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#ILBELLOCISALVERÀ | 12 novembre 2023, 11:20

Pietra, Alessandro Scepi fotografa “il cappellaio delle star” Roberto Lucchi: due antichi mestieri si incontrano

Tra i clienti di Lucchi, Jonny Deep, Ermal Meta, Tim Burton, J-Ax e molti altri. Scepi ha realizzato il servizio fotografico con la “vecchia” e poetica pellicola

Pietra, Alessandro Scepi fotografa “il cappellaio delle star” Roberto Lucci: due antichi mestieri a confronto

Tappa a Pietra Ligure e Ferrara (ogni tanto si sconfina un po’) questa settimana per la rubrica #ILBELLOCISALVERÀ, per raccontare di due artigiani-artisti che si sono incontrati in modo molto moderno, sui social, per portare avanti tradizioni antiche, quasi “in via di estinzione”: parliamo di Alessandro Scepi, giovane fotografo pietrese, e Roberto Lucchi, “il cappellaio delle star” ferrarese. Cosa hanno fatto insieme? Ora vi racconto.

Partiamo dal fondo della storia: Alessandro, il fotografo, e Roberto, il cappellaio, si conoscono su Instagram, dove l’interesse per le reciproche attività artigianali li porta ad essere uno il follower dell’altro. Alessandro, pur utilizzando la tecnologia digitale, cerca di tornare all’analogico, alla “vecchia” e poetica pellicola, per dare una profondità e un calore unico alle immagini, difficile da replicare diversamente. Un omaggio all’artigianalità del mestiere. Roberto è determinato a mantenere vivo un mestiere antico: creare cappelli originali che riflettano ed “estendano” la personalità di chi li indossa. Un mondo affascinante che sta attirando l'attenzione di star di Hollywood e personaggi famosi dello spettacolo da tutto il mondo, tra i suoi clienti Johnny Depp, Tim Burton, Morgan, Stash e molti altri.

“Roberto mi ha fatto conoscere un mondo del cappello che mi era sconosciuto. Tutto prettamente artigianale. Il vero ‘fatto a mano’. L'incontro tra la mia fotografia analogica e la sua creatività è un esempio di come le arti possano intrecciarsi, facendo incontrare mondi apparentemente distanti – ha affermato il fotografo pietrese ai microfoni di Savonanews-. Non è facile incontrare una realtà così particolare, sono felice che sia capitato a me”.

Alessandro recentemente ha potuto documentare una Master Class sull’artigianalità del cappello. Sì, perché Roberto Lucci, oltre a realizzarli i cappelli personalizzati, insegna anche l’arte appresa ed esercitata a giovani che arrivano da tutto il mondo.

Ma come ha fatto un ragazzo, che oggi ha solo 28 anni, ad avvicinarsi a un’attività così inconsueta e di nicchia e diventare “il cappellaio delle star”?

Roberto si è chiesto: “Come posso distinguermi in una società che tende all’omologazione?”. Così, nel 2017, spinto dalla curiosità verso il mondo del cappello, parte verso i borghi della Toscana alla ricerca dei segreti del mestiere del cappellaio. Si imbatte in un antico cappellificio dismesso, ne apprezza le attrezzature storiche in legno e ghisa, il procedimento lento e minuzioso che garantisce unicità a ogni dettaglio. La sua curiosità si trasforma nella volontà di riportare in vita quel mondo ormai estinto. Recupera le antiche strumentazioni in disuso e inizia una produzione manuale di cappelli artigianali. Nasce un'attività che ha come fulcro la modernizzazione del prodotto attraverso l'inversione della priorità funzionale attribuitagli in passato, in favore della sua estetica. “La ricerca di un design originale tramite dettagli unici ed attuali, vuole trasformare il cappello in un simbolo efficace per distinguersi dall'omologazione – spiega Lucchi sul suo sito web -. Un'estensione della personalità”.

“Scovato” anche da Alessandro Scepi, nasce la collaborazione che li porta a questa recente esperienza. “Ho realizzato tutto il servizio fotografico con le pellicole, in analogico, nemmeno uno scatto in digitale. Hanno una pasta e una consistenza diversa e penso sia stato un connubio unico con l’artigianalità di Roberto. Ho pensato che fosse l’occasione giusta per poter utilizzare questo tipo di modalità – racconta Alessandro -. Dopo gli scatti sul posto, sviluppo le pellicole con le chimiche, le scannerizzo e poi le digitalizzo anche. Alcune immagini le stamperò”. Certo, la poesia della fotografia stampata si è quasi persa e con lei tanti ricordi. Se un tempo una foto veniva “pensata”, frutto di profonda riflessione per “catturare” il momento giusto, la giusta espressione del volto, il momento clou di un’attività, per fare click quasi con la sicurezza che fosse lo scatto giusto, ora si possono fare mille foto e prendere la migliore. E le foto un tempo venivano stampate, documentando un momento importante, ricordi che evocavano emozioni, mentre oggi difficilmente si mette su carta. Oggi le foto, nella maggior parte dei casi, restano negli smartphone, soffocate da millemila altri scatti, che poi, chi se li ricorda più? Ecco, Alessandro, nel suo lavoro quotidiano, cerca di togliere quel velo di polvere dalla fotografia analogica per farla tornare allo splendore che merita.

“Con l’analogico, ogni foto ha il suo tempo, non esiste la velocità, c’è una filosofia particolare e c’è tutto un processo lungo, che culmina con lo sviluppo e la stampa – spiega Alessandro, che negli ultimi anni, anche per i matrimoni, realizza un servizio ibrido, accostando l’analogico al digitale, dando un effetto quasi vintage alle immagini -. Piace questo nuovo approccio”.

Ecco come due giovani appassionati dei loro rispettivi mestieri sono riusciti a incontrarsi nella modernità, per dare però continuità a tradizioni antiche che si stanno perdendo. Ma riscoprendole e tenendole vive, il sogno, sull’onda delle emozioni e dell’unicità, continua.
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Maria Gramaglia

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