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Attualità | 13 dicembre 2023, 10:23

Savona, Giorgio Cosmacini spiega come si è arrivati ad una “sanità per i ricchi e una per i poveri”

Dalla medicina alla “tecnomedicina”, dalla medicina del benessere a quella del 'bellessere' ad un sistema e non più servizio sanitario che penalizza i più fragili

Savona, Giorgio Cosmacini spiega come si è arrivati ad una “sanità per i ricchi e una per i poveri”

"Confido in una futura palingenesi sociosanitaria. La speranza degli esseri umani è l'ultima a morire". Così Giorgio Cosmacini ha chiuso l'intervento sulla presentazione del suo ultimo libro "Medicina per i poveri e per i ricchi. Storia della salute e della sanità".

Cosmacini medico, filosofo autore di molti libri di storia del pensiero medico di bioscienze e bioetica, per 40 anni docente all'Università degli studi di Milano e poi all'Università Vita Salute del San Raffaele di Milano, era collegato con il padiglione Vigiola all'incontro di presentazione del suo libro organizzato dal centro di Documentazione Logos, con il patrocinio di Asl2, Ordine dei medici, Ordine delle professioni infermieristiche e sanitarie. “Oggi la salute, dalla riforma della sanità del 1978 fa i conti con se stessa – ha detto Cosmacini – e la medicina fa i conti con i suoi limiti e le sue ambizioni”. L'autore parla di quella che è oggi la “tecnomedicina” “che vanta grandi meriti e successi – ha proseguito – va elogiata e non contrastata. La tecnomedicina possiede grandi risorse, fa sì che il sano non si ammali e che il malato esca dalla sua condizione. I metodi e i mezzi d ella tecnomedicina tendono ad assicurare la salute, giovano o promettono di giovare al benessere, e anche al 'bell'essere'”.

Questo trionfo della tecnomedicina ha però portato alla perdita di umanità, passando dalla socializzazione della medicina alla medicalizzazione della società. “Un faro a lungo spento nella tecnomedicina è quello della prevenzione – ha proseguito Cosmacini - con l'epidemiologia che dagli anni 80 è stata costretta a registrare nuove minacce come l'Aids e altre malattie di carattere virale”.

Il professor Cosmacini rifiuta la denominazione di Sistema sanitario nazionale preferendo Servizio sanitario nazionale che, per decreti, ha dovuto affrontare quattro trasformazioni: la regionalizzazione come “permissione incondizionata di poteri devoluti”, la privatizzazione, “proposta prima come complementare poi competitiva, concorrenziale e sostitutiva del servizio pubblico; il consumismo strisciante.

“Individui meno forti socialmente – ha concluso Cosmacini – se deprivati della sicurezza sociale garantita dallo Stato non sono in grado di salvaguardar ela loro salute. Queste cose le dicevo 40 anni fa. Chi allora contrastava queste idee oggi si propone come protagonista di una nuova sanità. Facciamo attenzione che queste persone non si ripropongano come maitre a penser”.

Elena Romanato

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