“Molti Presidenti di Regione, al di là del colore politico, nelle settimane scorse si sono dichiarati contrari alla realizzazione dei CPR (Centri di Permanenza e Rimpatrio) sul proprio territorio. Tranne il Presidente Toti il quale ha manifestato la disponibilità al Governo per l’individuazione di un centro in Liguria. Ma mentre Toti dà la disponibilità, il suo assessore all’Urbanistica Marco Scajola, interpellato sui sopralluoghi avvenuti in alcune caserme dice di non saperne nulla e che comunque non condivide la localizzazione".
A dirlo sono il segretario del Partito Democratico Ligure Davide Natale e il consigliere regionale Roberto Arboscello a seguito anche del sopralluogo del Ministero nell'ex caserma Piave ad Albenga, una delle ipotesi per il posizionamento del Cpr in Liguria.
"L’ennesimo cortocircuito con cui Toti deve fare i conti, dove il presidente, pur di assecondare il governo, accetterebbe qualsiasi servitù, ma non trova d’accordo neanche i suoi stessi assessori, che si dicono all’oscuro. Da Bonaccini a Zaia, da De Luca al vice-presidente della regione Marche Saltamartini (anche lui Lega) tutti a dire a gran voce che questa è una misura inutile perché si parla di rimpatri quando si sa bene che il rimpatrio può avvenire solo a seguito di accordi bilaterali ad oggi siglati con pochi Stati e perché non si può rispondere ad un tema complesso con misure demagogiche e cariche di inutile propaganda - proseguono i due esponenti dem - In Liguria sembra che la localizzazione dei CPR sia prevista nel ponente della regione (il centro con più possibilità di scelta pare sia Albenga) e tutto ciò incurante delle prese di posizione che le diverse amministrazioni comunali hanno assunto all’unanimità. Il Governo nazionale e quello regionale che si dichiarano federalisti e favorevoli all’autonomia sono l’esperienza politica più centralista di sempre. Ogni cosa sta accadendo nella più completa e assoluta mancanza di discussione e confronto con i territori e non ascoltando le proposte che dai rappresentanti delle istituzioni locali emergono, tutti sono d’accordo su due aspetti: accoglienza diffusa degli immigrati e discussione collegiale con i Paesi europei per superare alcune parti del cosiddetto accordo di Dublino”.
“Non è la prima volta che Toti azzera il confronto tra chi decide e chi subisce le decisioni però è una pratica diventata insopportabile oltre che inaccettabile. Per questo chiediamo che vengano superati i Cpr e che ogni scelta sia il frutto di confronto con le amministrazioni locali proprio come a più voci richiesto all’ultima assemblea nazionale dell’ANCI” concludono Natale e Arboscello.