizzato. Così la salute oggi è solo per chi può permettersela".
"Un servizio sanitario che ci ha sempre assicurato la reale tutela di un diritto inviolabile: il diritto alla salute - continua il segretario provinciale della Cgil - E non solo ci ha tutelato, ma è stato in grado di crescere migliorandosi, garantendo qualità dei servizi e delle prestazioni che ha superato il concetto di salute della persona portandoci ad un livello più elevato: la salute collettiva. Ma oggi non è più così, non si può non registrare una battuta d’arresto in questo processo, se non un arretramento e in alcuni territori - come la nostra Provincia testimonia - con una riduzione drammatica di servizi e attività negli ultimi 20 anni che rischia di prendere il colpo definitivo con le scelte profondamente sbagliate dell'amministrazione Toti. Negli ultimi 15 anni il sistema sanitario nazionale ha subìto tagli per oltre 35 miliardi di euro, il blocco del turn over e il conseguentemente sottodimensionamento del personale, la riduzione di posti letto ospedalieri e strutture. A pagarne le conseguenze gli operatori e i cittadini".
"Il sistema sanitario nazionale non spegnerà 45 candeline in un clima festoso, sotto il segno dell’universalità, dell’uguaglianza, dell’equità. I suoi princìpi fondanti sono stati ormai ampiamente traditi. Perché la vita quotidiana delle persone, in particolare quelle meno abbienti, è sempre più condizionata dalla mancata esigibilità di un diritto fondamentale, quello alla tutela della salute. Anche perché nella sanità pubblica oltre a perdere risorse, le poche previste vanno ai privati. Per questo non basta chiedere un po’ più di risorse e un aumento di personale per riaffermare i cardini della riforma, oggi dopo aver attraversato uno dei momenti più difficili come la pandemia del Covid e dopo anni di lotta del sindacato per difenderlo e sostenerlo, occorrerebbe ritornare allo spirito e ai valori della Carta, proprio oggi in una stagione in cui traspare evidente la volontà di manomettere la Costituzione e la sua promessa di eguaglianza. Non è un caso che si persegua strenuamente la riduzione del perimetro di tutto ciò che è pubblico, dalla scuola ai servizi sociali fino alla sanità. E allora l’impegno dell’oggi non può che contrastare questa volontà per attuare quell’articolo 32 alla base della legge del ‘78".
"Oggi è il momento della riconquista del carattere universalistico della salute della collettività, della consapevolezza che la salute pubblica è il primo di tutti i diritti e che merita, come è successo quando nacque, un nostro continuo, profondo, accanito sforzo. Per questo è necessario non fermare la mobilitazione che come Cgil di Savona insieme a tante Associazioni e Comitati abbiamo intrapreso nel corso degli ultimi anni. La Cgil di Savona c’è e continuerà come sempre a fare la sua parte" conclude infine Andrea Pasa.