"Il Piano socio sanitario che la Regione presenterà in consiglio martedì 21 novembre è una scatola vuota: incapace di risolvere i reali problemi della sanità ligure, anzi, accentua disuguaglianze, marginalità e difficoltà di accesso alla cura per chi non può permettersi il privato. A confermarlo i cittadini, le associazioni di categoria, i sindacati di cui in questi mesi il Gruppo Pd in Regione ha raccolto testimonianze, pareri, lamentele e proposte. Lo ha fatto attraverso il questionario ‘E tu come stai?; il sondaggio commissionato a Youtrend; le audizioni in commissione e gli incontri sui territori - una decina quelli organizzati tra ottobre e novembre da La Spezia a Sanremo, passando per il Tigullio, Savona, Albenga, Cairo Montenotte, Albisola, Pietra Ligure e Genova (lunedì 20 novembre alle 18.30 al BiBi Service) e che proseguiranno anche nei prossimi giorni – tutti momenti che hanno permesso, oltre che la condivisione di pareri e proposte, di misurare la temperatura di un sistema sanitario al collasso". Lo affermano dal gruppo Pd, a margine della conferenza di questa mattina.
"Il gruppo Pd - proseguono - darà battaglia in aula presentando decine e decine di emendamenti e ordini del giorno per chiedere di modificare un Piano fallimentare che non guarda alla persona e alla presa in carico dei pazienti e in cui è completamente assente una governance della sanità".
Queste le cifre che, secondo i consiglieri, rappresentano il fallimento: "90mila liguri rinunciano a curarsi; 52 milioni di euro di fughe l’anno; 35 milioni di buco in bilancio nel 2022; zero ospedali realizzati; 1200 infermieri in meno; 800 specialisti mancanti; 1/3 del personale perso in dieci anni; 100mila liguri senza medico di base. Emergenza liste d’attesa: oltre 8 mesi per una risonanza che dovrebbe essere fatta entro 10 giorni, oltre 7 mesi per una mammografia urgente da farsi entro 10 giorni, 9 mesi per una colonscopia da farsi entro 10 giorni".
“Quello che martedì la Giunta Toti presenterà in consiglio è un Piano socio sanitario - precisa il capogruppo del Partito Democratico in Regione Luca Garibaldi - dove innanzitutto mancano i numeri, a partire da quello più importante: quanto personale sanitario ha la Regione Liguria. Negli ultimi 10 anni la nostra Regione ha perso un terzo del personale sanitario, mancano medici, infermieri, Oss e tecnici. Abbiamo chiesto quanto personale servirebbe per far tornare il sistema a funzionare, ma la risposta è un ‘non so’, senza alcun dato. Ma le carenze le sottolineano le associazioni di categoria, che parlano di mille e 200 infermieri in meno e 800 specialisti mancanti, carenze che però non viene chiarito come si vogliono colmare per garantire un percorso di crescita di un servizio sanitario regionale che è al collasso e di cui la Regione sta completamente perdendo la regia. In questo piano non c’è la soluzione, ma manca anche la presa di coscienza del problema”.
“Dopo aver incontrato centinaia tra cittadini, addetti ai lavori e amministratori, sul territorio savonese e dopo oltre 6 mesi di discussione in Commissione - fa il punto il consigliere regionale PD Roberto Arboscello - le criticità di questo Piano socio sanitario sono evidenti e confermate: neanche un audito ha espresso parere favorevole sul Piano e tutti i cittadini si lamentano di liste d’attesa lunghe che rendono impossibile curarsi se non pagando il privato. Quotidianamente ci sono persone che subiscono l’inefficienza di questa Giunta. In otto anni di governo Toti i liguri hanno dovuto fare i conti con tempi di attesa biblici per interventi o esami diagnostici - oltre due anni, ad esempio, per un intervento di cataratta e oltre un anno per fare una risonanza magnetica all’encefalo - tempi che non consentono di fare prevenzione o curarsi e spesso costringono a rinunciare o andare dal privato. Secondo dati Gimbe, il 60 per cento dei liguri che prenota una prestazione sanitaria rinuncia per i tempi di attesa troppo lunghi. La Giunta Toti, a suo dire, ha investito tanti soldi per il recupero delle liste d’attesa, prima con il programma Restart - di cui nessuno si è accorto se non Toti stesso che lo ha annunciato, visto che le liste d’attesa sono rimaste invariate e ha richiesto interventi e correttivi continui anche questi risultati inutili - e ora con la manovra di bilancio, in cui annuncia altri 50 milioni di euro da destinare ai privati in convenzione. Non vorremmo che anche questo fosse l’ennesimo spot elettorale e un fallimento. Eppure la Liguria è tra le regioni che ha utilizzato completamente i fondi messi a disposizione dal governo per il recupero delle liste d’attesa, ma non è servito per invertire la tendenza, altre Regioni, invece, sono riuscite anche con meno risorse a recuperare il gap. Dimostrazione che la cattiva sanità in Liguria non è frutto della carenza di risorse, ma di una cattiva gestione, che purtroppo questo Piano socio sanitario non risolve”.
