Sanità - 26 ottobre 2023, 12:34

Bilancio Asl 2, Cgil: "Votare a favore significa non avere contezza della drammatica situazione in cui versa la sanità savonese"

"Mancano oltre 200 operatori. La popolazione per curarsi è costretta ad andare fuori Regione"

"L’ultimo bilancio dell’Asl 2 testimonia la situazione drammatica in sanità nella Provincia di Savona dove continuano ad essere svuotati gli ospedali e dove le liste d’attesa e il tema dell’emergenza è arrivato al punto di non ritorno. In Italia nel 2022 sono circa 4 milioni le persone che hanno rinunciato alle cure per difficoltà economiche con differenze tra cittadini e territori, divari che sarebbero accentuati se passasse il disegno di legge del Governo sull’Autonomia differenziata". 

Ad affermarlo è la Cgil Savona che aggiunge: "La legge di bilancio del Governo ha colpevolmente dimenticato queste criticità e quelle del personale, vero baluardo al dilagare del covid e le politiche socio sanitarie della Regione Liguria non aiutano anzi, non rispondono alle necessità di chi abita il savonese". 

In Asl 2 nel comparto mancano oltre 200 operatori. In questo contesto, in cui si trasformano due veri ospedali in ospedali di Comunità, Albenga che tra l’altro è la struttura più moderna di tutta la Liguria e di Cairo Montenotte che “serve” una popolazione di oltre 40 mila cittadini in un’area interna difficilmente raggiungibile soprattutto nella stagione invernale per mancanza di infrastrutture, ci chiediamo come si possa votare a favore del bilancio di Asl 2. Votare a favore significa non avere contezza della drammatica situazione in cui versa la sanità nel nostro territorio, significa girarsi dall’altra parte rispetto a ciò che accade alla popolazione che per curarsi è costretta ad andare fuori Regione oppure continuare a disseminare il territorio di centri medici privati". 

"La sanità deve restare pubblica ed è necessario non arrendersi alle politiche scellerate della Regione Liguria e pretendere politicamente risposte sui vari temi che stanno mettendo seriamente in difficoltà migliaia di cittadini". 

La Cgil ha lanciato da tempo una piattaforma in dieci punti per salvare il Servizio sanitario pubblico e per difendere il diritto alla salute delle persone: "Un vero e proprio decalogo che trae origine e forza da un’analisi approfondita e dettagliata dei dati elaborata dall’Area Stato sociale e diritti della Cgil nazionale, attraverso la fotografia fatta dall’Istat, dall’Inps, dal Ministero della Salute, dalla Corte dei Conti e dagli istituti di statistica europei. E la fotografia scattata è sconcertante e preoccupante". 

"Nel 2023 la spesa è aumentata da 131 miliardi a 135 miliardi, nel 2024 con i soli 3 miliardi di euro messi in più in manovra – che consentono al Governo e a qualche Consigliere Regionale Ligure in questi giorni di sostenere di aver aumentato la spesa sanitaria – in realtà tenendo conto dell’inflazione, il potere d’acquisto di tale spesa è sceso di circa il 3% nel 2023 ed è previsto scendere di oltre il 1,5 % nel 2024 – quindi con un taglio complessivo che supera il 4%. Il rapporto tra PIL e spesa tornerà nel 2024 al 6,4% il livello più basso raggiunto solo nel 2007 e nel 2014. Il taglio c’è ed è rilevante. Poi c’è il tema delle risorse per le lavoratrici e i lavoratori, per il cosiddetto tur-over; quasi 40 mila camici bianchi – medici, infermieri, tecnici, medici di famiglia, medici ospedalieri, guardie mediche – che da qui ai prossimi due anni lasceranno per pensionamento, un esodo che rischia di mettere definitivamente in ginocchio la sanità pubblica", proseguono dal sindacato. 

"La salute pubblica dell’Italia rischia grosso. Non solo nessuna risorsa aggiuntiva per quest’anno, ma dal 2023 c’è una vera e propria riduzione del Fondo sanitario nazionale. I numeri parlano chiaro: nel 2022, vista la grande differenza tra le risorse assegnate dallo Stato alle Regioni per la copertura dei Lea e per l’assistenza sanitaria e quanto effettivamente è stato speso, la Corte dei Conti ha certificato un disavanzo di 1,5 miliardi e la non soddisfazione dei Lea con enormi differenze territoriali. E per il 2024 la Nadef destina alla sanità solo il 6,2% del Pil". 

"Ancora non sono state recuperate le prestazioni accumulatesi duranti i mesi della pandemia, ma a quelle si sono sommate quelle degli anni successivi. Il risultato è che non solo si fa fatica a curarsi ma la prevenzione, uno dei tre pilastri fondamentali della legge del 1978, strumento indispensabile per garantire salute, è impossibile da realizzarsi. Nel 2022 la quasi totalità delle Regioni non ha ancora recuperato le code accumulatesi durante la pandemia, né raggiunto i livelli di specialistica ambulatoriale del 2019: una condizione che contribuisce ad accrescere il peso della rinuncia a cure e prestazioni. A inizio 2022 risultano in attesa 630 mila ricoveri programmati, 14 milioni di prestazioni ambulatoriali e 3 milioni di prestazioni per screening".

"Se nel 2022 i cittadini e le cittadine hanno speso 42 miliardi per curarsi – 37 direttamente dalle loro tasche, 5 attraverso le polizze integrative -, se una parte dei servizi ospedalieri è esternalizzata e data in appalto a cooperative o personale a partita Iva o a gettone, se una quota crescente di prestazioni vengono erogate dal privato convenzionato, il gioco è fatto. È la privatizzazione della sanità, senza però che sia stata discussa e decisa democraticamente"

Ciò che lascia davvero sconcertati è che il diritto alla salute noi lo abbiamo in Costituzione, altri Paesi no, eppure, sempre secondo lo studio dell’Area Stato sociale e diritti della Cgil, "nel 2022 la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è stata pari a 2.208 euro, a fronte di 5.086 euro in Germania e 3.916 euro in Francia, Paesi nei quali negli ultimi 10 anni la spesa sanitaria pubblica pro capite, a parità di potere d’acquisto, è notevolmente cresciuta".

"Cosa servirebbe? Innanzitutto occorrono 5 miliardi in più per prossimi anni al Fondo sanitario nazionale. La premier Meloni proprio in queste ore afferma che non servono risorse ma occorre spendere meglio, i presidenti di Regioni, anche quelli del centro destra, affermano invece che le risorse aggiuntive servono eccome. E serve un piano straordinario di assunzioni per tutte le professioni sanitarie investendo sul personale; è necessario rilanciare a riadeguare la rete ospedaliera. Indispensabile è ridurre le liste di attesa e per farlo occorre costruire la sanità di territorio, riformare la medicina generale, potenziare l’assistenza domiciliare, potenziare i servizi di salute mentale e i dipartimenti per le dipendenze". 

"Ancora, occorre potenziare il sistema dei consultori pubblici; migliorare il sistema di residenzialità; fermare i processi di esternalizzazione e privatizzazione eliminando, tra l’altro, il tetto di spesa per il personale. Bisogna riconoscere l’importanza della prevenzione e della promozione della salute; sostenere le persone non autosufficienti e promuovere politiche per la piena inclusione sociale delle persone con disabilità", concludono dalla Cgil Savona. 

Comunicato stampa