Ata manda una diffida al Comune ad adempiere al pagamento degli oneri di chiusura e gestione della discarica di Cima Montà, inattiva dal 2007, per 2,6 milioni di euro. Sarebbe questo il contenuto di una pec mandata da Ata al Comune in questi giorni.
Era stato l'assessore al bilancio Silvano Montaldo che, per salvare l'azienda dal fallimento e far partire il concordato preventivo di Ata, aveva deciso di accollare al Comune chiusura e gestione "post mortem" della discarica, con ricaduta sulla tassa sui rifiuti a carico dei savonesi. Il problema si era presentato al sindaco Marco Russo, da poco insediato, già nel novembre 2021 quando la società partecipata comunale, allora amministrata da Gianluca Tapparini, aveva deciso di diffidare il comune ad adempiere al pagamento degli oneri di chiusura e gestione della discarica di Cima Montà allora quantificati in 1,8 milioni di euro, la cifra che sarebbe stata pagata da Ata dal 2009 e fino al 2018. L'assessore Silvio Auxilia spiegato che la somma non era dovuta ad Ata e della questione non si era più parlato. Solo l'opposizione in consiglio comunale aveva chiesto chiarimenti ed aggiornamenti all0amministrazione.
Alcune settimane fa Ata aveva incontrato il commissario giudiziale il quale aveva richiesto alla società di prevedere un’analisi puntuale dei costi sostenuti, raccogliendo le fatture ricevute ed emesse per l’attività in modo da verificare in modo puntuale l'entità dei costi non rimborsati dal Comune. Da quei controlli sarebbe emersa la cifra dei 2,6 milioni e ne è nata la nuova diffida.
“Prendiamo atto con grande sconcerto di questa grave e infondata diffida - dichiarano il sindaco Marco Russo, l’Assessore agli Affari Legali, Barbara Pasquali, l’Assessore alle Partecipate, Silvio Auxilia - L’amministrazione ha dato mandato al proprio legale di fiducia di dare immediato riscontro a tale atto, cosa che è stata fatta nella giornata odierna. Difenderemo le ragioni dell’ente nel contestare tale infondata richiesta”.
Il sindaco e gli assessori ricostruiscono poi la vicenda, a partire “dalla lettera di oltre un anno fa nella quale il Comune faceva presente ad Ata l’infondatezza della pretesa, anche perché sprovvista dei necessari presupposti e requisiti, nonché priva di coerente e completa documentazione contabile. Pur contestando quanto sopra, il Comune rimaneva comunque aperto al dialogo. Da allora da parte di Ata non c’è stato nessun riscontro sul punto. E ora, invece, e improvvisamente, accampando urgenze connesse alla scadenza del piano concordatario, che si potevano supporre largamente prevedibili, Ata chiede addirittura il pagamento di una somma considerevolmente maggiore rispetto a quella a suo tempo richiesta, ovvero 1 milione e 800mila euro. Tutto ciò, a nostro avviso, è molto grave”.
Intanto sarebbe vicina la firma del Commissario per l'erogazione della liquidazione degli ex lavoratori di Ata, che la società attende per i prossimi giorni.