“Al centro del sistema sanitario – puntualizza il consigliere PD Enrico Ioculano - dovrebbe esserci il paziente con i suoi bisogni, invece il Piano socio-sanitario regionale lo ignora, evitando di organizzare la presa in carico dei malati. Nel piano la parte sociale è inesistente con persone non auto sufficienti che non hanno sostegno. Non c’è una governace della sanità, ma solo una fotografia dello stato attuale delle cose. La Giunta regionale consegna un documento volutamente privo di contenuti a partire dall'organizzazione delle case di comunità, che rischiano di essere scatole vuote senza un piano di assunzioni e una messa a sistema. Ma nel Piano non ci sono risposte su mancati finanziamenti e sulla carenza del personale. Ancora una volta la Giunta perde l'occasione di riorganizzare il nostro sistema sanitario per non scontentare qualcuno, ma la salute dei liguri vale più del futuro politico di Toti”.
“La mancanza di una medicina territoriale capillare – dichiara il consigliere regionale PD Armando Sanna - rende sempre più i Pronto soccorso il punto di riferimento di chi non riesce a curarsi sul territorio, e di fronte a una sanità sempre più privatizzata, sono diventati anche un presidio sociale: tante persone che non riescono a curarsi perché non possono permetterselo spesso si rivolgono all’emergenza urgenza per un elettrocardiogramma, per curare una carie o misurare la vista. Questo aggrava una situazione già critica di congestione con Pronto soccorso sempre più affollati. Nel piano socio sanitario vengono indiate le linee guida per il superamento di questo sovraffollamento, come indicato da Alisa, con scadenze temporali precise, noi chiediamo se queste scadenze sono state rispettate, se qualcosa è stato fatto, ma da quanto raccontano pazienti, cittadini, personale sanitario la situazione è immutata: le persone sono spesso costrette in barella per ore, a volte giorni in attesa di una cura. Saremo in aula affinché vengano fatti correttivi a un Piano socio sanitario che dovrebbe essere la reale risposta al disastro della sanità ligure e che invece ad oggi non lo è”.
“Otto anni di fallimenti e inerzia della giunta Toti nella gestione della sanità ligure si riflettono anche nelle strutture sanitarie. Nessun nuovo ospedale costruito e nessuna promessa mantenuta. Una situazione - osserva il consigliere regionale PD Davide Natale, commentando lo stato del Sistema ospedaliero ligure - inaccettabile di cui danno testimonianza sia chi vive quotidianamente nei reparti per lavoro sia le famiglie e i pazienti che in quei reparti transitano per curarsi. L'ospedale Sant’Andrea a Spezia cade a pezzi, al San Martino basta un po' di pioggia intensa per assistere ad allagamenti e black out. In otto anni e rimasto tutto fermo: l'ospedale Felettino ha inaugurato solo 'prime pietre' ma non si è andato oltre, quello di Ponente non ha visto neanche quelle. Per ogni progetto vengono scelti partenariati pubblico-privato che diventano un peso sulle spalle delle Asl, come a Spezia, dove la futura realizzazione del Felettino costerà alla Asl5 dieci milioni di euro l'anno per 25 anni. Infine il Pnrr una risorsa che ha permesso l'apertura di case e ospedali di comunità rafforzando la medicina territoriale, ma per la giunta non basta, e anziché guardare a questi progetti come una risorsa lì vede come scatole vuote perché il Pnrr non copre i costi del personale. L'ennesima scusa per non fare e giustificare il proprio fallimento. Altre Regioni che hanno saputo come far funzionare il sistema, hanno già case e ospedali di comunità operativi e con personale sufficiente per coprire i turni. Dopo otto anni di dimostrati fallimenti è giunto il momento di voltare pagina”.