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Sanità | 18 dicembre 2023, 14:47

Il primario di Medicina1 del San Paolo Tassara va in pensione: “Lascio una struttura ben avviata e personale preparato”

Il periodo più difficile quello del Covid che ha fatto vittime anche tra il personale dell'Asl: “Abbiamo perso persone care”. Tassara continuerà come libero professionista

Il primario di Medicina1 del San Paolo Tassara va in pensione: “Lascio una struttura ben avviata e personale preparato”

Rodolfo Tassara, 69 anni e direttore della struttura complessa di Medicina 1 del san Paolo e a capo del Dipartimento medico dell'Asl2 a fine anno andrà in pensione.

Studente del liceo Grassi e laureato a Genova, con specializzazione in Medicina interna e Ematologia e in Asl da circa 40 anni, dal 2004 è direttore della Struttura complessa di medicina interna 1 Ponente. Dal 2000 è stato primario ad Albenga fino al 2004 quando è rientrato al San Paolo come direttore della struttura di cure intermedie e direttore struttura complessa di medicina interna P. Levante.

Le cure intermedie sono poi state aggregate dalla Medicina seconda dove poi è diventato primario il dottor Parodi, ora in pensione, e di cui è ora responsabile la dottoressa Gnerre.

“Quando ho iniziato – afferma Tassara – sono stato assunto proprio per un'area critica di medicina interna che chiamavamo terapia intensiva medica. Allora non c'era ancora la rianimazione. Nell'ambito della nostra divisione ci sono 8 letti monitorizzati che sono quelli che siamo riusciti a mantenere in questi 40 anni. Erano stati creati al vecchio San Paolo nell'84 e si affiancavano alla post intensiva cardiologica. In quel periodo era necessario farli perché dal San Paolo erano stati spostati tutti i reparti in Valloria e non c'erano più letti disponibili quando i pazienti arrivavano al pronto soccorso”.

Si trattava della prima area critica in Liguria primo in Liguria quando era ancora primario il dottor Viglierchio. “Ma anche in questi ultimi venti anni in cui sono stato direttore di struttura complessa le cose sono decisamente cambiate. A fianco di questa struttura c'è una grossa importanza della corsia degenza normale poi etichettato come Dimi - degenza medicina interna e c'è una rotazione di letti e pazienti molto maggiore perchè i pazienti ricoverati in ambito medico sono tanti".

"Facciamo circa 2000 ricoveri all'anno, cercando sempre di tenere le degenze sotto controllo perché aumentando l'età dei pazienti e la comorbidità è sempre più difficile riuscire a dimettere questi pazienti”.

Nell'ambito della Medicina interna c'è anche l'Ematologia. “In questi ultimi 20 anni ha avuto uno sviluppo enorme. E' qualcosa che era già nell'aria nel 2000. Il dottor Bonanni era un ematologo e ha mosso i primi passi assumendo medici più dedicati all'ematologia che facevano e fanno anche attività non ematologica che piano piano ha assunto sempre più importanza. Questa struttura permette ai pazienti di essere curati qui invece di dover andare al San Martino dove si fanno i trapianti di midollo. Per l'ematologia ci sono 5 medici ed è una struttura semplice guidata dalla dottoressa Cavaliere”.

Il reparto di Medicina è stato uno di quelli trasformati in area Covid durante la pandemia.

“I momenti difficili sono stati tanti – spiega Tassara - ma l'emergenza pazzesca del Covid è stata una batosta quasi inaspettata”.

L'Italia era il primo Paese europeo che si confrontava con il virus e c'erano ancora poche conoscenze e non c'erano ancora i vaccini.

“Era la prima volta che ci si trovava in quella situazione, subito non sapevamo cosa fare – prosegue Tassara - Il personale medico e non medico dell'azienda, tutto insieme, ha reagito e ha collaborato. Sono stati rivoluzionati dei reparti, io e il dottor Anselmo direttore della struttura complessa Malattie infettive siamo stati 60 giorni in ospedale. Il dottor Anselmo agli Infettivi ha guidato questa lotta con tutto il personale che ha risposto. Anche altri specialisti, come gli otorini, oculisti, chirurghi hanno collaborato mettendosi a disposizione e tutto il personale non medico, compresi gli amministrativi. Sono morte anche delle persone che ci erano care e che conoscevamo”.

Con il Covid sono emerse le criticità e le carenze della sanità, come quelle del personale.

 “I problemi nella sanità ci sono – spiega Tassara - ma dopo il Covid, per decreto è stato possibile assumere anche gli specializzandi. Spero che la riforma della sanità avvenga perché, come diciamo tutti da anni, la sfida è il territorio. La sanità sul territorio deve essere potenziata per occuparsi dei pazienti post acuti e quelli che escono dall'ospedale".

L'incarico di Tassara, che con la pensione continuerà nella libera professione, verrà momentaneamente coperto dalla dottoressa Rebella come facente funzioni mentre per Medicina 1, che era rimasta scoperta dopo il pensionamento di Lionello Parodi è arrivata la dottoressa Gnerre.

“Vado in pensione lasciando una struttura ben avviata, con personale preparato – conclude Tassara – ma la gente deve sapere dove rivolgersi e fare ricorso al pronto soccorso solo quando necessario. Per questo è importante la medicina territoriale e il ruolo dei medici di famiglia. La popolazione deve soprattutto capire che la medicina non è solo cura ma deve diventare prevenzione, facendo tutte le attività adeguate, dallo stile di vita sano, all'attenzione all'alimentazione, al peso. Non ultimo il discorso della vaccinazione: restano delle resistenze anche da parte di qualche medico. Io ho fatto cinque vaccini anti Covid, l'antinfluenzale ed altre vaccinazioni e sto bene”.

Elena Romanato

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