Attualità - 19 dicembre 2023, 17:09

Finale, aree ex Piaggio: a febbraio possibile la seconda asta. Tramonta l'ipotesi dell'ibrido pubblico-privato

Il sindaco Frascherelli: "Masterplan ritenuto condivisibile dai soggetti incontrati. Uso temporaneo? Dal curatore un atteggiamento molto formale"

Chiuso senza acquirenti il primo incanto, l'asta per trovare un  nuovo titolare delle aree ex Piaggio Aero a Finale Ligure dovrebbe tenersi nella sua seconda delle tre sedute previste dalla normativa in materia fallimentare nel prossimo mese di febbraio.

Lo ha annunciato durante la seduta odierna del Consiglio Comunale finalese il sindaco Ugo Frascherelli, in risposta alla domanda posta nel "question time" dalla consigliere Tiziana Cileto di "Per Finale", svelando come, secondo quanto recepito dagli avvocati che stanno seguendo la pratica, l'interesse del giudice sia quella di chiudere le tre aste nel giro di un anno espletando così le formalità di legge.

In questo secondo incanto, con la base d'asta di 10 milioni, sarà possibile per gli interessati presentare un'offerta del 75% dell'importo, ossia 7 milioni e mezzo di euro.

"Soggetti dichiaratisi interessati sono già venuti a parlarci - ha svelato il sindaco - poi bisognerà vedere in concreto se parteciperanno. A tutti ho ricordato come questa sia un'amministrazione in scadenza di mandato a giugno. Rispetto al passato c'è però una condivisione dal punto di vista progettuale di massima sul 'masterplan' approvato all'unanimità in Consiglio Comunale (leggi QUI) che prevede uno sviluppo di un certo tipo di queste aree. E devo dire che i soggetti interessati a capire come si ponesse l'ente rispetto a questa operazione hanno sempre ritenuto quel tipo di soluzione assolutamente condivisibile".

Esclusa invece, come già era stato per il tentativo diretto del Comune "che ingesserebbe l'ente nella sua spesa corrente per una trentina d'anni" visto che al momento segnali positivi di partecipazione alla spesa da parte degli enti sovraordinati non ve ne sono stati, la possibilità di un investimento ibrido tra pubblico e privato attraverso l'istituzione di società di trasformazione urbana.

"Sull'ipotesi abbiamo riflettuto molto - ha spiegato il primo cittadino - L'orientamento del gruppo di consulenza e dei funzionari comunali però è stato di non percorrere questa strada per la fondamentale ragione che il Comune avrebbe poi dovuto, nell'istituzione di questa nuova società e i paletti della Legge Madia sul tema, fare l'imprenditore avendo persone da dedicare all'operazione dislocandole dagli uffici. Cosa che al momento non abbiamo".

Oltre la strada delle tre vendite ad asta e della spesa diretta del Comune, vi è poi una terza via: "Se anche il terzo incanto andasse deserto vi sarebbe la possibilità dell'abbandono del bene, darlo 'in pasto' ai creditori che potrebbero 'aggredirlo' e venderlo al di fuori di una procedura concorsuale come quella fallimentare" ha aggiunto Frascherelli.

C'è comunque almeno un aspetto positivo, secondo il primo cittadino, nell'iter portato avanti negli ultimi mesi. Nonostante una riduzione di due terzi dei volumi prevista rispetto al vecchio PUO e la richiesta di realizzazione di una serie di servizi pensati a beneficio della comunità.

"Le energie spese nei mesi scorsi non sono state inutili - ha continuato Frascherelli ringraziando anche le opposizioni che hanno contribuito alla scorsa delibera - Abbiamo dei documenti importanti, come questo masterplan approvato dal Consiglio Comunale e con una sua rilevanza dal punto di vista politica; abbiamo questa bozza preliminare riguardante la sicurezza e lo studio del dottor Paglia: tutti elementi che possono permettere alla prossima Amministrazione, qualsiasi cosa succeda, di avere un atteggiamento propositivo rispetto all'aspetto progettuale".

Intanto le aree restano in attesa, e con loro tutti i finalesi che vivono questa continua discesa nel degrado di un'area fortemente significativa per la storia industriale (e di riflesso sociale) della loro cittadina.

Non sono mancate le richieste di utilizzi temporanei, pure da parte dell'Amministrazione. Ma da parte del curatore fallimentare vi è stata una ferma inflessibilità: "Abbiamo chiesto la concessione delle aree, anche a pagamento e con la possibilità di liberarle su richiesta, così come di 'fasciare' gli immobili e renderli meno brutti: tutte istanze respinte dalla posizione forse troppo formale del fallimento. Summa lex, summa iniuria" ha chiosato il sindaco.