Eventi - 07 novembre 2023, 14:05

"Eccidi nazifascisti, i fascicoli dell'armadio della vergogna": sabato 11 novembre la presentazione a Finale Ligure

Le stragi nazifasciste rimosse dalla “Destra con la Kippa” - Di Mimmo Lombezzi

I massacri di Hamas nei kibbutz israeliani e quelli perpetrati dai russi a Bucha o a Izyum ci hanno costretto a riscoprire l'uso di un'espressione che sembrava tramontata dopo Srebrenica: "atto di genocidio", cioè un insieme di crimini contro i civili, dallo stupro alle esecuzioni sommarie, che preludono all'annientamento di intere collettività.

Un libro appena pubblicato da Jaka Book, "Eccidi nazifascisti, i fascicoli dell'armadio della vergogna", di Daniele Biacchessi, rievoca un periodo della nostra storia in cui la mappa del paese venne punteggiata da centinaia di stragi che, quanto ad efferatezza, prefigurarono l'orrore degli ultimi conflitti.

Un esempio di quanto avveniva è la strage di Vinca (Fivizzano), dove vennero uccise 178 persone nell'agosto del '44.

"Il terrore comincia all'alba", racconta Biacchessi. "Gli uomini della Brigata Nera, i cosiddetti 'Mai Morti', chiudono ogni possibile via di fuga agli abitanti di Vinca e insieme alla truppa tedesca devastano e incendiano le case. Gli effetti sono micidiali. Ercolina Papa viene impalata, nuda; Alferina Marchi, incinta di sei mesi, sventrata; la bambina Nunziatina Battaglia viene lanciata in aria dai nazifascisti e colpita come si fa nel tiro al piattello; due anziani, Paris Matei e Silvio Boni, vengono bruciati dentro le loro abitazioni date alle fiamme... Tutto ciò mentre un soldato suona tranquillo il suo organetto e gli altri camerati cantano a squarciagola 'Lili Marlene'".

I sopravvissuti ricorderanno per sempre la ferocia dei tedeschi, ma anche gli scambi verbali dei loro collaboratori italiani: "Ammazzateli tutti, piccoli e grandi. Giovanni, sta' attento, ammazzali quanti ne vedi... Quelli che trovate fucilateli tutti. Carlo, c'è una donna che non vuol morire. Tirale una bomba e non risparmiare nessuno. Finalmente le abbiamo trovate, vieni qua, non le uccidete dentro i buchi, sennò possono restar ferite o vive, tiratele fuori e mitragliatele".

Rispetto a questo passato, la destra di governo è più bipolare che mai: va in Israele per far dimenticare gli scheletri nell'armadio e in Italia li rispolvera per rendergli omaggio. Vediamo così La Russa che si commuove con la kippa allo Yad Vashem rifiutando però di rinnegare Mussolini e Francesco Giubilei, il nuovo Giambruno, che con l'elmetto fra le rovine di Kfar Aza ci racconta, un mese dopo, di sentire "l'odore del sangue".

Sono gli stessi che, tornati in Italia e gettata la kippa, accettano che i loro camerati dedichino strade e piazze ai maggiordomi dei nazisti: da Almirante ad Arnaldo Mussolini.

"Eccidi nazifascisti, i fascicoli dell'armadio della vergogna", spiega perché non ci sia mai stata una Norimberga italiana e per quali pressioni politiche italiane e internazionali, i responsabili italiani e tedeschi di quelle stragi che insanguinarono l'Italia di Salò, siano sfuggiti alla giustizia.

Lo fa a partire dal lavoro del giornalista dell'Espresso che aprì per primo l'armadio della vergogna: Franco Giustolisi. Egli scrisse: "All'inizio i magistrati militari sono stati costretti a subire le fortissime pressioni del potere politico: fu il governo De Gasperi a ordinare l'occultamento dei 695 fascicoli sulle stragi, 415 dei quali indicavano nomi e cognomi degli assassini nazisti e fascisti. Dopo, l'aria è cambiata, e ai magistrati deve oggi andare la nostra massima riconoscenza per aver ricostruito quelle carte e allestito processi ineccepibili. E per essersi rivolti a Germania e Austria affinché le condanne fossero eseguite e gli assassini posti agli arresti domiciliari. Purtroppo, la risposta è stata picche".

"Stiamo parlando della più sconvolgente tragedia italiana, di decine di migliaia di uomini, donne e bambini trucidati dai nazisti perché avevano aiutato la Resistenza o per impedire che lo facessero. Eppure, per loro governi, autorità, partiti non hanno fatto nulla".

In un paese che si appresta a consegnare i "pieni poteri" a un partito che non ha mai rotto i cordoni ombelicali col fascismo, il libro di Biacchessi è più attuale che mai. Verrà presentato sabato 11 novembre a Finale Ligure alle 18 in Via Reclusorio 2, dopo la proiezione di "Pietre Parlanti, sei storie di donne della Resistenza Savonese", un docufilm prodotto da ISREC di Savona e Fondazione De Mari, che racconta il sacrificio delle donne che si opposero agli uomini delle camere a gas e ai loro alleati in camicia nera.

"A Roma sono passate da poco le quattro del pomeriggio quando Ignazio La Russa volta le spalle al Muro del Pianto e condivide le sue emozioni per la visita a Gerusalemme. La visita è finita, ma la domanda indesiderata arriva. 'Presidente, qui nel 2003 Gianfranco Fini definì il fascismo "male assoluto", lei condivide quelle parole?' La Russa sembra spiazzato, di certo non ha voglia di rispondere: 'Ho finito di fare dichiarazioni, non siamo in Italia che uno mi insegue col microfono'." (Monica Guerzoni, "La Russa a Gerusalemme: 'Il fascismo è il male assoluto? Ho finito di fare dichiarazioni'", Corriere della Sera, 6 marzo 2023).

Incontro-dibattito con il giornalista Daniele Biacchessi autore del libro: ECCIDI NAZIFASCISTI L'ARMADIO DELLA VERGOGNA. Durante l'incontro verrà proiettato il docufilm "Pietre Parlanti - 6 storie di donne della Resistenza Savonese". Modera Nimmo Lombezzi. Appuntamento Sabato 11 novembre, alle ore 18, nella Sala Biblioteca del Complesso Monumentale di Santa Caterina a Finale Ligure. 

Mimmo Lombezzi