Una relazione approfondita fatta da un legale di Napoli, al quale Ata ha affidato l'incarico, e centinaia e centinaia di fatture di cui la società chiede il rimborso. E' la documentazione che fa parte del “dossier” inviato dalla partecipata al Comune, per documentare la richiesta di circa 2,6n milioni di euro che Ata ha speso dalla chiusura della discarica di Cima Montà ad oggi, occupandosi della gestione post mortem.
L'accesso agli atti è stato fatto dal consigliere comunale di Fratelli d'Italia Massimo Arecco: sono emerse centinaia e centinaia di fatture che Ata ha pagato. Nella giunta Caprioglio, l'allora assessore al bilancio Silvano Montaldo, per salvare l'azienda dal fallimento e far partire il concordato preventivo della società, aveva deciso di accollare al Comune chiusura e gestione post mortem della discarica e ora Ata ha presentato il conto.
"L'amministrazione non può dire che non c'è documentazione contabile – afferma Arecco – gli allegati comprendono forse oltre un migliaio di fatture ed una relazione molto dettagliata che ricostruisce tutta la vicenda".
"Un lavoro di raccolta dati - prosegue Arecco - che ha richiesto mesi e che dimostra come è stata seguita la vicenda della società in questi ultimi anni da parte del Comune. E' mancato il controllo analogo e ora Ata sembra diventato il nemico numero uno solo perché chiede il rientro di una somma ingente che è dovuta".