Il Comune di Quiliano dice no, in via ufficiale, al rigassificatore. Lo fa con una delibera di giunta alla quale è allegata la lettera al ministero dell’Ambiente Sicurezza Energetica che si occupa della Valutazione d'impatto ambientale (Via), nella quale sono illustrate tutte le criticità sollevate in relazione al progetto dalla perizia che il sindaco Isetta ha affidato allo studio Terra.
Molti i punti contro il pano che prevede l'installazione della Golar Tundra davanti alla costa di Vado e Savona, con un cavidotto che attraverserà il Comune di Quiliano e relativa una stazione di trattamento.
Tra le criticità sollevate dall'amministrazione Isetta, c'è il fatto che nel Sia non venga fornita alcuna descrizione di possibili alternative progettuali sia per quanto riguarda la scelta dell’ambito portuale sia per quanto riguarda la scelta di altri siti offshore, come non viene considerata alcuna soluzione alternativa all’ubicazione del tracciato del metanodotto nel tratto a terra che ricade all’interno del Comune di Quiliano.
Non ci sarebbe una valutazione degli impatti "cumulativi" cioè di altre opere sul territorio. "Una valutazione dell’impatto ambientale non può essere completa ed efficace se l’analisi si limita alla verifica degli effetti dovuti solamente al progetto proposto – scrive la giunta - e a quelli cumulativi con quattro opere specifiche non ancora realizzate, senza tenere conto né di quei progetti autorizzati da più di 5 anni, né di quelli esclusi dal procedimento di VIA, né di quelle opere già in esercizio operanti nelle aree limitrofe sulle opere di progetto". Un terzo punto riguarda la mancata considerazione dei cambiamenti climatici.
L'impianto Pde di filtraggio sarebbe a 100 metri dal torrente Quiliano "Considerando infatti una possibile esondazione del Torrente- si legge nelle osservazioni al ministero -, risulta ancora una volta essenziale uno studio atto a verificare ogni variabile potenzialmente in grado di causare l’insorgenza di problematiche idrogeologiche sull’area oggetto di intervento".
Sui numerosi impatti ambientali, oltre a rifarsi alle osservazioni di Arpal, viene evidenziata una serie di criticità anche nella rilevazione dei dati. Ad esempio per le immissioni in atmosfera: come periodo di confronto è stato preso il 2020, anno della pandemia "in cui la ripresa delle attività economiche non era ancora a pieno ritmo, pertanto non pienamente rappresentativo dell’esercizio di tutte le sorgenti emissive", oppure per le operazioni di trivellazione e le operazioni di collaudo idraulico "non viene quantificata l’entità dei prelievi previsti".
Altre problematiche sono relative alla vicinanza dell'impianto Pde con il deposito petrolifero Sarpom. Per l'aspeto sanitario, e i limiti di valori inquinanti presi dall'Oms, l'amministrazione Isetta spiega che "in un’area complessa, l’accettabilità degli indicatori di rischio ante- e post-operam ambientali (concentrazioni di inquinanti), sanitari (mortalità), indici tossicologici cancerogeni e non- cancerogeni, non dovrebbe essere stabilita solo sulla base di soglie prestabilite per legge o accordo ma dovrebbero essere discusse con i potenziali esposti".