Attualità - 28 novembre 2023, 10:10

Discarica Cima Montà, si riaccende la discussione sulla diffida da 1.8 milioni. La minoranza: "Il tema deve essere chiarito"

Se il Comune dovrà pagare ad Ata la cifra verrà ribaltata sui cittadini nella Tari. Contrario il sindaco: "Non riteniamo ci sia un debito"

Continua a far discutere il tema legato discarica di Cima Montà per la diffida che aveva presentato Ata per il pagamento di un milione e 800mila euro che il Comune dovrebbe come oneri di chiusura e post chiusura.

Nella prima commissione consiliare di ieri i consiglieri di minoranza Fabio Orsi e Manuel Meles avrebbero chiesto sviluppi sul tema e il sindaco Marco Russo ha puntualizzato, come già fatto nei mesi precedenti affidandosi ad un legale, che gli oneri non devono essere pagati dall'amministrazione comunale.

Il 20 settembre del 2021 la società partecipata comunale, tramite l'invio di una posta certificata con la firma dell'allora amministratore unico Gianluca Tapparini, aveva deciso di diffidare il Comune con lo scopo di adempiere al pagamento degli oneri di chiusura e gestione della discarica, inattiva dal 2007, assegnando il termine di 60 giorni per corrispondere la somma di 1.8 milioni di euro che sarebbe stata la cifra pagata dal 2006 e fino al 2018.

"Tutti gli oneri che sono relativi all'attività della discarica, verranno sostenuti dall'amministrazione comunale, questo a partire dal 2018 e c'è una delibera di giunta che approva questa previsione. Quello che richiede Ata e che è stata l'attività dell'amministrazione precedente è relativa agli oneri di chiusura, post chiusura e post mortem dal 2006 al 2018, noi parliamo di costi che l'azienda ha sostenuto fino a 5 anni fa e che non sono stati allocati nei Pef Tari degli anni precedenti - ha spiegato l'amministratore unico di Ata Simona Ferrando - Tutti i costi che sono relativi allo smaltimento dei rifiuti e alla raccolta compreso l'attività delle discariche attive o chiuse. Dal 2006 al 2018 l'azienda è andata a individuare tutti i costi per poi trasmettere questa diffida del 2021 per onere che ritiene che siano da sostenere da parte del cittadino e li chiede quindi all'amministrazione comunale".

La società ha quindi incontrato il commissario giudiziale che ha richiesto alla stessa di prevedere un'attività di analisi puntuale di tutti i costi sostenuti in quell'arco di 12 anni, andando a recuperare tutte le fatture ricevute ed emesse sulla discarica per annualità, per fornitore e poter analizzare se effettivamente Ata avesse sostenuto dei costi che non sarebbero rientrati.

A fine settembre è stato chiesto di individuare uno studio legale amministrativista per poter valutare se effettivamente la partecipata possa vantare quel credito. Entro fine anno verrà affrontata la questione con il Comune.

"C'è stata una richiesta, l'amministrazione ha risposto negativamente non ritenendo che ci fosse un debito. La decisione non spetta all'amministratore unico che non deciderà se è dovuto o no e neanche al commissario del concordato. Poi si vedrà se si riterrà di coltivare o no questa pretesa creditoria" ha spiegato il sindaco Marco Russo.

"Il tema di un credito vantato di un milione e 800mila euro cuba eccome all'interno di un concordato, mi fa specie che dopo oltre un anno siamo rimasti ad una diffida e una risposta senza che si sia fatto in concreto nulla. Siamo ancora da parte di Ata a valutare se ci sono le carte, all'amministrazione comunale in parola del sindaco che ha detto che per loro nulla è dovuto e quindi non c'è nessuna apertura - il commento del capogruppo di PensieroLibero.zero Orsi -  Ragioniamo sui 36 euro di costo del parcheggio di via Saredo che non sono più nella direzione del concordato e lasciamo ballerino un credito di 1 milione e 800mila euro. Tutti gli oneri relativi allo smaltimento in funzione della discarica ma nei 30 anni successivi alla discarica devono essere contabilizzati in tariffa e ribaltati indirettamente sull'utenza. Il tema deve essere chiarito".

"La situazione non è così semplice da parte del comune dire che non erano dovuti, nel corso degli anni ancora prima del 2016 sono state adottate diverse delibere, determine, da parte degli organi di questo comune che prevedevano impegni di spesa nei confronti di Ata sugli interventi da fare su Cima Montà. Impegni che non sono mai stati liquidati" ha proseguito il capogruppo del M5S Manuel Meles.

La decisione era stata presa tre anni fa dall'assessore al bilancio dell'epoca Silvano Montaldo che per salvare l'azienda dal fallimento e far partire il concordato preventivo (se Ata avesse dovuto accollarsi quella cifra probabilmente il curatore fallimentare non avrebbe accettato di dar via al concordato e l'azienda avrebbe chiuso i battenti) aveva deciso che la spesa di chiusura e gestione "post mortem" della discarica sarebbe andata a carico dei savonesi nella tassa sui rifiuti.

Il comune per il 2018 aveva già stanziato 125mila euro e per il 2019 invece da bilancio erano stati previsti 475mila euro. All'anno per 30 anni 186mila euro copriranno i lavori che Ata dovrà effettuare per la chiusura e la gestione.

"Anche se si dovesse accertare un debito del comune nei confronti di Ata, questo debito non potrà che essere ribaltato sui contribuenti Tari, pertanto non esiste nessun rischio inerenti gli equilibri di bilancio" queste erano state le parole dell'assessore al bilancio Silvio Auxilia in consiglio comunale nel luglio del 2022.